Troppa complessità ci rende vulnerabili, vedi il blackout in Spagna: la soluzione è guardare alle meduse

Ho fatto parte della giuria di un festival del cinema. La mia proposta di premiazione, non condivisa da nessuno, cadde su The age of consequences, un film di Jared Scott, del 2016. Non è un film strappalacrime sull’elefantino malato, e neppure denuncia l’inquinamento da plastica. È una serie di interviste ai generali del Pentagono, che […] L'articolo Troppa complessità ci rende vulnerabili, vedi il blackout in Spagna: la soluzione è guardare alle meduse proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 4, 2025 - 09:50
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Troppa complessità ci rende vulnerabili, vedi il blackout in Spagna: la soluzione è guardare alle meduse

Ho fatto parte della giuria di un festival del cinema. La mia proposta di premiazione, non condivisa da nessuno, cadde su The age of consequences, un film di Jared Scott, del 2016. Non è un film strappalacrime sull’elefantino malato, e neppure denuncia l’inquinamento da plastica. È una serie di interviste ai generali del Pentagono, che dicono: il cambiamento globale causa sommovimenti geopolitici che mettono a rischio la sicurezza nazionale del paese (gli Usa) e non siamo certo noi (i generali) ad avere le armi per fargli fronte. Il mestiere dei generali è di riconoscere le possibilità di crisi strategiche e di farvi fronte con i mezzi a disposizione: aerei, missili, navi, droni e altro. Riconoscono che le loro armi sono spuntate, a fronte di certe minacce.

Lo capirono già l’11 settembre. Gli attacchi alle torri gemelle e al Pentagono furono realizzati da tre gruppi di dirottatori suicidi, e gli Usa furono colpiti al cuore. Che sarebbe successo se un aereo fosse stato lanciato su una centrale nucleare? Meglio non pensarci.

Ora la Spagna. Se manca l’energia elettrica in un intero paese per un banale incidente (così ci dicono) magari qualcuno potrebbe tentare di ricreare quelle condizioni. Senza elettricità si ferma tutto, e il paese diventa vulnerabile agli attacchi, anzi, è già sotto attacco. Pare che l’alta densità di impianti per la generazione di energie rinnovabili abbia molto attenuato la gravità della crisi, ma la disconnessione totale evidenzia che il sistema sia fortemente connesso. Anche le comunità energetiche sono comunque connesse alla rete nazionale. Questa esperienza potrebbe suggerire la costituzione di molti nuclei di produzione indipendenti, con accumuli autonomi, in modo da non avere la disconnessione totale in caso di un malfunzionamento. C’è ancora molto da fare.

Con il Covid-19 abbiamo visto che la globalizzazione delle produzioni ci ha reso vulnerabilissimi alle interruzioni degli approvvigionamenti. Dipendiamo da altri anche per cose semplici, come le mascherine. Per non parlare delle case farmaceutiche. Abbiamo impostato sistemi di produzione e consumo ad altissima interconnessione e complessità.

Passiamo alla zoologia, per un attimo. Le meduse, oggetto dei miei studi, sono gli animali più antichi, i loro resti fossili sono antecedenti a quelli di tutti gli altri animali attuali. Le meduse di più di 500 milioni di anni fa erano molto simili a quelle di oggi. Che significa? Se hanno superato centinaia di milioni di anni di selezione naturale senza cambiare significa che sono… perfette. I loro piani strutturali hanno superato le prove più estreme (cinque estinzioni di massa) e loro sono ancora sulla breccia. Quale è il segreto del loro successo? La semplicità. Altre linee evolutive hanno seguito altre strade e la complessità è aumentata. Noi siamo parte di questo esperimento della natura. Siamo complessissimi e sofisticatissimi. Quale è l’automobile più “evoluta”? Vengono in mente le varie marche di supercar, ovviamente. Ma, ripensandoci, quante auto vecchie di 60 anni continuano a circolare regolarmente in numeri significativi di esemplari? Solo una resiste: la 500. La 500 è come le meduse, e il suo segreto è proprio la semplicità. Più parti ci sono, in una macchina, più è facile che qualcuna si rompa. E se i sistemi sono fortemente interconnessi, basta poco e la macchina non va più.

Le tecnologie sono spesso “bioispirate”. Imitano conquiste evolutive, replicandole artificialmente. Il velcro è stato inventato così, e molto altro. Invece di copiare singoli apici evolutivi, potremmo cercare di copiare i principi su cui si basa il loro successo, e mi sento di dire che la semplicità sia il principio più pregnante. E anche il più difficile da ottenere, mantenendo un’alta efficienza. Come sanno i poveretti che cercano di semplificare i nostri sistemi normativi, sofferenti di complessità che li rendono poco efficienti. E si risolvono problemi creandone altri. Un po’ come i farmaci che ti fanno passare il mal di testa ma ti fanno venire l’ulcera.

Qui non si tratta di pensare di ritornare, noi umani, al piano strutturale delle meduse, ovviamente. Ma di adottare la strategia delle meduse (la semplicità) per affrontare i problemi che tendono a mettere in crisi i sistemi che, fino ad ora, hanno garantito il nostro benessere, ma che non è detto che continuino a funzionare. L’evoluzione affronta i problemi man mano che si presentano, ma noi abbiamo la possibilità di prevederli e di correre ai ripari, evolvendo non da un punto di vista biologico ma da un punto di vista tecnologico.

Oggi ci vogliamo difendere dalle possibili minacce nemiche costruendo armi. Siamo sicuri che sia la strada giusta? Se fossi un nostro nemico userei altre armi, colpendo le nostre debolezze sistemiche. I generali del Pentagono avvertono che le armi convenzionali non sono efficaci contro il cambiamento climatico e, alla lista, possiamo aggiungere il collasso delle comunicazioni e delle forniture di energia. Siamo molto vulnerabili e abbiamo creato un corpo tecnologico troppo complesso. Quando tutto funziona è una meraviglia, ma basta che se ne rompa una componente, anche piccola, e la funzione non è più garantita. Chi potrebbe volerci colpire potrebbe sapere dove i colpi sono più efficaci e letali. Dove lanceremmo i nostri missili per difenderci?

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