Tregua Usa-Cina: la reazione dei mercati smentisce gli speculatori
I mercati sono stati colti di sorpresa dai progressi nei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina, e molti speculatori si ritrovano ora mal posizionati. Asset come il VIX, Bitcoin e le valute emergenti si sono mossi in direzioni opposte alle loro scommesse, provocando forti perdite. Nonostante l’euforia del momento, le tariffe Usa restano elevate e la dipendenza globale dal mercato americano si sta riducendo.

I negoziati tra Stati Uniti e Cina svoltisi in Svizzera durante il fine settimana hanno superato le aspettative, scatenando reazioni immediate sui mercati e lasciando molti speculatori esposti nella direzione sbagliata.
I dati del Commitment of Traders Report (aggiornati a martedì scorso) mostrano come gli operatori avessero scommesso su scenari più negativi. Il VIX, indicatore della volatilità, ha toccato il 100° percentile nella posizione netta long rispetto agli ultimi cinque anni, segnalando una fiducia estrema nella crescita dell’instabilità. Ma dopo la notizia dei progressi, l’indice è crollato, sorprendendo chi si era preparato al peggio.
Il contraccolpo non ha risparmiato nemmeno le valute e le materie prime: lo yen giapponese e il peso messicano si sono deprezzati, così come i metalli preziosi come il platino. Contemporaneamente, i rendimenti dei titoli obbligazionari a lungo termine sono aumentati, penalizzando ulteriormente chi aveva puntato su mosse più conservative.
In modo simile, speculatori che avevano aumentato l’esposizione sugli indici come il Nikkei giapponese sono apparsi più lungimiranti, ma rappresentano una minoranza rispetto al mercato complessivo.
Gli errori di posizionamento non si sono limitati ai mercati tradizionali. Chi aveva ridotto le posizioni long o aumentato quelle short su asset come Bitcoin, titoli midcap statunitensi e il DXY (indice del dollaro) ha subito perdite rapide. Solo un ridimensionamento delle posizioni lunghe sull’oro e sul rand sudafricano ha offerto un piccolo sollievo, ma il quadro generale rimane delicato.
Nonostante il clima di entusiasmo che si è diffuso dopo i negoziati, restano nodi irrisolti. Il livello medio delle tariffe Usa rimane il più alto dagli anni Quaranta, e le strategie degli esportatori esteri puntano sempre più a ridurre la dipendenza dal mercato americano.
In questo scenario, gli speculatori devono affrontare il classico dilemma: resistere nella speranza che il mercato torni dalla loro parte oppure accettare le perdite. Con l’instabilità globale ancora ben presente, credere che le recenti tensioni siano solo un incidente di percorso potrebbe rivelarsi una scommessa rischiosa.