Tra pochi giorni l’impatto dei dazi negli Usa, scaffali sguarniti e prezzi in rialzo. “Situazione simile a quella del Covid”
Sinora dei dazi e dei loro effetti si è soprattutto molto parlato. Nei prossimi giorni dalle parole si passerà ai fatti ed i consumatori statunitensi toccheranno con mano (e con il portafoglio) le prime conseguenze. Le tariffe sulle importazioni dall’Europa sono momentaneamente congelate, quelle, fino al 145%,applicate ai prodotti cinesi sono invece in vigore dallo […] L'articolo Tra pochi giorni l’impatto dei dazi negli Usa, scaffali sguarniti e prezzi in rialzo. “Situazione simile a quella del Covid” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Sinora dei dazi e dei loro effetti si è soprattutto molto parlato. Nei prossimi giorni dalle parole si passerà ai fatti ed i consumatori statunitensi toccheranno con mano (e con il portafoglio) le prime conseguenze. Le tariffe sulle importazioni dall’Europa sono momentaneamente congelate, quelle, fino al 145%,applicate ai prodotti cinesi sono invece in vigore dallo scorso 10 aprile. E si calcola che da quella data le spedizioni via nave dalla Cina siano diminuite fino al 60%.
Le merci che viaggiano via mare ci mettono però almeno una trentina di giorni per arrivare nei porti statunitensi. Quindi, tutte quelle partite prima del 10 aprile, sono ancora in viaggio e tra qualche giorno attraccheranno nei vari scali Usa, consegnando le merci made in China più o meno come prima. Dal 10 maggio in poi, le cose inizieranno a cambiare, poiché gli arrivi cominceranno a diradarsi. Ciò avrà una ricaduta su tutto il comparto della logistica, rallentandone l’attività e, poco alla volta sui rifornimenti di componentistica alle aziende e di prodotti di consumo a negozi e supermercati.
Grandi catene statunitensi come Walmart o Target hanno dichiarato che è possibile che i loro clienti si troveranno di fronte a scaffali sguarniti e prezzi più alti. Torsten Slok , capo economista di Apollo Management, riporta l’agenzia Bloomberg, ha lanciato l’allarme per l’imminente insorgenza di carenze “simili a quelle riscontrate durante il Covid” e di significativi licenziamenti in settori che spaziano dall’autotrasporto alla logistica e al commercio al dettaglio. Ups ha annunciato martedì il taglio di 20mila posti di lavoro e la chiusura di 73 siti, allo scopo di ridurre i costi in un’economia incerta e per prepararsi a un potenziale ritiro dal suo più grande cliente, Amazon. Ups è la prima grande azienda statunitense a rispondere in modo così duro al rallentamento degli scambi innescato dalla guerra dei dazi.
“Siamo paralizzati”, ha detto Jay Foreman, amministratore delegato del produttore di giocattoli Basic Fun, in Florida, che rifornisce colossi come Amazon e Walmart. Ha definito i dazi un “embargo di fatto” e ha affermato che i clienti sinora hanno solo sospeso gli ordini ma potrebbero annullarli se i dazi cinesi rimangono a questo livello. “Ancora un paio di settimane, poi inizieremo davvero a farci male. Siamo in una fase in cui i danni sono ancora gestibili, ma ogni settimana il livello dei danni aumenterà”, ha infine osservato.
I dazi sono arrivati in un momento critico per il settore della vendita al dettaglio. Marzo e aprile sono mesi in cui i fornitori iniziano ad aumentare le scorte per la seconda metà dell’anno, al fine di essere pronti per lo shopping del ritorno a scuola e per quello del periodo natalizio. I primi prodotti natalizi dovrebbero iniziare arrivare negli Stati Uniti tra circa due settimane. Una drastica riduzione dell’offerta avrebbe, inevitabilmente, l’effetto di far salire i prezzi di prodotti disponibili in minore quantità per una domanda che rimane, più o meno, uguale (almeno inizialmente). Pertanto, diverse previsioni sull’inflazione iniziano ad essere rialzate.
L’Organizzazione mondiale del commercio teme che gli scambi tra Washington e Pechino possano ridursi fino all’80%. Naturalmente un sistema economico ha dei margini per adeguarsi alla nuova condizione. Le forniture dalla Cina possono essere, in parte, compensate da quelle da altri paesi. Hapag-Lloyd , quinta compagnia di trasporto container al mondo, ha dichiarato di aver registrato cancellazioni di circa il 30% delle prenotazioni dalla Cina agli Stati Uniti. Tuttavia, il volume d’affari è in netto aumento per gli esportatori di Cambogia, Thailandia e Vietnam.
Alcuni beni che prima venivano importati, inizieranno ad essere prodotti all’interno dei confini nazionali, in fondo è questo uno degli obiettivi che si ripropone di raggiungere la Casa Bianca con queste politiche commerciali. Inoltre, qualora le due potenze economiche trovassero un’intesa, le barriere commerciali potrebbero abbassarsi e gli scambi riprendere. Il problema è che questo non accade dall’oggi al domani, così come l’introduzione dei dazi richiede un certo intervallo di tempo per causare contraccolpi tangibili, lo stesso vale per la loro rimozione. Parte del danno è già fatto e gli Stati Uniti sono probabilmente più dipendenti dalla Cina di quanto non credano. Lo scopriranno tra due settimane.
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