Togliere la guerra dalla mente dei bambini palestinesi: serve un centro per curare i traumi psichici. Parliamone
In Palestina, quasi un bambino su due (40%) soffre di disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Non dorme. Scatta a ogni rumore. Disegna morte. Alcuni smettono di parlare. Guardano nel vuoto. La guerra lascia ferite che non si vedono. E che non si rimarginano da sole. Colpisce qualche volta il corpo. Sempre la mente. E più […] L'articolo Togliere la guerra dalla mente dei bambini palestinesi: serve un centro per curare i traumi psichici. Parliamone proviene da Il Fatto Quotidiano.

In Palestina, quasi un bambino su due (40%) soffre di disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Non dorme. Scatta a ogni rumore. Disegna morte. Alcuni smettono di parlare. Guardano nel vuoto.
La guerra lascia ferite che non si vedono. E che non si rimarginano da sole. Colpisce qualche volta il corpo. Sempre la mente. E più sei piccolo più queste ferite hanno effetti di lunga durata: disturbi del sonno, dell’umore, del comportamento, regressioni improvvise, silenzi assoluti. Si parla di “sindrome palestinese” e di CTSD – Continuous Traumatic Stress Disorder: una condizione in cui l’esperienza traumatica non si interrompe mai. Non c’è tregua. Il pericolo è quotidiano. E il corpo resta intrappolato in una reazione di allarme continua.
Il problema è noto, ma ignorato.
In Palestina ci sono 250 psicologi per oltre 5,5 milioni di abitanti: uno ogni 22.232 persone.
Metà della popolazione ha meno di 18 anni. Significa, in pratica, un solo psicologo per 11.000 bambini. Di cui almeno 4.400 con sintomi compatibili con un trauma psicologico. E spesso quel singolo psicologo non è nemmeno specializzato nell’infanzia.
In qualsiasi altro luogo del mondo, sarebbe considerata una catastrofe sanitaria. In Palestina è la normalità.
Per questo Soleterre, da anni presente nei contesti più fragili e violenti del mondo, ha deciso di costruire a Betlemme il primo centro per la cura del trauma psicologico infantile in Palestina. Sorgerà accanto all’unico ospedale pubblico rimasto in Palestina per la cura del cancro infantile e delle patologie croniche pediatriche. Una struttura di 18 posti letto, che ogni anno riesce a curare circa 500 bambini, spesso provenienti da villaggi lontani.
Il nuovo centro sarà uno spazio di accoglienza, terapia e cura. Un luogo dove i bambini possano ricevere supporto psicologico. Ma sarà anche un punto di riferimento per le loro famiglie, e per gli stessi operatori sanitari che ogni giorno lavorano in prima linea, assorbendo un carico emotivo devastante. Curare bambini traumatizzati, malati, orfani, significa esporsi quotidianamente alla sofferenza altrui. E senza un sostegno adeguato, anche chi cura può ammalarsi. Trauma vicario.
La necessità è urgente. Gaza oggi è l’epicentro della distruzione, ma anche in Cisgiordania la violenza è quotidiana e sistemica: incursioni notturne, demolizioni di case, arresti arbitrari, umiliazioni. La guerra qui è più silenziosa, ma non meno spietata. Per questo si parla sempre più spesso di un trauma senza fine. Continuo.
Ricevere cura per queste ferite della mente non è un privilegio. È un diritto. È anche un modo per togliere la guerra dalla mente dei bambini. Perché curare un trauma oggi significa anche interrompere il ciclo della violenza domani.
Soleterre ha scelto di esserci. E ora ha bisogno di tutti per portare avanti questo progetto. Per sostenere la realizzazione del Children Center di Betlemme e garantire assistenza psicologica ai bambini, alle famiglie e al personale sanitario, è possibile contribuire su:
www.soleterre.org/childrencenter
Fonti: Palestinian Health Report – Ministero della Salute Palestinese; WHO – World Health Organization; UNICEF; Fondazione Soleterre.
La guerra in Palestina fa male anche a distanza. Da marzo ho aperto una terapia di gruppo aperta e gratuita. La prossima settimana sarò in Palestina e la faremo con me e alcuni colleghi palestinesi collegati. Trovare info nella Rubrica Parliamone.
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