The White Lotus 3 Recensione: nel buio fitto delle tenebre umane

Dopo aver convinto tanto la critica quanto il pubblico e aver fatto incetta di premi, la serie divenuta di culto diretta da Mike White intitolata The White Lotus (il titolo rimanda al nome di una catena di alberghi super-esclusivi dislocati nelle mete più ambite ed esotiche del mondo), prodotta dalla sempre vincente e oculata HBO, […] L'articolo The White Lotus 3 Recensione: nel buio fitto delle tenebre umane proviene da Vgmag.it.

Mar 29, 2025 - 17:54
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The White Lotus 3 Recensione: nel buio fitto delle tenebre umane
The White Lotus

Dopo aver convinto tanto la critica quanto il pubblico e aver fatto incetta di premi, la serie divenuta di culto diretta da Mike White intitolata The White Lotus (il titolo rimanda al nome di una catena di alberghi super-esclusivi dislocati nelle mete più ambite ed esotiche del mondo), prodotta dalla sempre vincente e oculata HBO, è giunta dunque alla sua terza e attesissima stagione. Altri otto episodi (disponibili su Sky e Now) di puro delirio umano, tra benessere e inquietudine, efficace e ben dosata satira al servizio di un racconto ostinatamente in bilico tra aspirazioni zen e una realtà fatta di inadeguatezza imperante, invidie malcelate, e orrori nemmeno troppo remoti, ancora una volta sulla falsa riga di una critica feroce al capitalismo imperante dei nostri giorni.

The White Lotus
La prima parte del cast protagonista di The White Lotus.

Le prime due, caustiche stagioni  

L’idea su cui poggia The White Lotus, e che ha garantito alla serie un inaspettato successo fin qui, sta nel crudele confronto/scontro tra la ricchezza dei suoi tanti protagonisti e la povertà delle loro condotte, della loro integrità morale, e (anche) della loro (sempre solo apparente) felicità. Egocentrismo, volatilità, dipendenze da farmaci alcool o droghe, devianze mentali di vario genere, e ricche dosi di sesso più o meno occasionale. Il tutto subordinato al legame morboso e ossessivo con l’unico Dio che loro conoscono e a cui rispondono, ovvero il denaro, sono infatti gli ingredienti chiave di questa fortunata serie che decostruisce e smantella, stagione dopo stagione, gli emblemi del capitalismo “bianco” occidentale dei nostri tempi.

E se nella prima stagione hawaiana le vicende si dipanano attorno allo scontro feroce, in un crescendo di eventi a dir poco lisergico, tra un giovane e borioso cliente e il “vizioso” responsabile dell’hotel che lo ospita, così come nel rapporto controverso tra una ricca ereditiera (Jennifer Coolidge nei panni dell’eccentrica Tanya McQuoid), e la sua Belinda “donna del benessere”, passando per il conflitto ideologico di una manciata di personaggi con tanti (troppi) scheletri nell’armadio, nella seconda stagione gli eventi si spostano nella nostrana Sicilia (nel cast oltre a Theo James, Leo Woodall, e F. Murray Abraham anche Sabrina Impacciatore nei panni di una sfuggente responsabile di struttura).

E, in questa stagione numero due di The White Lotus, sarà proprio la peculiare isola italiana con il suo mare cristallino e il suo legame endemico con il “malaffare” a ospitare una nuova macabra carrellata di ricche insoddisfazioni, pulsioni represse e verità nascoste, sempre trainate dal filo narrativo di uno status-quo che barcolla sotto il peso dei propri demoni. La ricca ereditiera (transitata dalla stagione uno e qui fresca di matrimonio) è ora alle prese con una comitiva bizzarra e alquanto subdola, mentre due facoltose coppie si confrontano attraverso carenze, e lugubri distanze, del loro relazionarsi. Tra infedeltà, fragilità, e quell’aria sempre densa, carica di sospetto e trasgressione (coadiuvata anche da una suggestiva trama sonora già diventata di culto), anche questa seconda stagione si rivela infine capace di intrattenere lo spettatore grazie alle personalità eccentriche e alle trame machiavelliche che la compongono.

The White Lotus
La seconda parte del cast protagonista.

La terza stagione – Nella bellissima e misteriosa Thailandia

In questo terzo capitolo, ambientato nella bellissima terra thailandese, la regia sfrutta al meglio l’occhio estetico per fotografare dettagli delle bellezze incontaminate delle spiagge paradisiache di Koh Samui e Phuket e del mistero avvolgente di Bangkok, da contrapporre poi all’orrore delle vite che si aggirano in quella dimensione così bucolica, deteriorandola con il loro inossidabile carico di stra-vizi. I facoltosi viaggiatori verranno accolti stavolta nel White Lotus thailandese, luogo contemplativo e immerso in una natura vergine in cui sfileranno l’ennesima carrellata di personaggi e vicende dark disseminati lungo la macabra parabola che ha caratterizzato la famosa serie dalla prima stagione fino a oggi.

Perché è evidente che la carta vincente di quest’opera risiede in primis nella volontà, e non scontata capacità, di smascherare e decostruire la ricchezza (bianca e occidentale come indica il White del titolo) delle apparenze, trasfigurandola in quel suo senso mortifero fatto non tanto di usi e costumi (quelli che invece appartengono alle popolazioni indigene con cui di volta in volta i villeggianti si confrontano), ma di vizi e abusi che sono all’ordine del giorno nella girandola di vite bianche, a dir poco inquiete e inquietanti, che la serie ci presenta. The White Lotus

E anche questa terza stagione (esattamente come le due precedenti) si apre con un decesso. Mentre lungo il filo narrativo delle sette puntate che seguono, si tessono le fila delle vicende che hanno portato a questa ennesima morte. Anche qui non mancano vizi e stravizi della upper class sempre meno felice e meno “bene”, dove all’uso dissennato del denaro si sovrappone anche la totale mancanza di ideali ed etica, nonché la totale assenza di interesse per il mondo circostante, e dove vige il diktat assoluto del “mors tua vita mea”. Una famiglia che vive nell’extra-lusso, di cui padre e figlio (Patrick Schwarzenegger, figlio del celebre attore) prestigiosi finanzieri, dovrà fare i conti con le origini dubbie della propria sbandierata ricchezza, un trio di quarantenni si confronta nell’ambiguità di un’amicizia dai molti lati oscuri, se non perversi, mentre una serie di misteri (e armi) si affastellano attorno alla falsa tranquillità dell’esclusivo resort, nei meandri del quale c’è forse più di un crimine da risolvere.


Ancora una volta molto a fuoco nel suo obiettivo di smascherare la supremazia della “White culture”, la terza stagione di The White Lotus (sempre diretta dall’abile mano di Mike White – la parola “white” abbonda in questa serie!) promette di essere un altro successo. Ambientata nell’ennesima location esclusiva, esotica, e fortemente spirituale (agli ospiti verrà chiesto di lasciare i cellulari per godere al meglio del valore ritemprante del luogo), The White Lotus stagione 3 si rivela ancora una volta insidiosa, feroce e macabra al punto giusto. Quasi nulla e nessuno si salva in questa narrazione dissacrante dove l’uomo bianco ricco assume varie declinazioni e tutte – indistintamente – terribili, mentre la sua voglia di evasione e divertimento assumono sfumature sempre più dark e inquietanti. Il tutto, scandito all’interno di un racconto a tinte gialle capace di trascinare lo spettatore in una realtà debosciata e respingente che ci parla da vicino dei nostri (tanti) privilegi e della nostra sostanziale incapacità di goderne: in armonia con il mondo circostante e “alla luce del sole”.


 

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