Terremoto ai Campi Flegrei. Crolli, danni e crisi di panico: "Qui ormai si vive nella paura"
Il ministro Musumeci: "Ho firmato lo stato di mobilitazione per garantire assistenza rapida". Allestito ricovero nell’ex base Nato. Bianco (Ingv): "Non c’è il rischio di un’eruzione del Vesuvio a breve".

"Ho firmato un decreto di mobilitazione generale per i Campi Flegrei". La dichiarazione del ministro per la protezione civile Nello Musumeci e la solidarietà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella segnano una giornata che nei Campi Flegrei sarà ricordata a lungo. All’1.25 della notte fra mercoledì e giovedì una scossa di magnitudo 4.4, la più intensa degli ultimi quarant’anni, lascia un segno profondo non solo sugli edifici, ma anche sull’animo della popolazione. Musumeci, annunciando la firma del decreto per lo stato di mobilitazione generale, sottolinea l’urgenza di un intervento coordinato e rapido: "L’obiettivo è concorrere a fornire, in caso di necessità, l’assistenza ed il soccorso alle popolazioni interessate. I cittadini però devono sapere a che rischi sono esposti in questo territorio". Poi, la telefonata di Mattarella al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, rappresenta non solo un gesto simbolico di vicinanza istituzionale: la paura della gente non può essere ignorata.
Una notte drammatica e poi una giornata scandita da vero e proprio terrore con uno sciame sismico che colpisce i cittadini terrorizzati di Pozzuoli, Bacoli e della parte occidentale di Napoli. Cento gli interventi dei vigili del fuoco, quattro i feriti, undici i ricoverati (molti per crisi di panico), scuole chiuse a Pozzuoli e nei quartieri napoletani di Bagnoli e Fuorigrotta, la sede Rai di viale Marconi aperta solo per il telegiornale regionale, chiusa una chiesa per danni alla torre campanaria. Un bollettino di guerra mentre si mettono in fila le dichiarazioni degli esperti che a fine giornata sembrano suonare come campane a morto. "Nelle ultime settimane si è triplicata la velocità di sollevamento del suolo, passando da 1 a 3 centimetri al mese", dice Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, "L’evento di stanotte (ieri, ndr) – aggiunge – è avvenuto tra La Pietra e Bagnoli, a 2,5 km di profondità".
"Per ora non abbiamo alcuna evidenza di un’eruzione imminente. Perché ci sia un’eruzione imminente è necessario che il magma arrivi in superficie", aggiunge Francesca Bianco, direttrice della sezione di Napoli dell’Osservatorio. Lo scetticismo è però palpabile, come la rabbia. Molti si chiedono: dove andare? Come mettersi in salvo se la terra trema ancora? Le scosse di assestamento rendono evidente che il fenomeno è tutt’altro che concluso. E mentre le autorità si affannano a garantire controlli strutturali e interventi di messa in sicurezza, c’è chi già medita di lasciare i Campi Flegrei per sempre, decidendo di non andare nell’ex Base Nato dove è stato allestito un centro di raccolta.
"Non ce la faccio più", confessa una donna di Pozzuoli, "non voglio vivere con questa paura costante". Sono in molti a pensarla così, soprattutto tra coloro che hanno vissuto il bradisismo degli anni ’80 e sanno che il sollevamento del suolo è solo l’inizio di un processo che potrebbe durare anni, forse decenni. Arriva una nota di Palazzo Chigi: la premier Giorgia Meloni monitora costantemente l’evolversi della situazione. Ma in tanti si aspettano ora passi decisivi. Servono lavori più rapidi per le vie di fuga, ancora impantanate tra gare, appalti e ricorsi. Soprattutto servono soldi per iniziare a proporre a chi è nelle aree più a rischio un’alternativa concreta: spostarsi e ridurre densità di popolazione in determinate aree.