Terremoti nei Campi Flegrei: il monitoraggio termico dallo spazio potrebbe evitare un disastro
Dati termici della Stazione Spaziale Internazionale nella zona flegrea per rilevare le variazioni di temperatura che precedono i terremoti più intensi. Su questo si basa il nuovo studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), pubblicato su Remote Sensing Letters, che ha descritto un metodo di analisi delle immagini termiche riprese dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS)....

Dati termici della Stazione Spaziale Internazionale nella zona flegrea per rilevare le variazioni di temperatura che precedono i terremoti più intensi.
Su questo si basa il nuovo studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), pubblicato su Remote Sensing Letters, che ha descritto un metodo di analisi delle immagini termiche riprese dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
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In particolare, la ricerca si concentra sui rilevamenti termici effettuati da uno strumento installato sulla Stazione Spaziale Internazionale, con l’obiettivo di migliorare il sistema di allerta per la popolazione, fornendo potenzialmente un margine di previsione per scosse sismiche intense.
Lo studio
Il principale risultato dello studio riguarda un fenomeno osservato nei giorni che precedevano i terremoti più forti registrati nell’area dei Campi Flegrei: l’aumento anomalo della temperatura a livello del suolo.
Un incremento termico che è stato giudicato significativo dagli scienziati, perché pare che le variazioni termiche rilevate non seguissero schemi naturali e si siano manifestate proprio prima dei forti terremoti che hanno colpito l’area. Sebbene l’analisi non abbia preso in considerazione l’ultimo evento sismico, quello registrato il 13 marzo 2025 con una magnitudo di 4.6 (la scossa più forte mai registrata nella zona), i dati raccolti forniscono indicazioni utili per la comprensione dei fenomeni geotermici legati all’attività vulcanica.
Il metodo
Il metodo sfrutta i dati collezionati dallo strumento ECOSTRESS, un sensore della NASA-JPL installato sulla ISS, che stima la temperatura superficiale con una risoluzione spaziale elevata di circa 70 m e passaggi frequenti sulla stessa area intorno ai tre giorni. Gli scienziati hanno generato due serie storiche di temperatura estratte dalle immagini termiche di due aree della Solfatara fra il 2021 e il 2024. La differenza di temperatura fra le due aree è stata analizzata con due metodi statistici distinti, consentendo di confrontare le anomalie rilevate con i principali eventi sismici registrati nella zona.
Abbiamo rilevato variazioni anomale di temperatura nella zona di emissione della Solfatara che hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità, con un anticipo che va da pochi giorni a poche settimane, spiega Alessandro Piscini, ricercatore dell’INGV e primo autore dell’articolo.
Il 17 maggio 2024, ad esempio, un aumento di temperatura di 5°C ha anticipato di tre giorni il sisma di magnitudo 4.4. Per l’evento di magnitudo 4.2 del 27 settembre 2023, l’aumento di temperatura riscontrato il 21 settembre ha superato i 7°C. Anche il secondo metodo statistico ha evidenziato anomalie di temperatura per questi due eventi apparse rispettivamente il 12 aprile 2024 e il 6 settembre 2023. Inoltre, il valore medio della differenza di temperatura è aumentato negli ultimi anni, coerentemente all’aumento degli altri segnali già osservati nella zona, come l’innalzamento del suolo (bradisismo) e l’emissione di anidride carbonica.
Secondo gli autori dello studio, dunque, il monitoraggio satellitare potrebbe offrire una nuova dimensione per il monitoraggio dei Campi Flegrei, integrandosi con gli attuali sistemi di allerta sismica e termica. La caldera, che da sempre rappresenta una delle aree più rischiose in Italia per la sua intensa attività vulcanica e sismica, potrebbe beneficiare di una sorveglianza più accurata, in grado di fornire avvisi anticipati sulle potenziali scosse più intense. Le osservazioni satellitari, infatti, consentirebbero di ottenere dati più precisi su variazioni termiche e deformazioni del suolo, elementi cruciali per comprendere meglio i comportamenti premonitori di eventi sismici.
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