L’innovazione energetica c’è, ma non basta. Servono finanziamenti alla ricerca
Già nel 2023 l’Iea stimava che il 35% della riduzione di emissioni necessaria a raggiungere lo zero netto nel 2050 si basa su tecnologie ancora in fase di sviluppo e non dimostrate su scala commerciale (Emissioni zero ed energia: le tecnologie ci sono, ma va spinta l’innovazione) Ad aprile 2025 l’Agenzia rilancia questa considerazione, non […] The post L’innovazione energetica c’è, ma non basta. Servono finanziamenti alla ricerca first appeared on QualEnergia.it.

Già nel 2023 l’Iea stimava che il 35% della riduzione di emissioni necessaria a raggiungere lo zero netto nel 2050 si basa su tecnologie ancora in fase di sviluppo e non dimostrate su scala commerciale (Emissioni zero ed energia: le tecnologie ci sono, ma va spinta l’innovazione)
Ad aprile 2025 l’Agenzia rilancia questa considerazione, non senza ansie, visto che il trend dei finanziamenti alla ricerca e sviluppo (R&I) non fa ben sperare e le priorità politiche su questi temi sono diventate labili.
È quanto si legge nel report “The state of energy innovation”, nel quale si sottolinea a titolo di esempio che solo negli Stati Uniti la spesa pubblica in R&S può generare ritorni economici per la società negli anni successivi 30 volte superiori ai costi.
Oggi, però, gravano “le incertezze sugli impegni politici per le politiche climatiche, da cui molte start-up dipendono”.
Lo stato dei finanziamenti sull’energia
Andando più nel dettaglio, i finanziamenti “venture capital” per le tecnologie energetiche sono aumentati di oltre sei volte dal 2015 al 2022, arrivando a 230 miliardi di dollari, e hanno sostenuto circa 1.800 start-up del settore.
“Se anche solo una frazione di queste aziende avesse successo, potrebbero avere un impatto significativo sui sistemi energetici globali entro il 2030”. Tuttavia, rimarca l’Iea, questa tendenza agli investimenti si è invertita nel 2023 e nel 2024, con i finanziamenti privati in calo di oltre il 20%.
Gli investimenti pubblici in R&S per l’ambito energetico, invece, negli ultimi anni sono aumentati (+50 mld $ nel 2024 sul 2023), ma oggi ammontano a poco più dello 0,04% del Pil nei paesi membri Iea, meno della metà di quanto registrato nei primi anni ’80, “nonostante le nuove sfide in materia di sicurezza energetica e clima”, sottolinea l’Agenzia.
“Le prime indicazioni di spesa nel 2024 negli Stati Uniti e in Canada suggeriscono una crescita annua più piatta, bilanciata da maggiori incrementi in Giappone e Norvegia”.
Quando si parla di venture capital, però, il trend realmente positivo lo mostra l’intelligenza artificiale, che ha raddoppiato la sua raccolta fondi nel 2024. Se da un lato questo può favorire “l’interfaccia tra energia e IA”, secondo l’Iea, dall’altro “c’è la possibilità che un’ondata di entusiasmo per l’IA possa allontanare i fondi dagli innovatori energetici”.
Tuttavia, “anche gli investimenti in fase iniziale nell‘accumulo di energia e nelle batterie rimangono robusti”.
Priorità tecnologiche e coinvolgimento dell’Italia
Guardando al prossimo futuro, il report identifica 18 ambiti tecnologici sfidanti da “monitorare e incoraggiare”. Tra questi si rilevano il primo edificio raffreddato con aria condizionata allo stato solido (Hong Kong University) e il primo volo privo di emissioni di carbonio da parte di Joby Aviation (Usa).
Ancora, “è stato segnalato un prototipo di batteria per veicoli elettrici allo stato solido – da parte di Samsung – che potrebbe consentire di caricare le auto in nove minuti” e il recupero di litio dalla salamoia geotermica (Fervo Energy, Usa).
A ciò si aggiungono alcune liste di “importanti progressi nella ricerca e nella prototipazione”, in si cita anche la batteria a CO2 full-scale sviluppata a Ottana (Nuoro) da Energy Dome, il Magaldi green thermal energy storage installato in provincia di Salerno.
L’Agenzia Apre chiede più finanziamenti europei in R&I
Di ricerca, sviluppo e innovazione ha parlato recentemente anche l’Agenzia italiana per la promozione della ricerca europea (Apre), rispondendo a una consultazione lanciata dalla Commissione Ue sui finanziamenti comunitari per la competitività (procedura che si chiuderà il 6 maggio).
Apre, in particolare, ritiene fondamentale che il prossimo “programma quadro per la R&I” sia “indipendente” e con una dotazione “significativamente aumentata rispetto al periodo precedente, con un budget vincolato di almeno 200 miliardi di euro. Questo deve essere in linea con la necessità di aumentare progressivamente la quota di finanziamento europeo nella spesa pubblica per la R&S, attualmente poco superiore al 10%” sul totale del bilancio Ue.
Inoltre, “l’obiettivo di competitività si estenda oltre la semplice ripresa della produttività industriale, puntando a migliorare la qualità e le prestazioni dell’intero sistema socio-economico. Dovrebbe affrontare le principali sfide sociali attraverso un approccio sistemico, transdisciplinare e partecipativo”.
- Report Iea (pdf)