Temu e Shein alzano i prezzi, i dazi colpiscono gli ordini low cost
La modifica introdotta da Trump è entrata in vigore alle 00:01 di venerdì 1° maggio. E ha già fatto aumentare i prezzi dei prodotti venduti su alcune piattaforme di e-commerce

Finisce l’era dei prezzi ultra-low cost su Temu e Shein. Negli Stati Uniti, molti consumatori si sono ritrovati a dover pagare un sovrapprezzo su abbigliamento e accessori acquistati attraverso le celebri piattaforme di fast fashion cinesi. Alla base dell’aumento c’è l’inasprimento dei dazi sulle importazioni dalla Cina, una misura rilanciata da Donald Trump con l’obiettivo di tutelare l’economia nazionale e frenare l’ascesa degli e-commerce asiatici.
Perché aumentano i prezzi
Fino a oggi, marketplace come Shein e Temu hanno potuto sfruttare una soglia doganale favorevole: grazie al regime “de minimis“, gli ordini spediti direttamente al consumatore finale con un valore inferiore agli 800 dollari erano esenti da imposte. Un escamotage che ha consentito a milioni di spedizioni di evitare i dazi, permettendo così ai giganti cinesi di offrire prezzi estremamente competitivi e aggirare i vincoli fiscali imposti ad altri operatori del settore.
L’amministrazione statunitense ha deciso di colmare la falla normativa, applicando dazi immediati su ogni spedizione proveniente dalla Cina, anche per importi minimi. Temu e Shein si sono così trovate costrette ad aggiornare i propri sistemi: oggi ogni ordine è soggetto a costi di importazione che possono superare i 10 dollari, indipendentemente dal prezzo iniziale del prodotto. In alcuni casi, il rincaro può arrivare fino al 145%, compromettendo la convenienza che ha decretato il successo di queste piattaforme.
L’impatto degli aumenti di prezzo sui consumatori
Secondo le stime dell’American Action Forum, la stretta sulle piattaforme di shopping a basso costo potrebbe tradursi in un aggravio complessivo per i consumatori americani compreso tra gli 8 e i 30 miliardi di dollari, con effetti diretti sull’aumento dei prezzi dei singoli prodotti.
Le intenzioni di Donald Trump sono chiare: frenare l’avanzata delle big tech cinesi, tutelare i commercianti locali e rafforzare la posizione di player americani come Amazon. Tuttavia, la vicenda rischia di andare oltre la sfera economica. La Cina, infatti, ha reagito con irritazione alla stretta sui dazi e sarebbe pronta a riaprire il confronto con Washington, nel tentativo di rinegoziare le nuove misure o quantomeno trovare un compromesso che eviti un’escalation commerciale.
Cosa cambia per l’Italia e l’Europa
La stretta su Temu e Shein, almeno per ora, riguarda esclusivamente il mercato statunitense, lasciando – almeno per ora – indenni i consumatori italiani. Ma di fronte all’inasprimento dei dazi negli Usa, i due colossi del fast fashion potrebbero decidere di concentrare i propri sforzi su altri mercati strategici, in primis l’Unione Europea.
Anche Bruxelles, tuttavia, ha già iniziato a muoversi. Con l’introduzione del Digital Services Act, l’Ue ha imposto nuovi obblighi di trasparenza, tracciabilità e responsabilità alle grandi piattaforme digitali. Sono state anche avviate indagini per accertare il rispetto delle norme, in particolare in materia di sicurezza dei prodotti e correttezza delle pratiche commerciali.
Sono allo studio ulteriori misure, come l’abolizione dell’esenzione doganale per pacchi di valore inferiore a 150 euro, con l’obiettivo di promuovere una concorrenza più equa e migliorare la tracciabilità delle merci. Si valutano anche una tassa di gestione su ogni pacco importato e un rafforzamento dei controlli doganali, che imporrebbe ai marketplace l’obbligo di fornire dati precisi su ogni articolo.