Telemarketing selvaggio, siamo assediati. “Ecco la novità che potrebbe salvarci”
Il presidente di Assocall-Confcommercio: la novità di Agcom che secondo noi potrà essere risolutiva. Un dataprovider ci spiega il mercato dei dati e quanto valgono le nostre informazioni. Domani sul giornale l’inchiesta completa

Roma, 5 aprile 2025 - Dall’inganno del curriculum allo smishing - o pishing via messaggio -: basta un click sul link per farsi rubare la rubrica telefonica, l’ultima versione conosciuta è la truffa della ballerina, si chiede di votare la figlia dell’amica ma è un tranello subdolo, le vittime ideali siamo tutti noi che clicchiamo senza una vera attenzione.
Abbiamo cercato di fotografare un fenomeno che entra pesantemente nelle vite di tutti noi. Domani sul giornale di carta l’inchiesta completa. Ora diamo la parola a Dma, Data & marketing association e ad Assocall-Confcommercio per capire le dimensioni del fenomeno e le soluzioni possibili.
La storia per punti
Dal “bulldozer-telefonista” all’inganno del link
Telemarketing selvaggio e truffe, un mondo in continuo aggiornamento. C’era una volta l’operatore del call center, “bulldozer-telefonista”, lo chiamava Michela Murgia ne Il mondo deve sapere, cronaca del suo lavoro in un call center con l’obbligo di vendere un aspirapolvere da tremila euro, era il 2006. Oggi – segno dei tempi - siamo assediati da voci automatiche ma soprattutto da link che ci arrivano su WhatsApp. Non ci vendono contratti ma ci rubano dati.
Il mercato dei dati: la parte lecita
Fabrizio Vigo è un dataprovider di Milano, fondatore e ad di Seven data e vicepresidente di DMA, Data & marketing association. Descrive il suo lavoro così: “Raccogliere dati di fonte pubblica e gestirli, elaborare indicatori per misurare il rischio d’impresa e mettere questo lavoro a disposizione per chi deve fare attività commerciali”. Questo mercato - business information - nelle sue stime in Italia vale 1,2 miliardi. Di fatto, un dataprovider trasforma i dati in informazioni.
Il mercato nero dei dati
Ma anche questi professionisti sono ben consapevoli che sui dati si muove in parallelo un mondo oscuro, “un mercato nero”, lo chiama Vigo. Sintetizza: “Sottobosco del malaffare e informazioni rubate”, messe a disposizione di chi, ad esempio, fa telemarketing selvaggio, “e fa concorrenza sleale a chi lavora seriamente. Mi chiedo anche che risultati possano ottenere con questo approccio, perché ormai la gente non ne può più”.
Quanto costano i nostri dati
Ma quanto valgono, questi dati al mercato nero? “Quando sono raccolti con il consenso sono tra i 50 e i 60 centesimi – chiarisce Vigo -. Quelli rubati direi un decimo di questa cifra. Sicuramente il malaffare ha distrutto il mercato”.
Le parole (e i numeri) di Assocall-Confcommercio
Contro il malaffare, è certo Leonardo Papagni, presidente AssoCall-Confcommercio – bisogna fare una cosa sola, “impedire lo spoofing”, cioè il camuffamento delle telefonate. Guardando avanti, ostenta ottimismo. “Grazie a un intervento del governo del 24 marzo 2024 – spiega -, una delibera Agicom che sarà operativa nei prossimi mesi porterà il blocco automatico dei numeri travisati. Questo vuol dire che togliamo alle organizzazioni malavitose e anche a quelle illegali uno strumento per offendere. Oggi questo è sulla pelle di tutti. Ma non possiamo dire che tutto il settore si comporta così. Altrimenti i 4 milioni di contratti fatti al telefono nel 2024 dovremmo asserire che sono tutti falsi”.
I numeri dei call center
Il primo rapporto sui call center del Centro studi Ebincall ci dà questa fotografia: poco meno di 80mila lavoratori 9 volte su dieci italiani, 3 miliardi di fatturato e 2mila aziende concentrate al Sud. Sottolinea il presidente Papagni: “Arera nell’ultimo rapporto ha dichiarato che gli italiani hanno usato il contratto a distanza per oltre il 50% dei casi. L’alternativa è fare le code agli sportelli e mandare indietro le lancette di vent’anni”.
Sempre più voci automatiche. Operatori in soffitta?
Ma il mercato delle voci automatiche manderà in pensione anticipata gli operatori dei call center? “No – ribatte il presidente Papagni – perché quelle chiamate automatizzate sono a spregio della norma. Prima di far partire il messaggio, occorrerebbe conoscere i propri diritti. Quando questo viene meno, vuol dire che quel soggetto è illegale. Se riusciamo a mettere a tutti quanti un numero richiamabile, non modificabile e non camuffabile, scommetto che tutto questo non sarà più possibile”.