Technicolor chiude, finisce un’era nel settore del colore ed effetti speciali nel cinema

La Technicolor è fallita. Ha chiuso l’azienda che ha colorato il cinema e che, di conseguenza, ha cambiato la storia del cinema. Il CEO del marchio di fabbrica, Caroline Parot, lo scorso gennaio, aveva mandato un messaggio di ottimismo e speranza ai dipendenti che, invece, adesso, si sono trovati senza lavoro. Nel giro di poche settimane, il leader degli effetti visivi e post- produzione del settore cinematografico ha avuto un crollo devastante nel mercato. Alla fine di febbraio, la compagnia ha cessato le sue attività negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada ed in India. Mentre le operazioni in Francia sono state messe sotto amministrazione controllata. Chiunque sia anche solo vagamente appassionato di cinema d’antan avrà visto almeno una volta in vita sua il logo della Technicolor. Si tratta di un processo di colorazione e anche dell’azienda che l’ha creato e sviluppato per oltre un secolo. Le prime sperimentazioni per superare il bianco e nero con questa tecnologia furono sviluppate a partire dal 1916, con il primo film muto a colori uscito nel 1917, The Gulf Between (poi però andato perduto). Nei vari decenni, con la definizione di varie tecniche chiamate “Process”, l’arte si affinò e il metodo di colorazione delle pellicole interessò vere e proprie pietre miliari del cinema come Biancaneve di Disney del 1937, Il mago di Oz e Via col vento del 1939, Pinocchio del 1940. Foto: Ansa Nei decenni successivi Technicolor divenne un gigante della cinematografia che, con l’avanzare della tecnologia, si espanse agli effetti speciali e alla post-produzione in genere. Oggi, però, quel colosso che ha fatto la storia della settima arte si sta dissolvendo. Technicolor: la storia Fondata da due laureati del Mit (Massachussets Institute of Technology), Herbert Kalmus e Daniel Frost Comstock, l’azienda era cresciuta negli anni fino a diventare una vera e propria multinazionale, passata di mano diverse volte soprattutto a partire dagli anni Ottanta e recentemente con base a Parigi. Il nuovo assetto societario era denominato Technicolor Creative Studios (dal 2024 Technicolor Group), a sua volta diviso in quattro unità operative: Moving picture company (Mpc) dedicata a effetti VFX e animazione, che di recente ha lavorato anche al Lion King Disney del 2019; The mill, specializzato in animazioni e tecnologie creative per la pubblicità e il marketing; Mikros animation, che si occupa di animazione (di recente per esempio nell’ultimo film di SpongeBob e nella serie Star Trek: Prodigy); e infine Technicolor games, dedicata all’animazione e agli effetti speciali per i videogiochi (tra i più recenti WWE 2K22 e Tom Clancy’s Rainbow Six Extraction). Già tra il 2021 e il 2022 i servizi dvd e home video di Technicolor erano stati scorporati e venduti in una nuova società rinominata Vantiva. Una storia di grandi successi Era l’epoca d’oro dei corti per Walt Disney quando decise di avvalersi del Technicolor per Fiori e alberi, che fu il primo corto animato a vincere l’Oscar ma anche il primo ad avvalersi del Technicolor. Il cortometraggio, diretto da Burt Gillett, racconta la storia d’amore tra due giovani alberi sullo sfondo del bosco primaverile. Pioniere delle Sinfonie Allegre, il corto celebrò il procedimento del Technicolor, che avrebbe regalato al cinema i colori più spettacolari della sua storia. Si trattava di un rivoluzionario processo di coloritura, capace di conferire alla pellicola colori sgargianti e saturi al punto da sembrare quasi reali. Il viaggio del colore inizia sul finire degli anni ’10 con alcuni tentativi, come Cupid Angling del 1918, ma fu solo negli anni ’30 che la Technicolor perfezionò un sistema a tre colori che rivoluzionò il settore. L’introduzione della fotocamera a tre strisce, che catturava negativi separati per rosso, verde e blu, diede la svolta al cinema a colori che divenne tanto straordinario, quanto complesso e costoso produttivamente. Il primo film completamente girato in Technicolor è Becky Sharp (1935), ma furono Biancaneve e i sette nani (1938) e Il Mago di Oz (1939) a segnare l’ingresso del colore nella cultura cinematografica popolare. Quest’ultimo, in particolare, rappresentò una pietra miliare non solo per la sua straordinaria estetica ma anche per le difficoltà tecniche che comportò l’uso delle fotocamere Technicolor, che richiedevano luci estremamente intense e costumi ingombranti, mettendo a dura prova gli attori. La sequenza in cui Dorothy esce dalla casa, trasportata dal tornado, e si ritrova in un mondo colorato è un traguardo storico per il cinema. Foto: Ansa Nonostante i successi del Technicolor, il processo rimase però logorante per i produttori, portando alla nascita di nuove tecniche come il Technirama negli anni ’50, per fronteggiare la crescente concorrenza di sistemi come Cinemascope. Negli anni ’70, il processo Technicolor venne gradualmente abbandonato, ma il suo impatto visivo rimane una delle caratteristiche più amate della storia del cinema. In seguito la Technicolor

Mar 7, 2025 - 15:36
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Technicolor chiude, finisce un’era nel settore del colore ed effetti speciali nel cinema

La Technicolor è fallita. Ha chiuso l’azienda che ha colorato il cinema e che, di conseguenza, ha cambiato la storia del cinema.

Il CEO del marchio di fabbrica, Caroline Parot, lo scorso gennaio, aveva mandato un messaggio di ottimismo e speranza ai dipendenti che, invece, adesso, si sono trovati senza lavoro.

Nel giro di poche settimane, il leader degli effetti visivi e post- produzione del settore cinematografico ha avuto un crollo devastante nel mercato.

Alla fine di febbraio, la compagnia ha cessato le sue attività negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada ed in India. Mentre le operazioni in Francia sono state messe sotto amministrazione controllata.

Chiunque sia anche solo vagamente appassionato di cinema d’antan avrà visto almeno una volta in vita sua il logo della Technicolor. Si tratta di un processo di colorazione e anche dell’azienda che l’ha creato e sviluppato per oltre un secolo.

Le prime sperimentazioni per superare il bianco e nero con questa tecnologia furono sviluppate a partire dal 1916, con il primo film muto a colori uscito nel 1917, The Gulf Between (poi però andato perduto).

Nei vari decenni, con la definizione di varie tecniche chiamate “Process”, l’arte si affinò e il metodo di colorazione delle pellicole interessò vere e proprie pietre miliari del cinema come Biancaneve di Disney del 1937, Il mago di Oz e Via col vento del 1939, Pinocchio del 1940.

Foto: Ansa

Nei decenni successivi Technicolor divenne un gigante della cinematografia che, con l’avanzare della tecnologia, si espanse agli effetti speciali e alla post-produzione in genere.

Oggi, però, quel colosso che ha fatto la storia della settima arte si sta dissolvendo.

Technicolor: la storia

Fondata da due laureati del Mit (Massachussets Institute of Technology), Herbert Kalmus e Daniel Frost Comstock, l’azienda era cresciuta negli anni fino a diventare una vera e propria multinazionale, passata di mano diverse volte soprattutto a partire dagli anni Ottanta e recentemente con base a Parigi.

Il nuovo assetto societario era denominato Technicolor Creative Studios (dal 2024 Technicolor Group), a sua volta diviso in quattro unità operative: Moving picture company (Mpc) dedicata a effetti VFX e animazione, che di recente ha lavorato anche al Lion King Disney del 2019; The mill, specializzato in animazioni e tecnologie creative per la pubblicità e il marketing; Mikros animation, che si occupa di animazione (di recente per esempio nell’ultimo film di SpongeBob e nella serie Star Trek: Prodigy); e infine Technicolor games, dedicata all’animazione e agli effetti speciali per i videogiochi (tra i più recenti WWE 2K22 e Tom Clancy’s Rainbow Six Extraction).

Già tra il 2021 e il 2022 i servizi dvd e home video di Technicolor erano stati scorporati e venduti in una nuova società rinominata Vantiva.

Una storia di grandi successi

Era l’epoca d’oro dei corti per Walt Disney quando decise di avvalersi del Technicolor per Fiori e alberi, che fu il primo corto animato a vincere l’Oscar ma anche il primo ad avvalersi del Technicolor.

Il cortometraggio, diretto da Burt Gillett, racconta la storia d’amore tra due giovani alberi sullo sfondo del bosco primaverile. Pioniere delle Sinfonie Allegre, il corto celebrò il procedimento del Technicolor, che avrebbe regalato al cinema i colori più spettacolari della sua storia.

Si trattava di un rivoluzionario processo di coloritura, capace di conferire alla pellicola colori sgargianti e saturi al punto da sembrare quasi reali. Il viaggio del colore inizia sul finire degli anni ’10 con alcuni tentativi, come Cupid Angling del 1918, ma fu solo negli anni ’30 che la Technicolor perfezionò un sistema a tre colori che rivoluzionò il settore.

L’introduzione della fotocamera a tre strisce, che catturava negativi separati per rosso, verde e blu, diede la svolta al cinema a colori che divenne tanto straordinario, quanto complesso e costoso produttivamente.

Il primo film completamente girato in Technicolor è Becky Sharp (1935), ma furono Biancaneve e i sette nani (1938) e Il Mago di Oz (1939) a segnare l’ingresso del colore nella cultura cinematografica popolare.

Quest’ultimo, in particolare, rappresentò una pietra miliare non solo per la sua straordinaria estetica ma anche per le difficoltà tecniche che comportò l’uso delle fotocamere Technicolor, che richiedevano luci estremamente intense e costumi ingombranti, mettendo a dura prova gli attori.

La sequenza in cui Dorothy esce dalla casa, trasportata dal tornado, e si ritrova in un mondo colorato è un traguardo storico per il cinema.

Foto: Ansa

Nonostante i successi del Technicolor, il processo rimase però logorante per i produttori, portando alla nascita di nuove tecniche come il Technirama negli anni ’50, per fronteggiare la crescente concorrenza di sistemi come Cinemascope.

Negli anni ’70, il processo Technicolor venne gradualmente abbandonato, ma il suo impatto visivo rimane una delle caratteristiche più amate della storia del cinema.

In seguito la Technicolor ha aperto diverse branche tra cui laboratori, aziende, processi di stampa e colorazione, e, non ultimo, è diventato uno dei più grandi e noti fornitori di effetti visivi al mondo creando una compagnia figlia, la Moving Picture Company, che fa parte del Technicolor Group.

La MPC ha recentemente firmato colossal come Mufasa: Il re leone e Spider-Man: No Way Home oltre a Dune II che ha trionfato qualche giorno fa agli Oscar 2025 proprio per gli effetti speciali. Accettando l’Oscar, Paul Lambert, il supervisore degli effetti visivi, ha infatti reso omaggio all’incredibile MPC.

La crisi

La Technicolor non rimase a lungo sulla cresta dell’onda e già a partire dagli anni ’50, con l’ingresso di altre tecniche cinematografiche come il Technirama e il Cinemascope, subì una frenata. Negli anni ’70 il processo Technicolor venne gradualmente abbandonato.

Tuttavia l’azienda, creando vari laboratori di processi di stampa e colorazione, è riuscita a diventare uno dei più grandi fornitori di effetti visivi al mondo.

Il marchio di fabbrica aprì la Moving Picture Company. E nonostante la Moving Picture Company abbia recentemente firmato colossal come “Mufasa – Il re leone” e “Spider -man: No way home” e ha trionfato agli ultimi Oscar con il film “Dune – Parte Due” nella categoria effetti speciali non è riuscita a risollevarsi.

La reazione dei lavoratori

Per i dipendenti il fallimento è stata una conseguenza di scelte aziendali sbagliate.

Caroline Parot ha dichiarato che la situazione finanziaria era stata aggravata dalla difficile ripresa post- pandemia e dallo sciopero degli sceneggiatori di Los Angeles.

Foto: Shutterstock

La crisi ha scatenato un’ondata di indignazione tra i dipendenti che hanno lamentato una mancata trasparenza ed un trattamento poco etico.

Negli Stati Uniti un gruppo di ex dipendenti ha fondato una nuova divisione chiamata Arc Creative. Nonostante la fine di un’era nel settore della post- produzione, rimarranno per sempre impresse le scarpette rosse di Dorothy nel film “Il Mago di Oz”.

Calzature che sono state omaggiate durante l’apertura degli Oscar con un primo piano sulle scarpette indossate da Ariana Grande sul palco mentre cantava il medley di canzoni del film “Wicked” insieme a Cynthia Erivo.

La questione dell’indotto cinematografico

Nonostante tutto, un’implosione così repentina se l’aspettavano in pochi: a fine febbraio la divisione britannica di Technicolor è stata messa in amministrazione volontaria con il licenziamento della maggior parte dei 400 dipendenti.

Anche la sede francese è stata messa in amministrazione controllata, e allo stesso destino sono andati incontro gli uffici in India e Usa.

Economia
4 Marzo 2025
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A inizio marzo la divisione Technicolor Games è stata venduta a TransPerfect, azienda globale di traduzione e intelligenza artificiale. Il futuro di Mpc, The Mill e Mikros rimane invece ancora indefinito.

In un mercato cinematografico globale sempre più delicato dal punto di vista della sostenibilità finanziaria, ci si pone sempre più il problema non solo del destino dei grandi studios, ma anche della miriade di aziende complementari, fornitrici e sussidiarie. Anche di quelle che, come Technicolor, hanno fatto la storia del cinema.

 

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