Suore in fuga dal convento di clausura: “Tensioni insopportabili”. Badessa rimossa e monastero commissariato
È la strada vicenda accaduta a sito religioso di San Giacomo di Veglia di Vittorio Veneto (Treviso), noto per la produzione di Prosecco. Le 5 sorelle sono in un luogo segreto. Il racconto di una religiosa al Gazzettino (confermato dai carabinieri)

Treviso, 30 aprile 2025 – Suore in fuga da un convento di clausura, l’appello ai carabinieri: “Tensioni insopportabili”. Al centro della vicenda ci sarebbe la figura della badessa, madre Aline Pereira. Prima una lettera di accuse inviata a Papa Francesco da quattro sorelle, poi arriva la commissione pontificia e madre Aline viene rimossa. E ora l’ultimo colpo di scena: le cinque suore che le erano più vicine non solo sono fuggite dal monastero, ma sono state addirittura trasferite in un luogo segreto.
È la storia di cinque suore cistercensi del convento di San Giacomo di Veglia di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. Una vicenda ancora tutta da chiarire, ma destinata a fare scalpore. Si tratta di un monastero molto conosciuto all'esterno della comunità monastica: le monache di San Giacomo di Veglia sono apprezzate produttrici di bottiglie di Prosecco Docg, fatto con le uve delle vigne del convento.
La lettera a Papa Francesco
Le radici della storia parrebbero affondare in una querelle nata già nel gennaio 2023, quando dal convento partì una lettera di quattro monache indirizzata al Papa, con accuse nei confronti della madre badessa. Accuse che, due prime visite ispettive, aveva archiviato come "calunnie".
Le suore si sono rivolte ai carabinieri
La vicenda è uscita allo scoperto quando le cinque sorelle si sono presentate alla caserma dei carabinieri per avvisare della loro uscita dal convento. Volevano evitare che si creassero allarmi sulla loro improvvisa 'scomparsa', ma soprattutto avevano la necessità di “riparare in sicurezza” in un'altra località. E quindi hanno chiesto aiuto.
All’inizio sembrava una storia talmente strana da sembrare inventata, ma oggi la vicenda ha ha trovato conferme begli ambienti dell'Arma. Ma cosa è successo nel monastero?
Il racconto delle suore: “Siamo dovute fuggire”
A parlare – per ora solo con il Gazzettino – è stata la più giovane delle nache, raccontando di "tensioni insopportabili" e dell'arrivo di una Commissione ispettiva pontificia che ha portato all'allontanamento della badessa, madre Aline Pereira. Proprio il forzato addio della superiora avrebbe generato una “forte pressione psicologica” nei confronti delle cinque consorelle, legate alla badessa.
Pur nel riserbo dovuto alla vita conventuale, non risulterebbero però gravi ragioni sul piano penale o civile alla base del 'divorzio' del gruppo di suore da San Giacomo di Veglia. "Siamo dovute fuggire – ha raccontato la giovane monaca – perché il clima, da quando è arrivata la Commissione che ha allontanato suor Aline, è diventato insopportabile". Alcune di loro risiedevano nel monastero da 25 anni.
“Hanno distrutto la pace: ci siamo sentite soffocate”
Avevano anche chiesto al loro Dicastero la dispensa dai voti e il permesso di rompere la clausura, ma hanno ottenuto un rifiuto. "Hanno distrutto una situazione di pace che durava da mezzo secolo, ci siamo sentite soffocate", ha raccontato ancora la giovane monaca al Gazzettino.
Ad ufficializzare il patatrac è stata la Diocesi di Vittorio Veneto che, pur non entrando nel merito della vicenda, ha reso nota la decisione del Dicastero per gli istituti di Vita consacrata e le società di vita apostolica: il monastero trevigiano è stato "commissariato” ed è stata nominata una Commissaria Pontificia (oltre a due consigliere), "che ha assunto tutte le competenze che la normativa dell'Istituto e quella universale della Chiesa attribuiscono alla Madre Abbadessa".