Sui documenti solo “genitore”: la Cassazione mette fine alle etichette e apre a famiglie "arcobaleno"

lentepubblica.it Una svolta giuridica segna il futuro dei documenti d’identità dei minori: la Corte di Cassazione ha stabilito che sulle carte d’identità elettroniche non dovranno più comparire esclusivamente le diciture “madre” e “padre”, ma sarà possibile indicare semplicemente “genitore”. Una decisione che rispecchia l’evoluzione delle strutture familiari e tutela il diritto dei bambini a una rappresentazione […] The post Sui documenti solo “genitore”: la Cassazione mette fine alle etichette e apre a famiglie "arcobaleno" appeared first on lentepubblica.it.

Apr 10, 2025 - 11:13
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Sui documenti solo “genitore”: la Cassazione mette fine alle etichette e apre a famiglie "arcobaleno"

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Una svolta giuridica segna il futuro dei documenti d’identità dei minori: la Corte di Cassazione ha stabilito che sulle carte d’identità elettroniche non dovranno più comparire esclusivamente le diciture “madre” e “padre”, ma sarà possibile indicare semplicemente “genitore”.


Una decisione che rispecchia l’evoluzione delle strutture familiari e tutela il diritto dei bambini a una rappresentazione veritiera e inclusiva del proprio nucleo familiare.

La decisione della Suprema Corte, racchiusa nella sentenza n. 9216 del 2025, si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso le istanze delle famiglie cosiddette “non tradizionali”.

La questione

Il caso all’origine del giudizio riguardava una coppia omogenitoriale femminile, composta da una madre biologica e una madre adottiva, che aveva chiesto il rilascio della carta d’identità elettronica per la propria figlia. Sul documento, le due donne chiedevano che venisse indicata la dicitura neutra “genitore” al posto di “madre” e “padre”, in coerenza con la struttura effettiva della famiglia della minore.

Il Ministero dell’Interno si era opposto, sostenendo che l’uso delle formule tradizionali fosse conforme alla normativa vigente e necessario a fini identificativi. Tale posizione, tuttavia, è stata giudicata dalla Cassazione non solo priva di fondamento giuridico, ma anche lesiva dei diritti del minore.

Sui documenti solo “genitore”: i motivi della decisione della Corte di Cassazione

Secondo la Corte, infatti, negare l’emissione del documento per motivi legati all’identità familiare del bambino equivaleva a imporre una visione rigida e discriminatoria della genitorialità, con effetti pratici gravi e penalizzanti. Il minore, in questo caso, si sarebbe visto negare un documento valido per l’espatrio, venendo trattato in maniera diversa rispetto ad altri coetanei solo per la composizione della propria famiglia.

Nelle motivazioni, i giudici chiariscono che l’interesse prevalente deve essere quello del bambino, che ha diritto a una documentazione che rifletta con accuratezza la sua realtà affettiva e giuridica. Non si tratta, spiegano, di un dettaglio formale, ma di un elemento che tocca l’identità e la dignità della persona. Il principio di uguaglianza, sancito dalla Costituzione, impone che le istituzioni pubbliche non adottino criteri che determinano esclusioni o svantaggi in base all’orientamento sessuale dei genitori o alla configurazione familiare.

Il pronunciamento si colloca inoltre nel solco di precedenti orientamenti giurisprudenziali che avevano già aperto alla possibilità di riconoscere, in specifiche circostanze, l’adozione da parte del partner del genitore biologico. In quei casi, la Corte aveva sottolineato come l’adozione in casi particolari — prevista dall’ordinamento italiano — potesse e dovesse essere interpretata in modo da garantire continuità affettiva e tutela giuridica ai legami costruiti nel tempo tra minore e genitore non biologico.

Linguaggio neutro e rispettoso della varietà dei modelli familiari

Il collegio giudicante, presieduto dalla consigliera Maria Acierno e composto da Laura Tricomi, Giulia Iofrida, Alessandra Dal Moro e Alberto Pazzi (quest’ultimo relatore della sentenza), ha ribadito che l’adozione di un linguaggio neutro e rispettoso della varietà dei modelli familiari non rappresenta un cedimento alle rivendicazioni ideologiche, ma una risposta giuridica coerente ai bisogni reali dei cittadini più vulnerabili, ovvero i minori. L’espressione “genitore” diventa così il simbolo di un approccio più inclusivo e aderente alla realtà, capace di garantire pari dignità e diritti a tutti i bambini, indipendentemente dalla struttura della famiglia in cui crescono.

Questa sentenza, oltre a chiudere un contenzioso specifico, apre la strada a un possibile adeguamento della modulistica ufficiale e delle prassi amministrative, ponendo le basi per un riconoscimento sempre più ampio delle diverse forme di genitorialità oggi esistenti.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.

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