Achille Lauro: “Con ‘Comuni mortali’ voglio far male all’anima”

Achille Lauro torna con un nuovo album, "Comuni mortali", che segna un punto di svolta nella sua produzione artistica L'articolo Achille Lauro: “Con ‘Comuni mortali’ voglio far male all’anima” proviene da imusicfun.

Apr 16, 2025 - 01:19
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Achille Lauro: “Con ‘Comuni mortali’ voglio far male all’anima”

Achille Lauro torna con un nuovo album, Comuni mortali, che segna un punto di svolta nella sua produzione artistica. Dopo aver attraversato i territori dell’urban, dell’elettronica, del punk e del rock, Lauro sceglie stavolta di spogliarsi delle etichette per raccontarsi senza filtri, mescolando confessione personale e riflessione collettiva.

«Questo disco sottolinea la fragilità che ci accomuna tutti», racconta in un’intervista a Vanity Fair. Composto tra Los Angeles e New York, lontano dalla frenesia del mercato musicale italiano, Comuni mortali nasce da uno sguardo più lucido su se stesso e sulle proprie origini: «Sono riuscito a guardarmi dall’esterno e a riflettere meglio da dove sono partito, come sono arrivato, a chi devo qualcosa». Non a caso l’album è costellato di dediche: agli amici, all’amore, alla madre Cristina.

Pur riconoscendo le sue radici eclettiche, Lauro definisce il nuovo lavoro “pop”. Ma lo fa a modo suo, spogliando il termine da qualsiasi accezione banale: «In Italia è sempre sminuente, però a suo modo Comuni mortali è pop, nel senso “del popolo”. In un panorama pieno di canzoni modaiole, simpatiche, da intrattenimento – che mi piacciono eh –, ho scelto di dare alle persone brani che fanno un po’ male all’anima».

Il dolore personale torna con forza in testi che affondano nella memoria e nei rapporti più intimi. Lauro non si nasconde: affronta i drammi familiari, la figura assente del padre, e il destino tragico di alcuni amici del quartiere. Il brano più intenso? «Cristina più di ogni altro», confessa. È un omaggio alla madre, che ancora non ha ascoltato il pezzo. «Non gliel’ho fatto sentire. Non le avevo nemmeno mai detto che sognavo di diventare un artista, me lo sono tenuto dentro per dieci anni».

Lauro racconta anche del suo complicato ma rivoluzionario rapporto con il Festival di Sanremo. La sua prima partecipazione, nel 2019 con Rolls Royce, fu accolta con sorpresa e diffidenza: «Tutti mi dicevano che ero pazzo, che dovevo continuare con la trap. Ma io sapevo che Rolls Royce meritava quel palco. Era pronta da due anni». Quell’esordio lo lanciò definitivamente nel mainstream, anche se non fu facile: «Per un mese dovetti difendermi da un’accusa infondata: dissero che inneggiava alla droga. Pesavo 65 chili, sembravo un alieno. È stata un’esperienza quasi scioccante e pazzesca insieme».

Tornò l’anno dopo con Me ne frego, trasformando la sua performance in uno spettacolo teatrale in tre minuti: «Ho condensato un concerto di due ore in un solo brano». E nel 2022, da ospite, mise in scena il suo celebre “battesimo”, senza avvisare nessuno. «Mi avevano detto: “Niente sorprese!”… e io, ovviamente, non ho resistito», racconta ridendo.

Nel 2022 Lauro accetta anche la sfida dell’Eurovision Song Contest, rappresentando San Marino dopo aver vinto il contest Una voce per San Marino. La sua partecipazione è stata esplosiva: «Vi invito a riguardare la mia performance: sembrava il concerto degli Iron Maiden. Ho speso quanto un appartamento in cinque minuti». Un investimento enorme, racconta, «ma è andata bene così: si vince e si perde. Anche i Festival di Sanremo mi sono costati tanto, ma è un bilancio positivo».

Il momento più iconico? Il bacio sul palco con Boss Doms, diventato simbolo di libertà e autodeterminazione: «Due ragazzi, due amici – questa è stata la cosa bella – sfrontati e totalmente fuori contesto. Non volevamo fare i paladini di nessuno, solo dire: “Io sono io”».

Dopo l’esperienza musicale e mediatica, anche X Factor sembra nel destino di Achille Lauro. E lui non si nasconde: «Mi piacerebbe. Mi sono sentito nel mio habitat naturale». Un’affermazione che fa pensare a un possibile ritorno come giudice nel programma che ha già accolto la sua visione artistica senza limiti.

E per il futuro? «C’è il Circo Massimo, due date già sold out, e nel 2026 i Palazzetti. So che 100 mila persone mi aspettano, e questo mi dà la libertà di non inseguire singoli estivi o tendenze. Posso scrivere e creare per davvero». Intanto, lavora anche alla Fondazione Ragazzi Madre, un progetto per aiutare i giovani senza punti di riferimento: «Ragazzi figli di sé stessi e della strada, che si crescono a vicenda e non hanno un posto nel mondo».

E un sogno nel cassetto? «La direzione artistica di Sanremo. Ma non ho fretta. Per ora lascio il compito a chi lo fa benissimo, come Carlo Conti. Però no, un pittore non dipinge sempre lo stesso quadro. E io ho bisogno di cambiare quadro ogni volta, soprattutto di stupirmi».

Tra pudore e liberazione, malinconia e verità, Comuni mortali è il manifesto di un artista che sceglie di togliersi le maschere per parlare direttamente al cuore. E questa volta, senza bisogno di provocazioni, Achille Lauro fa davvero rumore.

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