Stress e troppo lavoro: i giovani medici in fuga dalle scuole di specializzazione

Molti professionisti del settore sanitario italiano lavorano senza un adeguato riconoscimento, e per questo sempre più giovani medici si ritrovano a valutare l'idea di lasciare la scuola di specializzazione o di trasferirsi all'estero. L'allarme arriva dal quotidiano La Repubblica  che racconta delle condizioni lavorative dei giovani medici, sempre più propensi a mollare il loro percorso formativo e professionale. Tra le cause principali di questa fuga sono lo stress, la carenza di personale, le difficili condizioni di lavoro e una retribuzione inadeguata rispetto all'impegno richiesto. Un fenomeno che sta avendo un impatto negativo sulla qualità della formazione medica e sulla disponibilità di specialisti nel sistema sanitario italiano. Indice La realtà degli specializzandi: “lavoratori fantasma” Un percorso formativo lungo e costoso Il problema dell'abbandono e dei salari insufficienti La fuga all'estero La proposta della UIL: riformare il sistema La realtà degli specializzandi: “lavoratori fantasma” I giovani medici che frequentano la scuola di specializzazione, in Italia, sono spesso definiti "lavoratori fantasma". Gli specializzandi sono essenziali per il funzionamento degli ospedali, ma il loro contributo è frequentemente ignorato, tanto a livello istituzionale quanto nella vita quotidiana delle strutture sanitarie. Un percorso formativo lungo e costoso La formazione di un medico in Italia richiede anni di studio. In media, un giovane medico impiega circa 11 anni per completare la sua formazione: 6 anni per ottenere la laurea e altri 4 anni per conseguire la specializzazione. La spesa per la formazione da medico è significativa, lo Stato spende circa 25.000 euro per gli anni della laurea e 128.000 euro per il periodo di specializzazione, per un totale che supera i 50 milioni di euro. Il problema dell'abbandono e dei salari insufficienti Secondo i dati riportati da 'Terzomillennio.it', nel 2023 circa il 10-15% degli specializzandi ha scelto di interrompere la formazione prima del termine. Le specializzazioni come chirurgia, medicina d'urgenza e medicina intensiva, presentano i tassi di abbandono più elevati, mentre quelle come medicina generale, mostrano percentuali più basse. Le cause principali di questa "fuga" sono i bassi salari e le difficili condizioni di lavoro. Con uno stipendio medio di 1.500 euro netti al mese, gli specializzandi italiani guadagnano molto meno rispetto ai loro colleghi in altri Paesi europei, dove gli stipendi arrivano anche a 3.000-3.500 euro al mese. La fuga all'estero Ogni anno, circa mille medici italiani decidono di trasferirsi all'estero per proseguire la loro carriera in Paesi con salari più elevati e migliori condizioni di lavoro. Secondo il database OCSE, tra il 2022 e il 2023 circa 40.000 professionisti sanitari italiani, tra cui medici e infermieri, hanno scelto di lasciare l'Italia. La proposta della UIL: riformare il sistema La UIL ha proposto di riformare il sistema delle scuole di specializzazione in Italia. L'idea è di introdurre un contratto di formazione-lavoro che riconosca agli specializzandi i diritti e i doveri legati al loro ruolo, con una retribuzione adeguata. Ad oggi infatti l'Italia spende solo il 6,1% del PIL per la sanità, ben al di sotto della media europea dell'11,3%.

Mar 8, 2025 - 19:20
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Stress e troppo lavoro: i giovani medici in fuga dalle scuole di specializzazione

Molti professionisti del settore sanitario italiano lavorano senza un adeguato riconoscimento, e per questo sempre più giovani medici si ritrovano a valutare l'idea di lasciare la scuola di specializzazione o di trasferirsi all'estero.

L'allarme arriva dal quotidiano La Repubblica  che racconta delle condizioni lavorative dei giovani medici, sempre più propensi a mollare il loro percorso formativo e professionale.

Tra le cause principali di questa fuga sono lo stress, la carenza di personale, le difficili condizioni di lavoro e una retribuzione inadeguata rispetto all'impegno richiesto. Un fenomeno che sta avendo un impatto negativo sulla qualità della formazione medica e sulla disponibilità di specialisti nel sistema sanitario italiano.

fuga giovani medici specializzandi

Indice

  1. La realtà degli specializzandi: “lavoratori fantasma”
  2. Un percorso formativo lungo e costoso
  3. Il problema dell'abbandono e dei salari insufficienti
  4. La fuga all'estero
  5. La proposta della UIL: riformare il sistema

La realtà degli specializzandi: “lavoratori fantasma”

I giovani medici che frequentano la scuola di specializzazione, in Italia, sono spesso definiti "lavoratori fantasma". Gli specializzandi sono essenziali per il funzionamento degli ospedali, ma il loro contributo è frequentemente ignorato, tanto a livello istituzionale quanto nella vita quotidiana delle strutture sanitarie.

Un percorso formativo lungo e costoso

La formazione di un medico in Italia richiede anni di studio. In media, un giovane medico impiega circa 11 anni per completare la sua formazione: 6 anni per ottenere la laurea e altri 4 anni per conseguire la specializzazione.

La spesa per la formazione da medico è significativa, lo Stato spende circa 25.000 euro per gli anni della laurea e 128.000 euro per il periodo di specializzazione, per un totale che supera i 50 milioni di euro.

Il problema dell'abbandono e dei salari insufficienti

Secondo i dati riportati da 'Terzomillennio.it', nel 2023 circa il 10-15% degli specializzandi ha scelto di interrompere la formazione prima del termine. Le specializzazioni come chirurgia, medicina d'urgenza e medicina intensiva, presentano i tassi di abbandono più elevati, mentre quelle come medicina generale, mostrano percentuali più basse.

Le cause principali di questa "fuga" sono i bassi salari e le difficili condizioni di lavoro. Con uno stipendio medio di 1.500 euro netti al mese, gli specializzandi italiani guadagnano molto meno rispetto ai loro colleghi in altri Paesi europei, dove gli stipendi arrivano anche a 3.000-3.500 euro al mese.

La fuga all'estero

Ogni anno, circa mille medici italiani decidono di trasferirsi all'estero per proseguire la loro carriera in Paesi con salari più elevati e migliori condizioni di lavoro. 
Secondo il database OCSE, tra il 2022 e il 2023 circa 40.000 professionisti sanitari italiani, tra cui medici e infermieri, hanno scelto di lasciare l'Italia.

La proposta della UIL: riformare il sistema

La UIL ha proposto di riformare il sistema delle scuole di specializzazione in Italia. L'idea è di introdurre un contratto di formazione-lavoro che riconosca agli specializzandi i diritti e i doveri legati al loro ruolo, con una retribuzione adeguata.

Ad oggi infatti l'Italia spende solo il 6,1% del PIL per la sanità, ben al di sotto della media europea dell'11,3%.