Strage di Monreale, caccia a quattro complici di Salvatore Calvaruso. “Hanno sparato ad altezza uomo”

Più di 20 spari ad altezza uomo su una folla di 100 persone. È l’impressionante ricostruzione dei fatti riportata dal pm Felice De Benedittis nel fermo del 19enne dello zen, Salvatore Calvaruso, che ha ammesso di avere sparato – “Ho combinato un macello”, avrebbe detto il ragazzo all’amico da cui si è rifugiato dopo la […] L'articolo Strage di Monreale, caccia a quattro complici di Salvatore Calvaruso. “Hanno sparato ad altezza uomo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 28, 2025 - 17:38
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Strage di Monreale, caccia a quattro complici di Salvatore Calvaruso. “Hanno sparato ad altezza uomo”

Più di 20 spari ad altezza uomo su una folla di 100 persone. È l’impressionante ricostruzione dei fatti riportata dal pm Felice De Benedittis nel fermo del 19enne dello zen, Salvatore Calvaruso, che ha ammesso di avere sparato – “Ho combinato un macello”, avrebbe detto il ragazzo all’amico da cui si è rifugiato dopo la sparatoria – ma ha poi fatto scena muta davanti al giudice. Nel frattempo però i carabinieri di Palermo avevano acquisito immagini, prove, e intercettazioni che hanno confermato la versione data in sede di interrogatorio. Ma a sparare non è stato il solo. Sono troppi i bossoli ritrovati dai carabinieri, troppi per una sola pistola. Per tutta la giornata di lunedì gli uomini del nucleo investigazione dei carabinieri di Palermo hanno fatto perquisizioni nei quartieri Zen e Borgo nuovo, alla ricerca di quattro complici.

Erano in cinque quella notte. Una notte di terrore a Monreale, il paese collinare alle porte del capoluogo siciliano, quella ricostruita dagli inquirenti. Un paese in festa per il Santissimo crocifisso, una tradizione religiosa che ha attratto avventori dai comuni vicini. Nella notte tra sabato e domenica, via D’Acquisto, una strada di accesso al Duomo, era piena di gente. I ragazzi venuti da Palermo scorrazzavano con gli scooter e una delle vittime li ha rimproverati. Futili motivi, scrive il pm, che hanno scatenato una rissa: violenti colpi di casco sono stati immortalati da una delle telecamere installate in zona.

Nel bel mezzo della rissa Calvaruso ha estratto la pistola e scaricato tutti colpi in canna. Sono “stati rinvenuti più di 20 bossoli, alcuni proiettili hanno colpito delle fioriere alte circa un metro, un altro il parabrezza anteriore di un’auto parcheggiata sulla strada”, scrive il pm. Che sottolinea nel provvedimento di fermo: “È stato infatti solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano invece prodotte invece più vittime”.

Calvaruso dopo avere sparato, è scappato, si è liberato del cellulare, dove con tutta probabilità c’erano dati compromettenti, e all’1.30 era già dall’amico che gli aveva prestato lo scooter, al quale rivelava di avere ucciso due persone (inizialmente erano due, poi il terzo ragazzo è morto successivamente in ospedale), questo ha raccontato Alessio Lucchese, sentito come testimone dal pm. Mentre attendevano di essere interrogati Lucchese e il fratello, Giovanni, parlavano tra di loro e venivano intercettati: quest’ultimo chiedeva al fratello chi gliel’avesse fatto fare a “intestarsi il motore (lo scooter, ndr)” e aggiungeva che “Salvo (Calvaruso, ndr) conviene che parla”.

Salvo in effetti ha parlato, ammettendo in interrogatorio di essere “uno dei soggetti a sparare nel corso della lite”, poi però di fronte al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere, le prove accumulate a suo carico sono però diventate schiaccianti e la procura, guidata da Maurizio De Lucia, ha eseguito il fermo. Calvaruso è accusato di strage e detenzione illegale di arma da fuoco in concorso. Con lui c’erano altri 4 ragazzi e almeno un altro tra loro ha sparato colpendo e uccidendo Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli. Mentre si sono salvati Nicolò Cangemi e Gabriele Badagliacca, anche loro feriti dalle pallottole ma sopravvissuti alla strage.

Intanto Giovanni Castronovo, il legale nominato da Calvaruso ha rinunciato alla difesa: “Dopo una lunga riflessione, tenuto conto del grande impegno che la vicenda richiede, mosso da grande senso di responsabilità e di rispetto nei confronti di chi, in un momento assai particolare e delicato della sua esistenza, ha deciso di affidarmi la sua difesa, mi trovo costretto a rinunciare alla stessa, poiché risulta assolutamente inconciliabile temporalmente con quella già assunta nell’ambito di tanti altri procedimenti di pari complessità”.

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