Stipendi più alti e flat tax per i giovani, il piano anti inflazione
La Lega sarebbe pronta a depositare una proposta di legge sui salari, con un adeguamento all'inflazione del 2% annuo, un esonero per gli under 30 e flat tax per i nuovi assunti

La maggioranza corre ai ripari per porre rimedio alla povertà degli stipendi in Italia. Tra le file della Lega sarebbe pronto un disegno di legge sui salari da presentare agli alleati, allo scopo di adeguare le retribuzioni all’inflazione e dare una spinta al rinnovo dei contratti nazionali.
Le parole di denuncia sulle buste paga insufficienti espresse da Sergio Mattarella il primo maggio riecheggiano ancora e sembrano aver risvegliato almeno parte dell’Esecutivo, nonostante la premier Giorgia Meloni sostenga che “i salari reali crescono in controtendenza rispetto a quello che accadeva nel passato”.
Il disegno legge della Lega
Una lettura che non avrebbe convinto i compagni di Governo del Carroccio, pronti entro due settimane a presentare in Parlamento una proposta di legge in materia.
“I dati Istat sui salari certificano un rendimento inferiore dell’8% rispetto a gennaio 2021, nonostante un aumento tendenziale del 4%” ha affermato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon e la deputata della Lega Tiziana Nisini, responsabile del dipartimento lavoro del partito, annunciando il disegno di legge di cui sono stati incaricati da Matteo Salvini.
L’adeguamento all’inflazione dei salari
La proposta della Lega prevede l’introduzione un meccanismo automatico di adeguamento del 2% di stipendi e pensioni all’aumento del costo della vita, che solitamente scatta insieme al rinnovo dei contratti.
La rivalutazione, sulla base dell’andamento dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat, sarebbe invece applicata ogni anno e la percentuale dovrebbe essere ridiscussa ogni tre anni.
Nel disegno legge sarebbe previsto anche un “trattamento economico accessorio” calcolato sulla base del costo della vita variabile da territorio a territorio, secondo un modello simile alle “gabbie salariali” in vigora tra gli anni ’50 e ’70, per adeguare gli stipendi ai prezzi sulla base delle diverse zone d’Italia.
In questo modo un residente in una grande città potrebbe ricevere una busta paga superiore a chi lavora fuori da contesti urbani, con differenze più evidenti tra Nord e Sud del Paese.
Il provvedimento della Lega dovrebbe stabilire anche un esonero del 100% dei contributi previdenziali della durata di tre anni, riconosciuto ai datori di lavoro che sottoscrivono contratti a tempo indeterminato per lavoratori con meno di 30 anni. Per coloro che preferiranno questo tipo di rapporto di lavoro ci sarà però la possibilità di “recedere dal contratto” corrispondendo al lavoratore tre mensilità.
Infine, per i nuovi assunti dovrebbe essere previsto anche una flat tax al 5% per cinque anni, ma soltanto per lavoratori con redditi inferiori ai 40mila euro.
La tassazione agevolata dovrebbe essere applicata anche ai nuovi contratti e a quelli a tempo trasformati in indeterminato, ma sarebbe rivolta anche ai lavoratori che tornano dall’estero, trasferendo la residenza in Italia.
Il salario minimo
Il disegno legge della Lega punta a fronteggiare dumping contrattuale, concorrenza sleale, evasione fiscale e lavoro nero, fornendo un’alternativa al salario minimo su cui le opposizioni martellano il Governo dall’inizio della legislatura.
Diverse le proposte di legge presentate dai partiti del campo largo, l’ultima di iniziativa popolare a firma Pd, M5s e Avs, nella quale si chiede ancora una volta di “una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali”.