Sparatoria a Monreale, fermato il 19enne Salvatore Calvaruso: è accusato di strage. Ha confessato
La rissa sarebbe stata scatenata da 5 palermitani, due hanno sparato. Il pm: “Almeno 20 colpi di pistola su una folla di 100 persone, le vittime potevano essere di più”. Incastrato dai filmati, il ragazzo di 19 anni ha confessato. Il padre di una delle 3 vittime: “Costituitevi tutti”

Palermo, 28 aprile 2025 – È stato fermato nella notte uno dei ragazzi che ha sparato sabato sera nel centro di Monreale, dove due bande di ragazzi si sono affrontati a colpo di violenza. Si tratta di Salvatore Calvaruso, un 19enne del quartiere Zen di Palermo.
Il ragazzo era stato portato in caserma subito dopo la strage, che ha causato la morte di tre ragazzi tra i 23 e i 26 anni e e il ferimento di altri due, un 33enne e un minorenne di 16. In un primo momento Calvaruso, parlando coi carabinieri, aveva confessato di avere sparato, poi in sede di interrogatorio, davanti al pm, alla presenza del suo legale, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Ora è stato trasferito in carcere.
Il pm: “Almeno 20 colpi di pistola su una folla di 100 persone”
La rissa scoppiata nella notte tra sabato e domenica nella piazza di Monreale sarebbe stata scatenata da un gruppo di giovani palermitani contro coetanei di Monreale. È quanto emerge dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti. "Intorno all'una e trenta del 27 aprile – scrive il pm nel provvedimento di fermo – si è scatenata una furiosa aggressione, verosimilmente scatenata da futili motivi, da parte di un gruppo (di 5 elementi) di ragazzi palermitani nei confronti di alcuni ragazzi del posto. A un certo punto, nel corso della confusione scatenatasi, almeno due elementi facenti parte del gruppo palermitano, utilizzando le rivoltelle in loro possesso, ha aperto il fuoco scaricando oltre 20 colpi di pistola sulla folla di 100 persone che affollava l'area in quel momento".
La dinamica spiegata dalla procura
La procura di Palermo contesta a Salvatore Calvaruso il reato di strage. Il 19enne è accusato di aver sparato “molteplici colpi, sulla base dei rilievi della polizia giudiziaria sono stati rinvenuti più di 20 bossoli, ad altezza d'uomo – si legge nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura alcuni proiettili hanno colpito delle fiorire alte circa un metro, un altro ha infranto il parabrezza anteriore di un'auto parcheggiata sulla strada, in un tratto di strada molto affollato".
Secondo quanto riferito dai testimoni, nella strada della strage erano presenti tra le 50 e le 100 persone. Circostanza che “ha indubbiamente messo a repentaglio l'incolumità pubblica”, scrive la Procura nel fermo. “È stato infatti solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano invece prodotte invece più vittime”, conclude il provvedimento.
Calvaruso accusato di strage
Il ragazzo è accusato di avere aperto il fuoco contro la banda rivale. Dopo il fermo di questa notte, il19enne è stato subito trasferito al carcere Pagliarelli. I reati ipotizzati sono quelli di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco. Il 19enne è stato rinchiuso nel carcere Pagliarelli.
"Le dichiarazioni autoaccusatorie rese dall'indagato appaiono pienamente riscontrate dal contenuto dei filmati di videosorveglianza, acquisiti dagli esercizi commerciali posti nella zona attigua a quella in cui si sono verificati i fatti". È quanto scrive il pm nel provvedimento di Salvatore Calvaruso.
Il giovane ha detto che nel corso della lite "che ha dato origine alla sparatoria" questi "avesse perso i propri occhiali, nella zona in cui sono avvenuti i fatti". E proprio lì i carabinieri hanno trovato gli occhiali "perfettamente corrispondenti a quelli indossati e utilizzati da Calvaruso come risulta da una fotografia estrapolata dai social". Per il pm "un elemento oggettivo individualizzante che consente di potere ragionevolmente stabilire la presenza dell'indagato sul luogo".
Il tentativo di sviare le indagini
Secondo quanto si apprende, ieri mattina il 19enne palermitano si era presentato in caserma dicendo di avere subito il furto del proprio scooter. Secondo la Procura di Palermo che indaga sul triplice omicidio, si tratterebbe di una mossa per sviare le indagini. Il giovane poi è stato identificato grazie alle testimonianze e alle telecamere di videosorveglianza. Nella notte il pm Felice De Benedittis ha firmato il decreto di fermo, che ora passerà al vaglio del gip di Palermo per la convalida del provvedimento.
Fiumi di sangue: chi sono le vittime
Il bilancio della sparatoria di sabato notte è di tre morti: due delle vittime sono sono decedute subito dopo l’arrivo in pronto soccorso – Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26 – mentre un terzo giovane, il 26enne Andrea Miceli, è morto ieri mattina all’ospedale Civico per le gravi ferite riportate. Le vittime sono tutte e tre di Monreale. Ci sono altri due feriti, anche loro di Monreale, di 33 anni e 16 anni.
Il padre di una vittima: “Fate costituire gli altri”
"Quello che non accetterò mai è che me l'abbiano ammazzato in quel modo. I genitori di quegli assassini li potranno vedere in carcere, forse un giorno potranno anche uscire. Io posso solo piangere mio figlio in una tomba di marmo". Lo dice a Repubblica Giacomo Miceli, padre di Andrea, uno dei ragazzi uccisi a Monreale. "Voglio fare un appello alle famiglie di quei delinquenti - aggiunge - voglio chiedere ai genitori di chi ha ammazzato come un cane tre ragazzi con una vita davanti: convincete i vostri figli e i loro complici a costituirsi. Mi hanno tolto un figlio e un nipote, non rivedrò più i loro sorrisi per colpa anche vostra che non siete riusciti a educarli. Ora vi chiedo un gesto per rendere giustizia ad Andrea, Salvatore e Massimo".
"Uccisi nel tentativo di salvarsi"
"Mi hanno chiamato di notte, girava voce di un fatto in piazza, ma all'inizio non ci ho dato peso - racconta - Poi altre telefonate che dicevano: Andrea è in ospedale. Con mia moglie e gli altri due figli siamo corsi al Civico, ma non c'era più nulla da fare".
Gli amici di Andrea gli hanno raccontato che "si è comportato come un eroe". E continua il racconto. “Quando mi hanno raccontato cosa ha fatto sono scoppiato in lacrime. Andrea ha preso la sua ragazza e l'ha portata al sicuro, poi è tornato a salvare suo cugino Salvatore dalla ferocia di quel branco. Sono stati uccisi mentre tentavano di aiutarsi a vicenda. Erano così i nostri ragazzi, così li abbiamo educati".
Periferie abbandonate
"Non sono tutti delinquenti allo Zen, ma se molti vengono da lì forse un problema c'è", conclude l'uomo. “Le morti di mio figlio, di mio nipote e del loro amico sono anche colpa di uno Stato che non ha mai voluto risolvere il problema delle periferie abbandonate da decenni. Andrea era un uomo di 26 anni, non un giovane, capace di prendersi le sue responsabilità. Lavorava con me ed era entusiasta di costruirsi il suo futuro. Una persona generosa, con un senso fortissimo di famiglia, con la stessa fidanzata da anni, una roccia a cui appoggiarsi. Su cui da oggi non potrò più contare".