"Sell in May and go away", ecco perché (forse) ha ancora senso quest'anno

Questo motto è associato a una teoria di investimento sul mercato azionario basata sulla convinzione che la borsa americana registri performance peggiori nei sei mesi che vanno da maggio a ottobre. L'articolo "Sell in May and go away", ecco perché (forse) ha ancora senso quest'anno proviene da FundsPeople Italia.

Mag 6, 2025 - 07:54
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"Sell in May and go away", ecco perché (forse) ha ancora senso quest'anno

Quando arriva maggio gli investitori si chiedono: quest’anno sarà meglio ascoltare il vecchio adagio del mercato “Sell in May and go away”? Questo motto è associato a una teoria di investimento sul mercato azionario basata sulla convinzione che la borsa americana registri performance peggiori nei sei mesi che vanno da maggio a ottobre.

Filippo Diodovich, Senior Market strategist di IG Italia ribadisce come questa teoria, storicamente, abbia mostrato una certa validità su orizzonti di lungo periodo, soprattutto nei decenni passati. Tuttavia, negli ultimi anni la sua efficacia si è notevolmente indebolita, con performance più variabili e spesso condizionate da fattori macroeconomici specifici.

Jacopo Gerosa, head of Investment Advisory di Vontobel Wealth Management Sim concorda sul fatto che il detto potrebbe avere quest’anno qualche fondamento, più per motivi tattici che ciclici. "Manteniamo una view costruttiva sul medio termine, supportata dal fatto che i fondamentali di famiglie e imprese sono solidi e c’è spazio per un allentamento della politica monetaria", dice.

Perché potrebbe avere senso nel 2025?

Secondo l'esperto di IG Italia il sentiment è in peggioramento: "gli investitori mostrano segni di crescente cautela e di timori soprattutto nei confronti delle conseguenze delle politiche commerciali dell'amministrazione Trump sull'economia reale". Non solo, si registra anche un rallentamento del mercato del lavoro USA. "Alcuni indicatori macro prefigurano una potenziale contrazione economica sia in Europa che negli Stati Uniti Tutti questi elementi potrebbero cadere solamente nel caso in cui il presidente Trump possa decidere proprio nei prossimi giorni di allentare la presa sui dazi, e, in questo scenario, ci potremmo aspettare nel breve un probabile rialzo degli indici azionari", commenta.

Stati Uniti osservati speciali con i primi scricchiolii che arrivano proprio dai dati USA, come ricorda Antonio Serpico, senior portfolio manager di Neuberger Berman "la scorsa settimana il PIL statunitense ha infatti mostrato una contrazione dello -0.3% sul trimestre precedente, contro delle attese più rosee (-0.2%). La guerra delle tariffe sta cominciando a riflettersi sui dati e il livello di incertezza rimane alto. Questo ha innescato flussi di capitale in uscita dagli USA verso altri mercati che osserviamo da circa un mese", spiega.

Sul reddito fisso, se da un lato Serpico vede buone opportunità di investimento su credito in settori che hanno subito l’allargamento del mese di aprile, dall’altro "pensiamo che sia opportuno ridurre l’esposizione a maturità lunghe, sia nell’eurozona che negli US. Pensiamo che il cosiddetto “term premium” posso continuare a essere sotto pressione, contribuendo a un ulteriore irripidimento sulla curva americana", prosegue.

Inoltre, Gerosa segnala il rischio di una fase di consolidamento per diverse ragioni. "I soft data mostrano che l’elevata incertezza ha deteriorato il quadro della domanda, e il front-loading legato ai dazi delle ultime settimane potrebbe lasciare un vuoto nei mesi estivi. Inoltre, le recenti trimestrali mostrano che le società non hanno risentito più di tanto nel Q1, ma si stanno mostrando molto prudenti sulla guidance a causa dell’elevata incertezza, e questo sta portando a revisioni in negativo delle stime di crescita degli utili da parte degli analisti, che a loro volta si rifletteranno sui prezzi", dice.

Dunque, l'opinione del professionista è che non sia tempo di uscire dal mercato, ma di ridurre tatticamente il beta.

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