Scommesse e debiti. I 30mila euro di Pirlo junior. E il papà gli bloccò i conti
All’epoca aveva 17 anni. Il nome emerge da una delle chat dei calciatori indagati. Fagioli chiese prestiti a 20 persone proponendo affari con gli orologi.

Nicolò Pirlo, il figlio dell’ex calciatore della Nazionale italiana, Andrea, "è uno di noi", afferma il centrocampista della Fiorentina Nicolò Fagioli in una delle chat agli atti dell’inchiesta sulle scommesse clandestine. "È andato a recupero e suo papà l’ha beccato e gli ha bloccato i conti fino a che non ha compiuto i 18 anni. Ma fare a 17 anni 30 k di credito è roba", spiega Fagioli al suo interlocutore, l’arbitro Pietro Marinoni (ieri sospeso dall’Aia), commentando le perdite del figlio dell’ex azzurro, campione del mondo nel 2006 e ora allenatore. Pirlo, sembra emergere dai messaggi risalenti al giugno 2022, avrebbe quindi bloccato i conti del figlio (non indagato), all’epoca minorenne, per cercare di arrestare la sua caduta nella spirale del gioco sulle piattaforme promosse da Tommaso De Giacomo, ’Il professore’. "Non vivo né nel passato né nel futuro (...) è il presente che mi interessa", scrive ora sui social Fagioli, citando Coelho. Il suo messaggio è che la vicenda, squalifica compresa, fa parte di un passato che lo ha visto sommerso dai debiti. Gli investigatori documentano i prestiti chiesti da Fagioli a una ventina di amici e giocatori prospettando la realizzazione di una "plusvalenza con l’acquisto e la successiva rivendita di orologi". Questo modo di rastrellare denaro si evince per esempio da una chat dell’agosto di tre anni fa nella quale Fagioli propone a Radu, difensore ex Juve (non indagato) di fare "un investimento a breve termine".
Intanto nuovi episodi emergono dalla mole di chat analizzate nell’inchiesta, avviata inizialmente dalla Squadra mobile di Torino e assegnata alla Guardia di finanza dopo la trasmissione degli atti a Milano, che ha portato i pm Filippini e Amadeo a chiedere gli arresti domiciliari per 5 persone: De Giacomo e l’ex giocatore di hockey Frizzera, presunti organizzatori delle scommesse; Antonio Scinocca, Antonino Parise e Andrea Piccini, della gioielleria Elysium.
Attraverso false vendite di Rolex ai calciatori (sono una ventina gli sportivi indagati per le scommesse) veniva schermata la provenienza del denaro versato per pagare i debiti, una somma complessiva di circa 1,5 milioni di euro posta sotto sequestro dalla Gdf, che ha trovato anche 300mila euro cash. Un sistema che, tra il 2022 e il 2023, era noto a decine di calciatori, come emerge dalle chat. Gli investigatori hanno contato quasi diecimila messaggi nel gruppo ’Poker senza Zaniolo’. Ne facevano parte il portiere Perin, che l’aveva aperta, Firpo, Paredes, Falzarano, McKennie. I partecipanti "effettuavano partite a poker online" e "sul gruppo venivano indicati i conteggi delle vincite e delle perdite". Un’altra chat agli atti dell’inchiesta si chiamava ‘Saldo’, era stata creata da Sandro Tonali.
"L’esempio che danno è pessimo per i loro coetanei", commenta il ministro per lo Sport Andrea Abodi. "Credo che la Nazionale – sottolinea Pier Ferdinando Casini – darebbe un segnale di serietà escludendo chi è stato coinvolto in questa inqualificabile vicenda". Spunta anche una foto, nella chat ’Las Vegas’, che mostra alcuni calciatori della Nazionale under 21 impegnati in un tavolo da gioco. Del gruppo fanno parte diversi calciatori tra i quali Raoul Bellanova, Alessandro Plizzari (indagati), Esposito, Gabbia, Pinamonti, il creatore Marco Sala (non indagati). Usavano la chat per "organizzare partite di poker in presenza durante i loro incontri per i ritiri".