Inter-Bayern, la sfida oltre il campo: Milano e Monaco tra calcio ed economia

Il confronto tra Milano e Monaco, Lombardia e Baviera: la partita si gioca su Pil, export, vivibilità e modelli calcistici delle due regioni simbolo del benessere europeo

Apr 16, 2025 - 06:55
 0
Inter-Bayern, la sfida oltre il campo: Milano e Monaco tra calcio ed economia

A San Siro si gioca il ritorno dei quarti di finale di Champions League tra Inter e Bayern Monaco. In palio c’è il passaggio in semifinale, l’andata è finita 1-2 per i nerazzurri. Dietro l’agonismo sportivo, questa partita è anche lo specchio di un confronto tra due regioni che sono motore dell’Europa: Lombardia e Baviera, con le loro capitali economiche, Milano e Monaco di Baviera.

Due territori ad altissima densità industriale, due centri nevralgici della finanza, due modelli di sviluppo che si somigliano per ambizione e visione, ma che divergono su alcuni risultati, economici e sportivi.

Lombardia e Baviera, le locomotive d’Europa

Lombardia e Baviera sono spesso indicate come le aree più produttive di Italia e Germania e tra le più ricche d’Europa.

Entrambe le regioni vantano economie diversificate e molto avanzate. La Lombardia è la locomotiva economica d’Italia, contribuendo da sola a circa il 22% del Pil nazionale, pari a 420 miliardi di euro. I settori che trainano la regione sono la meccanica (oltre 90 miliardi di euro di export nel 2023), la farmaceutica (con aziende come Recordati e Bracco, e un fatturato superiore ai 10 miliardi di euro), la moda (Milano ospita la Fashion Week e genera un indotto di circa 20 miliardi), la chimica (con un comparto da 14 miliardi) e i servizi finanziari, guidati da Milano, che rappresenta il cuore del sistema bancario e assicurativo italiano, nonché sede di Borsa Italiana e di numerose multinazionali.

 

 

La Baviera, invece, è una delle regioni economicamente più forti della Germania e dell’intera UE, con un Pil che supera i 750 miliardi di euro (2023), pari a circa il 18% del Pil tedesco. La regione è leader nei settori automotive (sede di colossi come BMW, Audi e MAN, che esportano per oltre 120 miliardi di euro l’anno) ma anche in tecnologia, elettronica (con Siemens e Infineon tra i protagonisti) e aerospazio (con Airbus e MTU Aero Engines). Monaco di Baviera si conferma come un polo di innovazione e ricerca, con oltre 1.500 startup tecnologiche attive e una concentrazione di centri R&D tra le più alte d’Europa.

Export e internazionalizzazione

Nel 2022 la Lombardia ha esportato beni per circa 162 miliardi di euro, confermandosi la prima regione esportatrice d’Italia, con un’incidenza di oltre il 26% sull’export nazionale. Le esportazioni lombarde sono ben distribuite geograficamente: circa il 58% è destinato all’Unione Europea, in particolare Germania, Francia e Spagna; il 10% agli Stati Uniti (in forte crescita, soprattutto nei settori moda e farmaceutica); mentre l’Asia assorbe circa il 12%, con la Cina, il Giappone e la Corea del Sud tra i principali partner. I settori trainanti dell’export includono la meccanica strumentale, la moda e il tessile, la chimica, la farmaceutica e i beni di consumo di fascia alta.

 

 

La Baviera, invece, ha registrato nel 2022 un export superiore ai 240 miliardi di euro, rappresentando circa il 16% dell’export totale della Germania. La regione si conferma tra le più internazionalizzate d’Europa, con una struttura produttiva fortemente orientata all’export. Il settore automotive da solo rappresenta oltre il 30% delle esportazioni bavaresi, seguito da macchinari industriali, elettronica e tecnologie mediche. I principali mercati di sbocco sono l’Unione Europea (soprattutto Austria, Francia e Italia), gli Stati Uniti (che assorbono oltre 20 miliardi di export), e la Cina, con cui la Baviera intrattiene rapporti commerciali strategici, in particolare nei settori dell’automotive e dell’elettronica di precisione. L’integrazione della manifattura bavarese nelle catene globali del valore è resa possibile da una logistica avanzata, forti investimenti in innovazione e un tessuto imprenditoriale competitivo e flessibile.

Ricchezza, occupazione e qualità della vita

Sì, ma dove si vive meglio? De gustibus, ma se dovessimo dare un valore di qualità della vita dei numeri, partiamo dal Pil pro capite. In Baviera supera i 56.000 euro annui, riflettendo un’economia fortemente industrializzata e innovativa. In Lombardia, il Pil pro capite si attesta intorno ai 41.000 euro, un dato comunque elevato rispetto alla media italiana, ma che evidenzia un certo divario rispetto alla regione tedesca. Anche sul fronte dell’occupazione, la Baviera mostra performance superiori: il tasso di occupazione si aggira intorno al 76%, mentre in Lombardia è intorno al 67%. Questi numeri si riflettono anche su altri aspetti del benessere, come la qualità della vita, generalmente più alta nei centri urbani bavaresi, grazie a servizi pubblici più efficienti, trasporti sostenibili e una maggiore spesa sociale.

 

 

La Baviera si distingue anche per la capacità di investire in innovazione: oltre il 3% del Pil regionale è destinato alla ricerca e sviluppo (R&S), in linea con gli obiettivi di eccellenza tecnologica fissati dall’Unione Europea.

 

 

In confronto, la Lombardia, nonostante ospiti importanti università e poli di ricerca, si ferma attorno all’1,5% del Pil, segnalando un gap strutturale sul fronte dell’innovazione, che potrebbe incidere (come spesso accade) sulla competitività di lungo periodo.

Milano e Monaco: confronto tra capitali regionali

Dal confronto tra le due regioni, ci si può spostare alle loro capitali economiche e culturali, entrambe di respiro internazionale: Milano e Monaco di Baviera attraggono capitale umano, investimenti e imprese ad alto valore.

 

 

La città metropolitana di Milano genera un Pil di circa 230 miliardi di euro, ovvero il 13% del Pil italiano, con una popolazione di circa 3,2 milioni di abitanti. Monaco di Baviera, con una popolazione inferiore (circa 1,5 milioni), produce un Pil di circa 150 miliardi di euro, segno di un’intensa produttività e specializzazione settoriale. Il Pil pro capite di Monaco sfiora i 90.000 euro, uno dei valori più alti d’Europa, mentre a Milano si attesta intorno ai 55.000 euro, comunque ben al di sopra della media nazionale ma con un gap significativo rispetto alla città tedesca.

 

 

Queste differenze si riflettono in una maggiore qualità della vita a Monaco, dove i livelli di reddito, l’efficienza dei servizi pubblici, la sostenibilità urbana e gli investimenti in innovazione contribuiscono a un contesto particolarmente favorevole per cittadini e imprese. Milano, pur essendo una città estremamente dinamica e attrattiva, soffre ancora di criticità strutturali in termini di infrastrutture sociali, equità e sostenibilità ambientale.

Inter-Bayern Monaco: due modelli societari opposti

Restiamo sempre trai numeri, ma quelli societari di Inter e Bayern Monaco. La distanza tra Inter e Bayern Monaco si riflette profondamente anche nella loro struttura societaria e nei modelli di governance, rappresentando due visioni quasi opposte del calcio come impresa.

Il Bayern Monaco è uno dei principali esempi di gestione sostenibile in Europa. È controllato secondo il principio tedesco del “50+1”, che impone che la maggioranza delle quote (almeno il 51%) resti in mano ai soci del club, ovvero i tifosi. Attualmente, il 75% delle quote è detenuto dall’associazione dei membri, mentre il restante 25% è equamente distribuito tra tre grandi sponsor storici: Adidas, Allianz e Audi, ognuna con una quota del 8,33%. Questa struttura ibrida garantisce stabilità finanziaria, controllo diffuso e forte identità locale, con una redditività costante: il club ha registrato utili netti ininterrotti per oltre 30 anni, anche durante la pandemia. Nel bilancio 2022/23, il Bayern ha chiuso con un fatturato di 854 milioni di euro e un utile operativo (EBIT) di circa 80 milioni, dimostrando una solidità unica tra i top club europei.

 

 

L’Inter, invece, è attualmente controllata dal fondo statunitense Oaktree Capital Management, che nel 2024 è diventato proprietario del club a seguito dell’inadempienza da parte del gruppo cinese Suning, incapace di rimborsare un prestito da 275 milioni di euro con interessi. Il passaggio segna la fine dell’era cinese iniziata nel 2016 e l’inizio di una nuova fase a guida finanziaria. Il modello di gestione resta comunque fortemente orientato al mercato, con una struttura economica dipendente da diritti TV, plusvalenze di mercato e premi UEFA. Nonostante un’ottima performance sportiva (culminata con la vittoria dello Scudetto 2023/24 e una presenza costante in Champions League) la società continua a operare in un quadro di equilibrio precario, con perdite annuali ridotte ma ancora significative (circa 85 milioni di euro nel bilancio 2022/23). Il futuro della gestione Oaktree sarà cruciale per determinare se l’Inter potrà avvicinarsi a un modello più sostenibile, oppure se si tratterà di una fase transitoria in vista di una futura cessione.