Sbatti il mostro in prima pagina: “Pronto, dottore, è lei il colpevole?”

di Angelo Bianco Ci sono i nomi e i cognomi, la prossima volta daranno anche l’indirizzo di residenza o il gruppo sanguigno perché sia chiaro a tutti chi siano. Siamo in una democrazia a più pesi e più misure e quando il caso è di presunta malasanità, la bilancia pende sempre dallo stesso lato e, […] L'articolo Sbatti il mostro in prima pagina: “Pronto, dottore, è lei il colpevole?” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 12, 2025 - 09:03
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Sbatti il mostro in prima pagina: “Pronto, dottore, è lei il colpevole?”

di Angelo Bianco

Ci sono i nomi e i cognomi, la prossima volta daranno anche l’indirizzo di residenza o il gruppo sanguigno perché sia chiaro a tutti chi siano.

Siamo in una democrazia a più pesi e più misure e quando il caso è di presunta malasanità, la bilancia pende sempre dallo stesso lato e, allora, perché non fornire anche il cellulare, così uno chiama e si accerta: “pronto, scusi, è casa del colpevole?”.

Si dirà, è un atto pubblico, è dovere di cronaca, il giornalista fa il suo mestiere ma provate a mettervi nei panni di due professionisti eletti, improvvisamente e a nove colonne, ad inetti, anzi no, lasciate stare, nessuno può esserne capace.

Sì, perché il titolo è dettagliato, sono loro i colpevoli, sono quelli che hanno operato con la mano destra legata dietro la schiena e un occhio solo, non c’è nessuno dubbio, sono stati “avventati”, il termine mi fa orrore, ne fa degli sprovveduti.

C’è un’altra certezza in questo racconto dell’assurdo, l’ospedale è stato assolto, anzi, peggio, è lui aver diritto ad essere risarcito dai suoi stessi dipendenti, quelli che tengono a galla la barca tutti i giorni, sacrificando famiglia e tempo libero, rischiando la galera perché il dovere chiama, noi siamo in missione, l’ospedale innanzitutto. È scritto, infatti, che l’Asl aveva subito un danno erariale perché era stata lei, in primis, a risarcire ma, poi, poverina, mendicava giustizia, era ridotta in povertà, finché la Corte dei Conti ne ha accolto il grido disperato di dolore, un attimo prima della prescrizione ma sono solo coincidenze, ovvio.

Sono stati chiamati i principi medici del foro, specializzati nel riconoscere, tra le pieghe della teoria, il nesso di causalità e lor colleghi hanno dimostrato, senza altro dubbio, che lei, l’Asl non aveva colpe. Giustizia è stata fatta, erano stati i chirurghi ad aver agito in maniera “avventata” e uso ripeterne il termine per giovare alla mia vergogna della brutalità dell’espressione medico legale.

Così sia, le mani in tasca, adesso, devono metterli tizio e caio, mandando al macero, dalla sera alla mattina, una carriera intera senza che l’Azienda muova un dito di riconoscenza, quando, invece, io e chi li conosce, siamo pronti a mettere la mano, quella dietro la schiena e anche l’altra, sul fuoco in onore a professionalità ed umanità.
Adesso sono loro, invece, a cuocere a fuoco alto, sono solo 350.000 mila euro per uno e solo 56.000 euro per l’altro da pagare e, si precisa, al netto degli interessi.

“Keep calm, no panic”, siamo la casta, siamo ricchi, sono solo spiccioli che ciascuno di noi usa per le piccole spese, il tempo di trovare un bancomat aperto, digitare il pin e il gioco è fatto!

Ma a che gioco stiamo giocando, basta!

Per quanto tempo ancora si può restare a guardare in silenzio ed impotenti le miserie sotto le quali sta crollando la nostra dignità di professionisti, di uomini, di genitori, perché alla gogna è esposta ogni grammo della nostra pelle e non è solo un camice bianco a coprirla. Provate solo ad immaginare quante telefonate stanno arrivando ai nostri colleghi per chiedere “scusa, ma davvero sei tu?”.

Cari colleghi, dobbiamo trovare il coraggio e l’unione di porre fine a questo tritacarne giuridico e mediatico. Nessuno di noi vuole sottrarsi alle proprie responsabilità ma che siano acclarate non sulla base di teoremi retti dal “senno del poi” e da protocolli che decontestualizzano l’attimo d’urgenza che hai per prendere una decisione, così da ridefinire poi l’uso proprio di “avventatezza” e non da dirne ad minchiam.

Care Asl, dobbiamo avere pieno mandato di lavorare nel pieno rispetto di ogni virgola del contratto, assicurandoci la giusta retribuzione perché, altrimenti, il gioco non può più valere la candela.

Cari cittadini, il crinale scelto è davvero pericoloso, dobbiamo trovare anche la vostra solidarietà nel dare voce grossa a queste riflessioni, altrimenti, il rischio è di non trovare più un chirurgo che operi il vostro caro, perché, cari tutti, è giunto il momento di dire: “BASTA”.

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