Sanremo, anche nella gara canora più famosa c’è un prezzo da pagare: una disillusione
di Francesca Carone La musica “ricuce” gli spazi dell’anima. Trova soluzioni. Accarezza ferite e allontana pensieri. La mera classifica di una sfida canora appartiene ad una dimensione umana che non ha niente a che fare con la musica. “Niente di nuovo sul fronte occidentale” così come “Niente di nuovo sul fronte sanremese”. Niente di nuovo, […] L'articolo Sanremo, anche nella gara canora più famosa c’è un prezzo da pagare: una disillusione proviene da Il Fatto Quotidiano.

di Francesca Carone
La musica “ricuce” gli spazi dell’anima. Trova soluzioni. Accarezza ferite e allontana pensieri.
La mera classifica di una sfida canora appartiene ad una dimensione umana che non ha niente a che fare con la musica.
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” così come “Niente di nuovo sul fronte sanremese”. Niente di nuovo, perché alla fine delle cinque serate, la gente comune, quella che ogni mattina si reca al lavoro, quella indaffarata, quella che non si ferma un attimo, quella che sogna sul tram, quella un po’ disperata, quella in part-time che fa i conti ogni mattina… Proprio quella gente là ha avuto l’illusione di perdersi un po’ in quella che dicono essere una delle tradizioni musicali più importanti del Belpaese. Gente comune che crede ancora nella bellezza della musica, in quell’armonia soave che scoperchia fantasmi e paure trasformandoli in fugace visione ed eterea presenza…
Proprio quella gente lì si accorge che, anche nella gara canora più famosa, c’è un prezzo da pagare, un pegno, una disillusione. Una gara che per cinque giorni ha giurato vendetta sulla loro routine piatta e spesso dolorosa, alla fine mostra il suo vero volto. Tra echi di guerre, di politica e social ad effetto “placebo”, la gente cerca nella musica una porta secondaria da cui uscire per lasciarsi dietro un’esistenza in chiaroscuro.
Perché la musica, nella sua essenza più vera, è portatrice di bellezza, di verità, di abbandono. E’ quella voce che allarga la dimensione umana e ne colora il perimetro di bellezza sovrumana. Ma è proprio in questo umano e semplice abbandono che poi si trova l’inganno, l’ingiustizia, il ritorno alla realtà di sempre…
Diciamo la verità: la gente, tanta gente crede ancora nell’illusione che la musica possa essere un’arte a sé; distaccata dalle mere ingiustizie, dal controllo, dalle losche imboscate del potere e del denaro. Invece si ritrova anche alla fine di un Festival apparentemente “di nessuno” ma “di tutti”, a fare i conti con una disillusione beffarda e bugiarda che la riporta con un paracadute sulla Terra.
La musica è di tutti; la musica appartiene a sé stessa…dicono proprio quelli che la musica la veicolano e la manipolano nelle radio, nei palinsesti, negli show come fosse una persona. Ci abbiamo creduto. Per cinque giorni abbiamo creduto che la musica potesse essere un patrimonio umano, svincolato dalle mere voluttà del denaro e dell’apparenza. Invece abbiamo capito ancora una volta che anche lì, attraverso labili travestimenti, si celano le misere ingiustizie della quotidianità che credevamo aver messo da parte per cinque giorni.
Allora le parole, quelle canzoni che ci hanno fatto sognare un mondo migliore, più umano e più giusto evaporano come in una fredda e grigia mattina d’inverno… Ma le parole hanno un peso, un senso, una memoria; le parole abbracciano, parlano, dicono cose che nessuno potrà mai dire. Quelle parole “danzanti” sono entrate leggere nella mente e nel cuore e ci hanno infuso speranza e bellezza… Quelle parole che hanno danzato tra i nostri pensieri ci hanno liberato dai contorni ambigui di una quotidianità sempre uguale.
La musica ha ricucito spazi vuoti dell’anima, ha trovato soluzioni a problemi, ha accarezzato ferite e allontanato pensieri. Perché una canzone non è fatta solo di parole! Una canzone resta con noi e si intreccia con la musica e l’anima di chi la canta. Si trasforma in un “essere” invisibile diventando un tutt’uno con chi ascolta. Un ponte tra le anime. La ricerca di una definizione più nitida dell’esistenza. La musica è poesia. E’ essenza dell’invisibile.
Chi interpreta la musica ha una grande responsabilità: comunicare la magia e la bellezza della vita. Ogni singola nota ha la sua “intelligenza emotiva” e sa come entrare nei sogni di una persona toccandone le corde più alte. La mera classifica di una sfida canora appartiene ad una dimensione umana che nulla ha a che fare con la musica. Ma tanto con il denaro e il potere. Allora teniamoci strette nel nostro “spazio” dell’anima quelle canzoni che ci hanno fatto sognare. Perché loro, queste canzoni, ci racconteranno chi siamo, cosa proviamo, cosa ci fa commuovere cosa ci fa felici. Cosa ci rende unici. Ci faranno amare il nostro passato. Ma soprattutto avranno sempre il primo posto nella mente e nel cuore. Sempre.
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