Salvatore Calvaruso, chi è il 19enne accusato della strage di Monreale: «Ha confessato, è uno degli autori»

Viene dal quartiere Zen e ha piccoli precedenti penali. Ha denunciato il furto del suo motorino. Ora è nel carcere di Pagliarelli. Si cercano altre quattro persone, due moto e due pistole L'articolo Salvatore Calvaruso, chi è il 19enne accusato della strage di Monreale: «Ha confessato, è uno degli autori» proviene da Open.

Apr 28, 2025 - 08:23
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Salvatore Calvaruso, chi è il 19enne accusato della strage di Monreale: «Ha confessato, è uno degli autori»

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Si chiama Salvatore Calvaruso il 19enne del quartiere Zen di Palermo accusato della strage di Monreale. Nei suoi confronti il procuratore Maurizio De Lucia, l’aggiunto Sergio De Montis e l’aggiunto Felice De Benedittis hanno disposto un provvedimento di fermo per strage e detenzione illegale di arma. Calvaruso ha qualche piccolo precedente penale. Si è presentato nel cuore della notte alla stazione dei carabinieri del suo quartiere dicendo di aver subito il furto dello scooter. I militari hanno subito ipotizzato un collegamento con il triplice omicidio.

La confessione

Calvaruso si trova attualmente nel carcere di Pagliarelli. I carabinieri cercano altre quattro persone. E due pistole. Calvaruso ha reso dichiarazioni spontanee confessando di essere stato tra coloro che hanno sparato. Successivamente, in sede di interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. È quanto emerge dal provvedimento di fermo firmato dal pm Felice De Benedittis citato dall’AdnKronos. Un amico di Calvaruso ha aiutato i carabinieri nell’identificazione del giovane. Come scrive il pm nel provvedimento di fermo, «di assoluta rilevanza sono le dichiarazioni di un altro testimone». Sul luogo della rissa che ha preceduto gli omicidi sono poi stati trovati gli occhiali che Calvaruso, che in sede di dichiarazioni spontanee aveva confessato, aveva detto di aver perso.

Il testimone

Il ragazzo ha detto agli investigatori di avere prestato sabato notte il suo scooter a Calvaruso. «All’una e mezza si è presentato a casa mia dicendo che dovevo denunciare il furto della moto in quanto aveva combinato un macello, sparando e uccidendo due persone». Il terzo giovane è morto, infatti, solo ieri mattina in ospedale. Il 19enne è accusato anche di strage perché, come scrive il pm nel provvedimento di fermo, egli« sparando molteplici colpi, ad altezza d’uomo, in un tratto di strada molto affollato ha indubbiamente messo a repentaglio l’incolumità pubblica». Per il pm Felice De Benedittis «”è stato solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano prodotte invece più vittime».

La strage di Monreale

Nella strage di Monreale sono morti tre giovani – Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno – e sono stati feriti anche altri due ragazzi. L’idea di presentarsi per denunciare il furto secondo l’accusa era una mossa per salvarsi. L’indagato temeva di essere individuato da testimoni attraverso la targa del ciclomotore o le immagini delle telecamere di zona. Il pm De Benedittis ha deciso di firmare il decreto di fermo. Che adesso dovrà essere convalidato dal gip entro 48 ore. La rissa, secondo gli inquirenti, sarebbe scoppiata per un rimprovero dovuto all’alta velocità dello scooter in pieno centro a Monreale. Sembra che il giovane fermato insieme con altri giovani andasse veloce tra i tavoli del bar Caffetteria 365 in via D’Acquisto a due passi dal Duomo, con centinaia di persone presenti.

Lo scooter tra i tavoli del bar

A un certo punto due cugini Salvatore Turdo e Andrea Miceli avrebbero redarguito il ragazzo alla guida di uno degli scooter. «Andate piano, qui è pieno di gente». Ed è nata una lite a colpi di caschi. Solo qualche istante dopo sono state estratte una o forse due pistole. Sono stati esplosi almeno tra i 18 e i 20 colpi. Uno dei due feriti era con la fidanzata al bar ed è estraneo alla rissa. Si tratta di Nicolò Cangemi di 33 anni. Quando ha visto sparare il giovane ha provato a disarmarlo senza riuscirci ed è rimasto ferito auna gamba. L’altro ferito è salvo per miracolo. Un sedicenne rimasto ferito alla nuca ma solo di striscio. È fuori pericolo. Secondo gli inquirenti insieme a Calvaruso c’erano altre quattro persone. E si cercano le due pistole che avrebbero sparato.

La ricostruzione

La ricostruzione della dinamica della strage parte dall’1.30 di notte in via Benedetto d’Acquisto, a pochi passi dal Duomo e a dieci chilometri da Palermo. La rissa scoppia per un gruppo di giovani dello Zen in trasferta. Smentita l’ipotesi di un tentativo di furto sventato dai ragazzi di Monreale. Quando i due gruppi di ragazzi iniziano a discutere alcuni avventori si allontanano. All’improvviso i colpi. «Sembravano fuochi d’artificio», racconta un testimone pensando alla festa per il Santissimo Crocifisso. Cinque persone rimangono a terra, il basolato si macchia di sangue. Alcuni ragazzi dei quartieri Zen e Borgo Nuovo di Palermo avrebbero presso parte alla rissa. Una ventina i colpi di pistola sparati. Quindi la fuga nella vicina via Vescovado, la strada che porta al parcheggio.

Gli altri ricercati

Gli altri sono stati individuati grazie alle immagini delle telecamere di video-sorveglianza e i testimoni ascoltati in caserma. Almeno un centinaio le persone presenti in quel momento tra piazza Duomo e le strade limitrofe. Le ambulanze del 118 sono arrivate immediatamente. I soccorritori però sono stati circondati e strattonati da parenti e amici delle vittime. Ognuno cercava di convincere gli operatori a prendersi cura prima del proprio congiunto. Il 25enne Miceli avrebbe salvato la sua fidanzata, chiudendola in auto, prima di raggiungere il cugino Salvatore Turdo per aiutarlo. In accordo con la giunta e le altre autorità, il sindaco, Alberto Arcidiacono, ha annullato la festa del Santissimo Crocifisso. Il comune si farà carico delle spese per le esequie.

Salvatore Calvaruso e i complici

È salvo il sedicenne: un proiettile l’ha colpito alla nuca, ma si è fermato a tre millimetri dalla corteccia cerebrale. «Sono vivo per miracolo — ha scritto su Facebook — ci vediamo presto». La rissa è cominciata per un rimprovero. «Erano cinque su tre moto e facevano i gradassi davanti al Pub 365», racconta un testimone. Turdo e Miceli gli hanno detto: «Ma come guidate? Andate piano, rallentate». Si cercano altri due ragazzi di 19 e 20 anni.

Un testimone ha raccontato all’AdnKronos gli attimi della strage. «In pochi istanti non è capito più niente. Tavolini che volavano per aria, gente che gridava, ragazzine impaurite che piangevano a dirotto. E ancora bottiglie che venivano lanciate. È stato orribile». Il ragazzo ha da poco compiuto 18 anni. «Ero con i miei amici per bere qualcosa quando è successo di tutto Io non ero vicinissimo ma ho sentito le urla, le bottiglie che si rompevano, e poi ho sentito gli spari. Sembravano fuochi d’artificio. In pochi istanti sono scappati tutti. Sembrava il finimondo».

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