Sale sul bus, botte all’autista. Fermato l’aggressore
"Ora cambia strada" ha urlato al conducente. Lui si rifiuta, preso a pugni. Trasferito in ospedale con ferite alla testa. Autolinee: "Gesto intollerabile".

"Fai un’altra strada". Una pretesa fuori luogo, senza spiegazioni. Al rifiuto dell’autista, la risposta è arrivata a pugni. Due, uno in faccia e uno alla testa. È così che un 54enne aretino, conducente di un autobus extraurbano diretto in Valtiberina, è finito al pronto soccorso nel primo pomeriggio di ieri, aggredito al terminal di via Piero della Francesca, proprio davanti alla stazione ferroviaria. Il mezzo era pronto a partire, erano da poco passate le 14.30, quando a bordo è salito un giovane immigrato. Uno sguardo, poche parole, poi la richiesta: cambiare itinerario. L’autista, come da regolamento, ha detto no. A quel punto la violenza si è manifestata con improvvisa brutalità: un cazzotto dritto al volto, poi un secondo colpo alla testa. Senza proferire parole. Solo rabbia. E un’aggressione gratuita anche se stando a quanto detto da alcuni colleghi il giovane non era nuovo a comportamenti aggressivi. Frequentava abitualmente quella linea. E con lo stesso conducente, dicono, aveva già avuto dei diverbi. Non più tardi di qualche giorno fa, lo avrebbe minacciato con parole pesanti: "Prima o poi vengo con un coltello". E ieri la lama non c’era - per fortuna - ma i pugni sì. Dopo l’attacco, il ragazzo non ha provato a scappare. È rimasto accanto al bus, dove lo hanno trovato e identificato gli agenti della polizia, intervenuti poco dopo. Ora su di lui pendono accuse di lesioni personali e interruzione di pubblico servizio. Il conducente è stato accompagnato al pronto soccorso del San Donato. La prognosi è di pochi giorni. Ma la vicenda riaccende una ferita aperta, fatta di paura e frustrazione, che attraversa le giornate di chi lavora sui mezzi pubblici. La zona di via Piero della Francesca è un punto critico da tempo. Tra stazione e terminal, si moltiplicano da anni segnalazioni per degrado, risse, bivacchi e spaccio. Un contesto difficile, che rende ancora più complicato il lavoro di chi ogni giorno sale su un bus per garantire un servizio essenziale. Non si è fatta attendere la condanna di Autolinee Toscane. Il presidente Gianni Bechelli ha espresso "piena solidarietà al dipendente", parlando di "un gesto violento e intollerabile". Ha poi ringraziato le forze dell’ordine per il rapido intervento: "Siamo di fronte a un fenomeno che va fermato. Servono misure più efficaci per tutelare chi lavora ogni giorno per garantire il trasporto pubblico". L’azienda ha già messo a disposizione della polizia le immagini del sistema di videosorveglianza del mezzo. Ma la vicenda di ieri è solo l’ultimo capitolo di una serie preoccupante. L’ultimo caso solo pochi mesi fa.
Luca Amodio