Salari stagnanti: ecco la strada per invertire la tendenza | Lo scenario

Se l’obiettivo è davvero invertire la tendenza dei salari stagnanti in Italia, la strada da percorrere è chiara. Da un lato, è indispensabile una riforma fiscale audace, capace di alleggerire il peso sul lavoro e correggere le distorsioni del fiscal drag. Dall’altro, è necessaria una rivoluzione contrattuale che valorizzi produttività, competenza e merito. Settori come […] L'articolo Salari stagnanti: ecco la strada per invertire la tendenza | Lo scenario proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Apr 2, 2025 - 10:35
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Salari stagnanti: ecco la strada per invertire la tendenza | Lo scenario

Se l’obiettivo è davvero invertire la tendenza dei salari stagnanti in Italia, la strada da percorrere è chiara.

Da un lato, è indispensabile una riforma fiscale audace, capace di alleggerire il peso sul lavoro e correggere le distorsioni del fiscal drag.

Dall’altro, è necessaria una rivoluzione contrattuale che valorizzi produttività, competenza e merito. Settori come il bancario, la meccanica, l’alimentare e l’edilizia – stimolati dagli investimenti del PNRR – dimostrano che, quando la produttività cresce, i salari seguono.

In queste realtà più dinamiche, la contrattazione aziendale di secondo livello ha generato un circolo virtuoso, dove il salario di produttività premia merito e impegno. È un modello replicabile, ma che richiede volontà politica e un cambio di mentalità nelle relazioni industriali.

Tuttavia, il quadro generale rimane preoccupante. Dal 2008 a oggi, i salari reali degli italiani sono diminuiti dell’8%, mentre in Francia sono aumentati del 5% e in Germania del 15%. Questo dato certifica un declino che sembra inarrestabile.

Le radici del problema sono profonde. La prima è un sistema fiscale tra i più gravosi d’Europa. Nonostante un livello di tassazione paragonabile a quello dei Paesi scandinavi, l’Italia non offre lo stesso livello di servizi pubblici.

A peggiorare la situazione contribuisce la beffa del fiscal drag, che erode gli aumenti salariali spingendo i lavoratori in scaglioni fiscali più alti, vanificando di fatto ogni incremento contrattuale.

Ogni adeguamento dei salari all’inflazione aumenta la massa salariale, facendo scattare lo scaglione fiscale superiore e, di conseguenza, annullando beffardamente ogni aumento.

I governi hanno sfruttato questo meccanismo, continuando il gioco delle tre carte: penalizzano chi subisce la ritenuta alla fonte, mentre garantiscono condizioni più favorevoli a chi non vi è sottoposto.

In altri Paesi, il fiscal drag viene mitigato attraverso l’indicizzazione; in Italia, invece, si preferisce utilizzare i soldi dei lavoratori per finanziare bonus destinati a chi riesce a dimostrare, con regole fiscali distorte, di essere più povero di chi paga fino all’ultimo centesimo del proprio guadagno.

Un’altra causa strutturale è la debolezza della produttività, bloccata da oltre vent’anni a causa della scarsa innovazione e della mancanza di investimenti nei settori chiave dello sviluppo. Senza una crescita della produttività, l’aumento dei salari rimane un’illusione.

Per troppo tempo, i governi hanno evitato di affrontare questi nodi, preferendo soluzioni estemporanee e bonus distribuiti a pioggia. Il risultato? Un malessere crescente e una stagnazione senza prospettive di inversione.

Eppure, dalla soluzione di questi problemi dipendono la coesione sociale, il benessere collettivo, il rafforzamento dei nostri presidi produttivi e la crescita del mercato interno. Per la politica potrebbe finalmente aprirsi una nuova fase di responsabilizzazione, così come per le parti sociali.

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