Romano Prodi non si è ancora scusato con la giornalista Lavinia Orefici

Nel turbinio di video, polemiche, accuse, difese, commenti e fesserie, resta un fatto: finora Romano Prodi non si è scusato con la giornalista Lavinia Orefici. I Graffi di Damato.

Mar 27, 2025 - 10:06
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Romano Prodi non si è ancora scusato con la giornalista Lavinia Orefici

Nel turbinio di video, polemiche, accuse, difese, commenti e fesserie, resta un fatto: finora Romano Prodi non si è scusato con la giornalista Lavinia Orefici. I Graffi di Damato

Ne scrivo malvolentieri per il disagio che provo occupandomi delle “scuse” attribuite da agenzie e qualche volenteroso giornale a Romano Prodi. Che, a leggerne le dichiarazioni fra virgolette, si è però solo “dispiaciuto” dell’”errore” che ha ammesso di avere impugnato una ciocca di capelli della giornalista di Rete 4 Lavinia Orefici. Dalla quale aveva ricevuto sabato scorso una domanda sgradita sulle polemiche di giornata a proposito del manifesto di Ventotene sull’Europa scritto nel 1941 dai confinati antifascisti Altiero Spinelli, Enrico Rossi ed Eugenio Colorni. Manifesto fatto stampare la settimana precedente per essere sbandierato in una manifestazione di sinistra in Piazza del Popolo. Di cui la premier Giorgia Meloni non in un’altra pazza ma nell’aula della Camera ne aveva poi ricordato alcuni passaggi per non riconoscervisi, prospettandosi un’Europa unita e libera solo a parole, dovendo passare per una sospensione della democrazia e una proprietà privata ammessa o regolata caso per caso.

Altro che l’articolo 42 della Costituzione della Repubblica italiana sopraggiunta nel 1947, in vigore dal 1948 e ricordata, per esempio, da Pier Luigi Bersani ieri sera nel salotto televisivo di Lilli Gruber per cercare di renderlo compatibile col documento di Ventotene.

“La proprietà privata – dice la Costituzione italiana – è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. “Accessibile a tutti”, ripeto.

Ma torniamo a Prodi, di cui Bersani, a proposito della sua reazione televisiva alla domanda sgradita su Ventotene e dintorni, ha parlato come di “un nonno” che aveva scambiato la giornalista per una nipote, vista anche la “gestualità familiare” rivendicata dall’ex premier nel riconoscere l’”errore” senza scusarsene, ripeto, ma solo per dispiacersene.

I tre giorni o settantadue ore trascorse fra quell’eccesso “gestuale”, chiamiamolo così, e la diffusione delle immagini registrate che hanno costretto Prodi a dispiacersi, smettendo di negare di avere allungato le mani sui capelli della giornalista troppo impertinente, provocatrice, disinformata e quant’altro, dicono da sole di che pasta sia fatta anche l’informazione. Che ha impiegato così tanto per far capire e vedere la realtà dell’accaduto. E non fare più passare le proteste della giornalista Lavinia Orefici per quelle di una bugiarda o di una mitomane. Non scrivo altro perché credo che basti e avanzi.