Rimborsi per le auto e meno dazi, Trump fa marcia indietro
Mentre annuncia nuovi incentivi sui dazi auto, Trump prova a rilanciare la produzione Usa con rimborsi a tempo, ma i costi e i tempi per riportare davvero le filiere restano un rebus

L’amministrazione Trump si prepara, per l’ennesima volta nel giro di poco tempo, a correggere il tiro sui dazi auto. Dopo aver agitato il bastone del protezionismo a colpi di tariffe, ora arriva la carota: alleggerimenti fiscali e rimborsi a chi produce negli Stati Uniti.
La Casa Bianca vuole evitare che i dazi su acciaio e alluminio si sommino a quelli sui veicoli importati, aprendo anche alla possibilità di rimborsi per quanto già versato.
Trump cambia i dazi auto: niente più cumulo e rimborsi per le aziende
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal e da Reuters, il dazio del 25% applicato alle auto importate dall’inizio di aprile, combinato con le tariffe sulle materie prime industriali, ha alimentato pressioni sull’intera filiera automotive statunitense. Per neutralizzare questi effetti, il piano prevede che i produttori che già pagano la tariffa sui veicoli non siano più soggetti ai dazi sui materiali utilizzati nella loro costruzione.
L’effetto retroattivo permetterà ai produttori di chiedere un rimborso per quanto già versato dall’entrata in vigore dei dazi. Una promessa generosa, ma ancora tutta da scrivere: mancano i dettagli pratici, a partire da dove verranno pescati i fondi necessari. Il tutto sarà gestito a livello federale, con un iter burocratico che si preannuncia tutt’altro che snello. Un classico compromesso all’americana: concessione con cavillo incorporato.
Auto Usa, nuovo piano di Trump: incentivi transitori per riorganizzare la produzione
Fonti vicine al dossier riferiscono che il rimborso previsto per le tariffe già versate sarà subordinato a un limite proporzionale al valore del veicolo assemblato negli Stati Uniti: per il primo anno si potrà ottenere un rimborso fino al 3,75% del valore del mezzo, che calerà al 2,5% nel secondo anno, fino a sparire progressivamente. Anche i dazi sui componenti saranno interessati da questa logica, ma non si sa ancora con quali fondi verranno gestiti i rimborsi.
Una soluzione a tempo, utile a guadagnare consensi tra gli industriali senza stravolgere troppo in fretta gli equilibri. La pressione tariffaria resta l’arnese scelto dalla Casa Bianca per spingere la rilocalizzazione produttiva senza incendiare immediatamente i bilanci delle aziende.
Dazi anche sui componenti: rimborsi parziali per i ricambi auto
Non solo veicoli finiti. Il Dipartimento del Commercio prevede di applicare un meccanismo analogo anche sui ricambi auto importati, inizialmente sottoposti al 25% di dazio dal 3 maggio. I componenti installati su auto prodotte negli Stati Uniti daranno diritto a un rimborso, seguendo lo stesso schema a decrescere adottato per i veicoli completi.
Questa modifica punta a ridurre la pressione sui costruttori che, pur mantenendo stabilimenti americani (come Stellantis), si servono ancora di componentistica estera. A medio termine, l’obiettivo politico resta quello di incentivare la ricostruzione di una catena di approvvigionamento interna, senza interrompere bruscamente i flussi commerciali già in essere.
Il fine ultimo di Trump non è stato mai solo quello di indebolire economicamente i partners commerciali con la stretta sui dazi, tanto quanto quello di tentare in tutti i modi di portare intere parti di produzioni negli Usa. Anche questa sarà una mossa complicata, perché a livello pratico gli Stati Uniti non avranno abbastanza lavoratori, dato che il tasso di disoccupazione è molto basso, si attesta a poco più del 4% (In Italia è a 5,9%).
Tariffe auto, aumento dei prezzi e rilocalizzazione lenta: gli effetti attesi
L’annuncio ufficiale delle nuove misure è atteso oggi, martedì, a Detroit, durante una manifestazione organizzata per celebrare i primi 100 giorni di presidenza, proprio nello Stato che incarna il cuore pulsante dell’automotive americano.
Trump parlerà alla periferia della città mentre, fuori dai riflettori, gli analisti fanno i conti: secondo le stime, i nuovi dazi potrebbero gonfiare il prezzo medio di un’auto fino a 6.000 dollari.
Il presidente ha tuonato contro eventuali aumenti dei listini, ma riportare le catene produttive in patria non si risolve a colpi di proclami. E poi, dettaglio non secondario, al momento non esiste un’auto, neppure i celebratissimi pickup made in Usa, costruita interamente con componenti americani.