Riccardo Mazzetti: “Serve più lavoro sulla parte mentale. Scuola e sport sono conciliabili”
Il tiratore azzurro Riccardo Mazzetti, specialista della pistola automatica da 25 metri, ha parlato a Focus, trasmissione che va in onda sul canale YouTube di OA Sport, della dualità tra sport e studio, essendo riuscito a conseguire la laurea in Economia, dei risultati ottenuti in ambito internazionale e dell’importanza dell’aspetto mentale nel tiro a segno. […]

Il tiratore azzurro Riccardo Mazzetti, specialista della pistola automatica da 25 metri, ha parlato a Focus, trasmissione che va in onda sul canale YouTube di OA Sport, della dualità tra sport e studio, essendo riuscito a conseguire la laurea in Economia, dei risultati ottenuti in ambito internazionale e dell’importanza dell’aspetto mentale nel tiro a segno.
L’azzurro ha conciliato studio e sport: “Sono stati bravissimi i miei genitori, che non mi hanno imposto, ma quasi, di continuare a studiare nonostante lo sport, anche perché nei primi anni in cui ho iniziato non è che fossi così bravo nel tiro, o talentuoso da dire ‘Questo andrà alle Olimpiadi’. Non era assolutamente programmato, e quindi ho semplicemente continuato il percorso di studi, ho preso la triennale in Economia, la specialistica, poi, in Banca e Finanza, quello che mi interessava di più, e ormai ho finito tanti anni fa, una decina d’anni fa, perché ne ho 40, quindi i conti si fanno presto, e un paio di anni fa, per piacere personale, un po’ anche per pensare al futuro, ho deciso di prendere anche un Master breve in Sport Management, quindi mi tengo attivo anche così. Penso sia importante questa dualità, la dual carrier di cui si parla tanto: scuola e sport di alto livello è possibile, magari con tempistiche un pelo più lunghe, come ho fatto io, però è possibile“.
La svolta con i primi successi in campo internazionale: “La prima medaglia internazionale che ho preso, nel 2009, sono arrivato terzo agli Europei, battendo, poi lui è arrivato quarto, Ralf Schumann, che è praticamente il riferimento mondiale della mia specialità, ha vinto tutto più volte, credo abbia sei medaglie olimpiche, forse 40 vittorie in Coppa del Mondo, veramente un mostro sacro per noi, e quella è stata la prima volta che mi sono approcciato a dire ‘Posso far parte di quella piccola élite di persone, oppure anche loro non sono così invincibili, hanno qualche punto debole’. Effettivamente io da ragazzino ho iniziato a 14 anni a tirare, abbastanza tardi in realtà, e non ero portato, sinceramente non avevo grossi risultati. Io vedo i ragazzini, adesso, lo vedi subito se uno ha talento e dici ‘Questo me lo porto avanti, lo cresco bene, in un certo modo, e sicuramente se lavora può avere un futuro’. Il mio talento era quello di continuare a sbattere la testa sui risultati bassi e non mollare, continuare, e così ho costruito la mia carriera. Fisicamente sono alto, magro, ho leve lunghe, non è che sia proprio portato fisicamente per fare il tiro, quindi è proprio la testa che è diversa“.
La specialità di Riccardo Mazzetti: “La pistola automatica è una specialità in cui si spara con un calibro 22 ad una distanza di 25 metri, ci sono cinque bersagli uno di fianco all’altro, ed abbiamo un tempo limitato per tirare cinque colpi consecutivi partendo col braccio basso. Quindi prima abbiamo 8 secondi per tirare 5 colpi, poi 6 secondi, e nella parte più difficile 4 secondi per tirare 5 colpi. Tutto fa riferimento alla tecnica, che si acquisisce con ripetizioni infinite del gesto, che possono portare anche all’infortunio, come nel mio caso, però sono comunque 5 colpi mirati in un tempo molto limitato, e questo però è difficilmente spiegabile a chi non l’ha mai provato, o anche a chi fa un’altra specialità di tiro, perché tutte le altre specialità di tiro hanno un colpo alla volta, con un tempo abbastanza lungo, quindi ci si può prendere il proprio tempo per farlo al meglio possibile. Noi dobbiamo tirare cinque colpi in quel momento lì, quindi la preparazione innanzitutto è molto importante, anche molto più importante delle altre discipline, perché devi essere pronto quando ti viene detto di essere pronto, non quando lo sei tu, e poi bisogna performare questa tecnica in un tempo molto breve, ma comunque sono cinque colpi di mirato, e quindi in realtà non è niente di trascendentale, si riesce ad allenare molto con molte ripetizioni“.
L’aspetto mentale in questo sport: “Purtroppo si lavora ancora pochino sull’aspetto mentale, perché se penso che passo 4 ore al giorno in poligono, non faccio altrettanto per la parte mentale, ma anche perché le strutture non sono ancora formate per supportare questa cosa, però sarebbe molto importante accelerare un po’ da questo punto di vista“.
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