Resinovich, il tecnico dell’autopsia va dagli inquirenti: “Forse quella frattura l’ho provocata io”

Tre anni dopo l’esame il preparatore anatomico si presenta dagli investigatori

Mag 6, 2025 - 12:25
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Resinovich, il tecnico dell’autopsia va dagli inquirenti: “Forse quella frattura l’ho provocata io”

Trieste, 6 maggio 2025 – Ancora un colpo di scena nel caso di Liliana Resinovich, la donna scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste il 5 gennaio 2022.

Secondo quanto riporta Il Piccolo oggi in edicola il preparatore anatomico che l’11 gennaio 2022 partecipò alla prima autopsia sul corpo della 63enne si è presentato spontaneamente dagli inquirenti per dire che potrebbe essere stato lui a procurare frattura alla lamina della seconda vertebra toracica, riscontrata poi nel secondo esame autoptico. 

Lo specialista dovrebbe essere ascoltato a breve dal pubblico ministero Ilaria Iozzi che coordina le indagini. Nell’inchiesta il marito della donna, Stefano Visintin, è indagato per omicidio volontario. 

Nella recente consulenza dell’antropologa forense Cristina Cattaneo, redatta dopo la seconda autopsia effettuata in seguito alla riesumazione della salma, evidenzia un quadro delle lesioni e fratture (non solo alla schiena ma anche a mani e volto) compatibili con la manovra di chokehold, cioè una presa da tergo con l’avambraccio che avvolge il collo. L’ipotesi preferenziale è che la donna sia morta per asfissia meccania esterna. Insomma, sarebbe stata soffocata. L’autopsia, per ammissione della stessa antropologa, è stata fatta su “un corpo in avanzato stato trasformativo post mortale e pressoché interamente scheletrizzato” ma la consulenza esclude comunque l’evento accidentale. La confessione del tecnico cambierà le carte in tavola?