Reportage dal Vaticano, un amore dell’altro mondo per Papa Francesco. Dai laici agli islamici: “Ci chiama a una nuova fraternità”
Non solo i cattolici all’omaggio in San Pietro: erano in 100mila per Bergoglio. Alle 19 la bara sarà sigillata e domattina il feretro sarà in piazza per le esequie

Città del Vaticano, 25 aprile 2025 – Omaggio a Francesco, giorno tre. Alle 19 la Basilica chiude e la bara verrà sigillata come cerimoniale impone. Domattina il feretro sarà in mezzo al sagrato. Senza catafalchi, vicino a terra: lezione di stile ai potenti del mondo.
Poi viaggerà alla volta di Santa Maria Maggiore sfilando tra Piazza Venezia, Fori Imperiali, Colosseo e San Giovanni. L’abbraccio di Roma non profuma di santità, ma di romanzo popolare.
Lo stesso che da 48 ore racconta e celebra la perfetta fusione tra Francesco e la gente: tutta quella in fila apposta per lui (tanta, tantissima), ma anche la folla di turisti che stravolge la propria vacanza e si mette in coda con rispetto. Tempi di attesa finalmente umani. Da cinque ore a meno di una. Anche per questo alle 20 di ieri le presenze sono già 90mila, quasi il quintuplo di martedì alla stessa ora (cifra in fisiologico aumento nella notte, vista l’apertura a oltranza).
Il racconto dei fedeli in coda
“Merito dell’impegno di tutti”, sottolinea Gaetano, partito dalla provincia di Siracusa “per dare una mano”, come centinaia di altri volontari della Protezione Civile arrivati da tutta Italia. “Martedì, il dispositivo di sicurezza era in rodaggio e la pressione assoluta – osserva Antonio, carabiniere –. Tutto è cambiato con la scelta di tenere aperto fino alle 5 di mattino. Le code sono sparite e alla riapertura tutto è subito filato liscio”. Con la complicità del meteo. Cielo grigio ma neppure una goccia di pioggia. Poi squarci di azzurro e un sole gradevole.
La gente: "Ciao Papa!”
Enrico e Valeria, romani di mezza età, lo gridano proprio: “Ciao Papa! Impossibile non salutarti”. Perché? “Per il messaggio e per l’esempio: l’attenzione ai poveri rimessi in gioco, il totale disinteresse per la ricchezza e per il potere”. “Ha veicolato i valori più autentici del Vangelo. Un amico dei deboli e dei diseredati. Un nemico degli agi e del lusso. Qualcuno l’ha mai visto in vacanza a Castel Gandolfo?”, s’illumina Giuseppe, ex maresciallo dei carabinieri partito di mattina presto da Napoli.
“È un privilegio essere qui – concorda Susanna –. Vengo da Reggio Emilia, e Francesco l’ho sempre amato e guardato tutte le domeniche in tv. Un occhio ai fornelli e uno a lui. Anzi, più a lui. Se oggi la Chiesa sta di nuovo coi più deboli il merito è suo”. Dalla Basilica esce una famiglia di cinque persone. Marito con figlio in spalla, moglie e due figlie. “Mi chiamo Burak, sono turco e musulmano. Francesco è il Papa che più si è impegnato per il dialogo tra le religioni. Una figura potente. È bello essere qui”. Ecco Carolina e Maxim, ventenni moldavi: “Siamo ortodossi ma davvero incantati da questo Papa. Un uomo speciale”. “La miglior espressione del cattolicesimo”, sintetizza Susana, spagnola di Ibiza.
"Pace più lontana senza Francesco”
Giancarlo, 88 anni ben portati, è un ferroviere bolognese in pensione. “E sono qua perché la scomparsa di Francesco mi ha toccato tantissimo – ci tiene a dire –. Straordinaria la sua lotta alle disuguaglianze. Secondo me non abbiamo a fondo realizzato cosa ci siamo persi. L’umanità è messa male, tanti Paesi importanti fanno scelte confuse. La bussola di Francesco avrebbe fatto ancora molto comodo”. Lucille è parigina: “La pace nel mondo è sempre più lontana senza persone come Francesco. Spero che il suo successore sia all’altezza”.
“Servono figure di questo stampo che vadano al di là della religione”, osserva Valerio, romano, mentre esce dai varchi da solo. Indossa un chiodo nero, si dichiara scrittore: “La morte di Francesco sfida la storia e richiama al mondo a una nuova fraternità”, riassume con pensiero largo. Christian viene da Erfurt, ex Germania Est. “E ho la mamma polacca, di un villaggio vicino a quello di Giovanni Paolo II. Lui e Francesco sono state personalità molto diverse. Ognuna perfetta per la propria epoca”. Tania, olandese, è in piazza con la famiglia. Si occupa di marketing a Ginevra: “Non sono cattolica, ma Francesco mi è sempre piaciuto. Anche per la sua capacità di innovazione. Dal linguaggio ai social”.
Elena, slovacca, è ingegnere in pensione. Parla bene l’italiano, si dichiara “felice” dell’omaggio reso al Pontefice: “Persona di qualità. Uomo di grandi slanci a favore di una chiesa accogliente, finalmente più vicina ai divorziati e agli omosessuali. Era davvero capace di unire. Me lo ricordo nella sua visita in Slovacchia dopo il Covid. Amava il contatto con le persone, non si risparmiava”.
Una migrante senegalese: “Mi ha ascoltato per 45 minuti”
“Mi ha ascoltato a occhi chiusi per 45 minuti accarezzandomi le cicatrici sulle mani”, conferma Ibrahima, migrante senegalese, uscito vivo per miracolo dai lager libici (“torturato, umiliato, costretto ad assistere alla morte di tante persone, agli stupri e alle violenze”): “A Francesco – rievoca – ho raccontato tutto del mio viaggio, ma anche dell’Islam, la mia religione. “Siamo tutti fratelli“, mi ha risposto”. Catherine è americana, arriva da New York. “Francesco? Un Papa meraviglioso. Negli Stati Uniti la chiesa cattolica è spaccata: io sto qua, dalla parte giusta. E dopo Francesco non si può tornare indietro”.