Radioterapia nei tumori, mancano gli specialisti. Il 50% dei pazienti resta senza cure

La radioterapia oncologica è tra le terapie più avanzate nella cura del tumore, in grado di offrire trattamenti altamente efficaci, e spesso risolutivi, ma in Italia è ancora sottoutilizzata: mancano gli specialisti e l'accesso ai trattamenti non è uniforme sul territorio.

Apr 1, 2025 - 22:49
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Radioterapia nei tumori, mancano gli specialisti. Il 50% dei pazienti resta senza cure

Domande precise, per il presente e il futuro della radioterapia oncologica. A porle, di fronte alle Istituzioni, sono gli esperti delle società scientifiche dei radio-oncologi, degli oncologi medici e dei radiologi medici, insieme alle associazioni di pazienti, in occasione degli Stati Generali della Radioterapia Oncologica, promossi dall’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica (AIRO).
Cosa serve per il futuro? E quale deve essere lo spazio per questa disciplina, uno dei tre caposaldi (assieme a chirurgia e terapia medica) nella cura di molte forme tumorali?

C’è bisogno di radio-oncologi

La radioterapia oncologica è tra le terapie più avanzate nella cura del tumore, in grado di offrire trattamenti altamente efficaci, e spesso risolutivi, ma in Italia è ancora sottoutilizzata rispetto agli standard internazionali. Sebbene il 60% delle persone con diagnosi di neoplasia necessiti di trattamenti radioterapici durante il decorso della malattia, solo il 30% vi accede nel nostro Paese, privando così i pazienti di un’opportunità terapeutica indispensabile e potenzialmente salvavita.

Come nasce questo divario in termini di accesso? Non si può sottovalutare, aldilà delle situazioni organizzative, il ruolo delle dinamiche occupazionali. La radioterapia soffre di una grave carenza di professionisti, con solo 1.045 radio-oncologi distribuiti in maniera non uniforme sul territorio nazionale, in circa 200 centri di radioterapia. Una carenza determinata da un numero insufficiente di iscritti alle scuole di specializzazione rispetto ai posti disponibili – solo 23 iscritti nel 2024 a fronte di 170 posti – e da un numero esiguo di ore di insegnamento dedicate alla radioterapia nei corsi di laurea in Medicina.

Di qui l’esigenza, da un lato, di potenziare la formazione universitaria, introducendo corsi obbligatori di radioterapia oncologica nei percorsi di Laurea in Medicina, ai quali sia attribuito un numero maggiore di crediti formativi universitari; dall’altro lato, di rendere più attrattiva la scuola di specializzazione, istituendo borse di studio dedicate agli specializzandi in Radioterapia, per far fronte alla concreta minaccia che, a numero costante di specializzandi, questa specialistica possa pressoché scomparire nell’arco del prossimo decennio. Una minaccia gravissima per il SSN e per i pazienti oncologici italiani, che potrebbero essere privati della possibilità di accedere a questi trattamenti fondamentali e non di rado salvavita.

“La radioterapia oncologica è una disciplina strategica nella lotta contro il cancro, ma in Italia è ancora sottoutilizzata e poco integrata nei percorsi terapeutici. Inoltre, la mancanza di un’adeguata valorizzazione all’interno dei percorsi universitari causa una carenza di specialisti, con soli 1.045 radio-oncologi attivi a fronte di una domanda crescente. Solo con un intervento concreto su questi fronti potremo garantire ai pazienti oncologici l’accesso a cure all’avanguardia su tutto il territorio nazionale”

segnala Stefano Pergolizzi, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Radioterapia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina e Presidente eletto AIRO.

Il ruolo delle specialiste

La comunicazione in oncologia è una terapia nella terapia. Più empatia, ascolto e capacità di spiegare il trattamento in modo chiaro possono fare la differenza per le pazienti in radioterapia. E oggi, chi offre questa sensibilità non è più una minoranza: le donne radioterapiste sono 631 su 1046 iscritti ad A.I.R.O. (Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia clinica), più del 60%. Il loro approccio alla comunicazione è un fattore chiave per la qualità della cura e per il benessere delle pazienti.

Spiega Antonella Ciabattoni, Segretario alla Presidenza di A.I.R.O. (Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia clinica)

“Le donne medico dimostrano un’attenzione particolare alla relazione, favorendo un dialogo più aperto con i pazienti e questo si traduce in una maggiore adesione alle terapie e in una riduzione dello stress legato alla malattia. Infatti le donne sono attente ai rapporti e orientate alle dinamiche della relazione per educazione e tradizione, oltre al bagaglio di scelte, pensieri, emozioni personali e alla innata curiosità, che le spinge a fare domande. E sulle domande e le risposte ad esse si costruisce il rapporto, attraverso un mix di competenza, accoglienza, ascolto e vicinanza al paziente”.

Non solo la presenza femminile è in crescita, ma le donne sono protagoniste anche ai vertici della disciplina.

“Le donne in radioterapia portano un valore aggiunto non solo nella comunicazione, ma anche nella ricerca e nell’innovazione del settore. Il loro contributo, insieme a quello dei colleghi uomini, arricchisce il settore con prospettive complementari. Dobbiamo continuare a promuovere questa presenza – prosegue Barbara Jereczek, Presidente ESTRO (European Society for Radiotherapy and Oncology) – e incoraggiare le nuove generazioni a intraprendere questa strada. L’obiettivo è valorizzare talento e competenza, indipendentemente dal genere, per il progresso della radioterapia e il benessere dei pazienti”.

Numerosi studi dimostrano che una comunicazione efficace tra medico e paziente in oncologia migliora l’aderenza ai trattamenti e comporta un elevato grado di soddisfazione (empowerment), con sviluppo di una relazione terapeutica stabile Secondo una meta-analisi pubblicata su JAMA, le donne medico adottano uno stile comunicativo verbale e non, più orientato al paziente, con un maggior coinvolgimento emotivo e un linguaggio meno tecnico. Le donne medico dedicano più tempo ai colloqui, favorendo una maggiore comprensione del trattamento e delle sue implicazioni.

Come ottimizzare i percorsi di cura

Occorre sempre ricordare che i trattamenti oncologici si basano sulle scelte che, caso per caso, vengono effettuate dal team che ha in cura la persona. Quindi le indicazioni vanno identificate con particolare specificità, considerando anche la sicurezza nelle eventuali associazioni di approcci chirurgici. Quindi la valutazione del profilo di safety delle terapie sistemiche in combinazione con la radioterapia deve basarsi su criteri chiari e su un adeguato processo di raccolta dati, come evidenziato dalle più recenti raccomandazioni internazionali. La definizione di parametri di sicurezza condivisi, con particolare attenzione al profilo di tossicità e alle interazioni farmacologiche, rappresenta un passo fondamentale per un impiego consapevole dell’associazione fra farmaci e radioterapia, e quindi per una gestione realmente multidisciplinare e integrata di tutte le armi terapeutiche oggi disponibili nella lotta contro il cancro.

Sarà, quindi, fondamentale elaborare nei prossimi mesi percorsi di cura dedicati alle patologie oncologiche in cui risulta più efficace l’impiego della radioterapia, per definire le corrette modalità di associazione tra radioterapia e farmaci, partendo da evidenze scientifiche già ampiamente disponibili in letteratura scientifica e nella pratica clinica, dalle quali emerge che dall’associazione fra farmaci e radioterapia, in diverse patologie specifiche, non deriva alcuna criticità in termini di tossicità aggiuntiva.
Marco Krengli, Direttore della UOC Radioterapia dell’Istituto Oncologico Veneto – IRCCS e Presidente AIRO, ha evidenziato:

“In Italia la radioterapia è sottoimpiegata non per mancanza di tecnologia o competenze, ma per mancanza di un percorso strutturato che ne regoli l’utilizzo. Il nostro obiettivo è lavorare con le Istituzioni per garantire un accesso equo a questa terapia salvavita, e per far sì che la radioterapia sia sempre considerata nei percorsi oncologici fin dalle prime fasi decisionali. È poi essenziale investire nella formazione di nuovi specialisti, rendendo l’insegnamento della radioterapia sempre più attrattivo nel percorso universitario e di specializzazione”.

Le richieste per il futuro

Insomma, occorre porre sul tavolo diverse necessità. È fondamentale valorizzare la formazione sulla radioterapia, sia nei corsi di Laurea in Medicina sia all’interno dei percorsi di specializzazione, ad esempio istituendo borse di studio dedicate, per far fronte alla carenza di radio-oncologi specializzandi, che rischia di compromettere l’offerta di radioterapia nell’arco di un decennio. Secondo gli esperti conta molto anche rafforzare il ruolo dei radio-oncologi nei team multidisciplinari e promuovere il loro maggiore coinvolgimento nelle Reti oncologiche regionali, nei Comitati farmaci innovativi e in tutti gli altri snodi decisionali dedicati alla presa in carico dei pazienti e alla governance delle patologie tumorali, per favorire un reale approccio integrato alla gestione di queste malattie.

Infine, è basilare delineare precisi percorsi terapeutici, che integrino appieno cure farmacologiche e radioterapia, nelle patologie oncologiche in cui è più evidente il beneficio dell’associazione fra farmaci e radioterapia, e in cui è comprovata l’assenza di tossicità aggiuntiva imputabile all’irradiazione dei farmaci. Il tutto ricordando che la presa in carico del paziente oncologico richiede un approccio multidisciplinare, in cui anche il radio-oncologo deve svolgere un ruolo cruciale, per definire il migliore iter diagnostico-terapeutico, e così garantire l’approccio ottimale a ciascuna patologia oncologica.