Putin boccia la tregua
Trump vuole andare a Istanbul. Zelensky: la guerra potrebbe finire. .

La situazione è talmente fluida che, da qui a giovedì, rischia di cambiare ancora. Al momento, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non sa se dopodomani, a Istanbul, dovrà ricevere due o tre leader. Non solo il Cremlino prende tempo rispetto alle condizioni poste dal gruppo Weimar Plus, riunito a Londra. Nella megalopoli sul Bosforo potrebbe arrivare “a sorpresa” nientemeno che il presidente Trump, che domani inizierà un importante tour nella regione del Golfo e potrebbe quindi trovarsi “in zona” in caso di sviluppi rilevanti. Intanto tutto procede secondo il solito copione che si ripete da mesi, e l’unico davvero entusiasta sembra essere proprio il presidente Erdogan. Per lui ospitare la mediazione rappresenta un’occasione preziosa per accreditarsi definitivamente come player globale e per rilanciare la navigazione commerciale sul Mar Nero, interrotta dall’inizio della guerra, con tutte le conseguenze negative sull’economia nazionale. "Spero che la finestra di opportunità che si è aperta non venga sprecata", ha dichiarato il leader di Ankara, che ieri ha avuto un colloquio telefonico con il premier ucraino Volodymyr Zelensky.
Quest’ultimo ha ringraziato la Mezzaluna Rossa e dichiarato che l’incontro "può porre fine al conflitto". Ma, come spesso accade, il problema resta la Russia. Mosca continua ad attaccare. Secondo lo Stato maggiore di Kiev, gli scontri non sono diminuiti di intensità e continuano a concentrarsi nelle regioni di Kharkiv, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. Il Cremlino, dal canto suo, non sembra minimamente intenzionato a deporre le armi. Ieri il portavoce del presidente Putin, Dmitry Peskov, ha definito “inaccettabili” le richieste dei leader europei, che da sabato chiedono un cessate il fuoco immediato e incondizionato, minacciando nuove sanzioni, più severe delle precedenti e focalizzate sul comparto bancario ed energetico. "Il linguaggio degli ultimatum è inaccettabile per la Russia, non è adeguato. Non si può parlare alla Russia in questo modo", ha dichiarato Peskov.
Il portavoce ha poi aggiunto che la proposta di negoziati è sostenuta dai Paesi Brics, di cui fanno parte anche i “giganti” India e Cina: un modo per ribadire che Mosca non è affatto isolata sulla scena internazionale. Si va avanti a colpi di dichiarazioni, insomma, con il premier ucraino che ha affermato di "aspettare Putin a Istanbul", forse perché ritiene che alla fine non si presenterà. L’unico ottimista sembra essere il presidente americano Donald Trump, forse anche in virtù del fatto che Zelensky ha definitivamente firmato la legge che ratifica l’accordo tra i governi di Ucraina e Stati Uniti sui metalli delle terre rare. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il tycoon si è detto certo che, alla fine, la Russia accetterà un cessate il fuoco di 30 giorni. "È un incontro molto importante – ha sottolineato Trump – io avevo insistito perché si tenesse. Penso che qualcosa di positivo possa emergere e si possa mettere fine al bagno di sangue".
E se così dovesse essere, lui sarà presente. "Stiamo valutando di cambiare il programma", ha detto “The Donald”, lasciando intendere che potrebbe atterrare a Istanbul. Ma giovedì è ancora lontano, e la Russia continua a sparare. C’è il rischio che la Turchia abbia avviato i preparativi per nulla.