Sondaggio BofA: tra i gestori cala il pessimismo, sfuma lo spettro della recessione

L’accordo USA-Cina sui dazi favorisce un sentiment meno pessimista, con una riduzione della liquidità in portafoglio e una rotazione verso il settore tecnologico e l’Europa. Tuttavia, in un contesto ancora incerto, gli investitori continuano a puntare sull’oro. L'articolo Sondaggio BofA: tra i gestori cala il pessimismo, sfuma lo spettro della recessione proviene da FundsPeople Italia.

Mag 13, 2025 - 22:48
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Sondaggio BofA: tra i gestori cala il pessimismo, sfuma lo spettro della recessione

Meno pessimismo. Il sondaggio globale di maggio condotto da BofA tra i gestori di fondi segnala un clima meno estremo rispetto ad aprile. Dopo gli annunci del Liberation Day, che avevano generato un’impennata della volatilità e accresciuto i timori di recessione, il sentiment era diventato decisamente negativo, in particolare nei confronti degli asset statunitensi. Ora emergono i primi segnali di miglioramento: il peggio della turbolenza sembra alle spalle, grazie anche alla ripresa dei mercati culminata con gli accordi commerciali tra Stati Uniti e Cina raggiunti lo scorso fine settimana a Ginevra.

L’indagine mostra un atteggiamento meno pessimista, anche se ancora lontano da un vero ottimismo: la recessione viene giudicata meno probabile, la quota di liquidità nei portafogli è scesa dal 4,8% al 4,5% e si osserva una significativa riallocazione verso il settore tecnologico. Va tuttavia sottolineato che il 75% dei rispondenti ha completato il questionario prima dell’annuncio ufficiale dei colloqui tra le due superpotenze in Svizzera. Il sentiment resta comunque abbastanza cauto da suggerire un pain trade leggermente al rialzo: un cessate il fuoco credibile nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe infatti contribuire a scongiurare una recessione o un evento di credito sistemico.

L’atterraggio morbido torna centrale, sfuma la recessione

I gestori appaiono più positivi: solo l’1% netto ritiene probabile una recessione (contro il 42% di aprile), mentre il 59% netto prevede una crescita globale più debole (rispetto all’82% del mese precedente). L’“atterraggio morbido” torna a essere lo scenario di consenso (61%), contro il 26% che prevede un atterraggio brusco e il 6% che non prevede alcun atterraggio.

Gli intervistati si attendevano tariffe del 37% sulle esportazioni cinesi, non del 30% come emerso dall’incontro di Ginevra. Tuttavia, la guerra commerciale resta il rischio di coda principale e la minaccia più probabile di un potenziale evento di credito. Il secondo timore è un rialzo dell’inflazione che costringerebbe la Fed ad alzare i tassi (due terzi degli investitori si aspettano da 2 a 3 tagli dei tassi da parte della Fed nel 2025). Il terzo rischio è un crollo del dollaro. Infine, alla domanda sull’impatto dei tagli fiscali negli Stati Uniti previsti nella seconda metà del 2025, il 75% dei partecipanti al sondaggio si aspetta che aumentino il deficit federale. 

Asset allocation, il dollaro perde peso nei portafogli

Come conseguenza dell’incertezza sulle guerre commerciali, l'esposizione al dollaro USA è scesa ai minimi da 19 anni a questa parte, con il 17% netto degli intervistati del FMS che sottopesa il dollaro USA. Inoltre, contro l'indebolimento del dollaro il 40% dei gestori sta cercando di aumentare le coperture valutarie. Un rifugio è cercato anche nell’oro: “lungo” sul metallo giallo è l’operazione più affollata per il secondo mese consecutivo (per il 58%), dopo una striscia di 24 mesi di “long Magnificent 7” (ora al 22%). Ma quasi un gestore su due (il 45%) sostiene che l'oro sia sopravvalutato, (rispetto al 34% di aprile).

A maggio gestori hanno ridotto la sovra ponderazione sull’obbligazionario portandola a un livello neutrale. Parallelamente, hanno diminuito il sottopeso sull’azionario globale, incrementando l’esposizione all’Europa ma non ai titoli statunitensi (che registrano il maggior sottopeso dal maggio 2023). L'allocazione alle azioni del Vecchio continente sale a un sovrappeso netto del 35%, rispetto al 22% di aprile. Si osserva inoltre il maggior sovrappeso delle large cap rispetto alle small cap dal giugno 2022. A livello settoriale, si evidenzia una forte rotazione verso la tecnologia (con il maggior incremento mensile dal marzo 2013), gli industriali e le materie prime. Al contrario, è stata ridotta l’allocazione ai settori difensivi (beni di prima necessità e sanità) e all’energia.

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