Prop Trader, serve la partita Iva? Come gestire i redditi
Essendo un'attività professionale a tutti gli effetti, quando si lavora come prop trader è necessario aprire la partita Iva

Come deve essere gestita l’attività di prop trading sotto il profilo fiscale? Quali accorgimenti devono avere i professionisti che lavorano in questo settore? Sono diversi i soggetti che svolgono quotidianamente l’attività di trading: questo è il motivo per il quale è opportuno gestire l’attività correttamente dal punto di vista fiscale e, soprattutto, sapere quando è necessario aprire la partita Iva per svolgere correttamente la professione.
Cosa significano prop trading e prop firm
Tra le professioni che iniziano ad emergere nel corso degli ultimi anni c’è quella del prop trader: è un esperto che prende in gestione un portafogli di investimenti per conto di una o più proprietary firm.
Generalmente questo tipo di azienda non è una società di intermediazione, ma è una società finanziaria che si occupa di gestire il portafoglio finanziario per conto degli investitori. Per garantire questo servizio le proprietary firm si appoggiano su dei trader professionisti, a cui forniscono un portafoglio finanziario da gestire.
Il prop trader non è un promotore finanziario e non gestisce direttamente nemmeno il rischio. Al trader viene messa a disposizione una somma di denaro: non risponde delle perdite, ma ottiene una quota dei profitti che derivano dalle sue attività di investimento.
Il rapporto diretto con l’investitore viene gestito direttamente dalla prop house, mentre il prop trader si occupa della gestione dell’investimento. Il committente, a ogni modo, ha diritto di interrompere la collaborazione nel caso in cui dovesse essere registrata una perdita importante.
Come deve essere inquadrato fiscalmente il prop trader
Il prop trader o proprietary trader investe sui mercati finanziari utilizzando del capitale che non è proprio, ma che viene messo a disposizione dalla società specializzata. Nel momento in cui l’attività viene effettuata in modo continuativo e professionale, ovviamente con lo scopo di generare del reddito per se stessi e per i propri clienti, è a tutti gli effetti un’attività di lavoro autonomo.
Per poterla esercitare, quindi, il professionista è tenuto ad aprire la partita Iva. Siamo davanti a un caso nel quale è difficile sostenere che la prestazione viene effettuata occasionalmente, per il modo in cui la collaborazione viene organizzata e gestita.
Quando serve la partita Iva
Nel momento in cui un investitore fa del trading con del capitale proprio, non è obbligatorio aprire la partita Iva. Eventuali guadagni e le relative perdite possono essere gestite all’interno della dichiarazione dei redditi anche da privato.
Quando si investono i propri risparmi – magari appoggiandosi a un broker – non si rientra nell’attività professionale. La situazione, però, cambia nel momento in cui si iniziano a gestire dei capitali per conto di terzi, sia quando si ricevono dai risparmiatori che da delle società specializzate. L’attività svolta inizia ad assumere un contorno leggermente più professionale ed è necessario aprire la partita Iva.
Siamo davanti a un aspetto molto importante che non deve essere sottovalutato. Nel momento in cui si inizia a operare professionalmente per conto di terzi, anche quando si fanno delle attività di trading, si sta svolgendo una vera e propria attività economica. Questo è il motivo per il quale è necessario essere in regola con tutti gli obblighi amministrativi, andando ad aprire anche la partita Iva.
L’apertura della propria posizione professionale deve essere contestuale all’avvio dell’attività: tutti gli adempimenti del caso devono essere effettuati nel momento in cui si riceve il primo incarico. Decidere di operare da privato espone il trader a una serie di rischi: nel caso in cui dovessero esserci degli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate potrebbero arrivare delle sanzioni.
Come scegliere il regime fiscale corretto
Una volta aperta la partita Iva il prop trader deve anche scegliere il regime fiscale più adatto alla propria situazione. Nel caso in cui i compensi dovessero rimanere al di sotto degli 85.000 euro l’anno è possibile ricorrere al forfettario, che permette di evitare gli adempimenti Iva, Irpef ed Irap. E che soprattutto prevede una tassazione al 5% per i primi cinque anni e al 15% dal sesto in poi.
Per poter aderire al regime forfettario è necessario:
- avere dei ricavi o compensi inferiori a 85.000 euro l’anno;
- percepire dei redditi da lavoro dipendente o da pensione inferiori a 35.000 euro;
- avere spese di assunzione dei dipendenti inferiori a 20.000 euro;
- non si deve essere in possesso di quote di partecipazione in società di persone, associazioni o Srl che svolgano attività analoghe a quella professionale esercitata.
Quale codice Ateco scegliere
Alcuni problemi sorgono per la scelta corretta del codice Ateco. Per il momento per l’attività di prop trader mancano dei chiarimenti ufficiali da parte dell’Agenzia delle Entrate, anche dopo che sono stati aggiornati.
Molto pragmaticamente, questo significa che non ci sono delle indicazioni per sapere come debba essere classificata l’attività, non essendoci un codice specifico. Per poter aprire la partita Iva, quindi, è necessario andare a identificare uno dei codici esistenti che sono legati a delle attività residuali, che non sono espressamente indicati.
Il codice Ateco che può essere utilizzato per l’attività di prop trader (o meglio quello che gli si avvicina di più) è il seguente:
- 66.12.00 – attività di negoziazione di contratti relativi a titoli e merci.
Qual è la cassa previdenziale
Al momento, tra l’altro, mancano anche dei chiarimenti ufficiali relativi agli aspetti più propriamente previdenziali di questa attività. In linea di principio si può ritenere che è una vera e propria attività professionale, che dovrebbe prevedere l’iscrizione alla gestione separata Inps.
Questa particolare cassa prevede il versamento di un’aliquota previdenziale che deve essere applicata sul reddito prodotto annualmente. Ad ogni modo è necessario verificare la situazione del singolo professionista ed appurare che non ci sia un diverso inquadramento dal punto di vista previdenziale.
Iscrizione all’Ocf
Ocf è l’acronimo dell’Organismo di vigilanza e tutela dell’Albo dei Consulenti Finanziari. Questi professionisti aiutano i risparmiatori a pianificare le proprie risorse finanziarie, in modo da raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati.
L’iscrizione all’Ocf avviene a seguito del superamento di un esame. Qui si apre un ulteriore dubbio: il prop trader, per poter operare, si deve iscrivere a questo albo? Purtroppo anche in questo caso mancano dei chiarimenti ufficiali che possano dissipare qualsiasi dubbio in uno o nell’altro senso.
La consulenza finanziaria
A ogni modo il prop trader non ha un rapporto diretto con il risparmiatore, ma con una società di investimenti. È solo quest’ultima ad intrattenere i rapporti con i privati. Il prop trader, è bene sottolinearlo, agisce unicamente su una piattaforma nella quale gli ordini vengono prima valutati e poi approvati dalla prop house.
Questa situazione differenzia drasticamente l’attività del prop trader da quella del consulente finanziario. Ma anche in questo caso, è opportuno confrontarsi direttamente con l’Ocf per appurare che la propria attività non richieda anche questa registrazione.