Primario arrestato, Emanuele Michieletti licenziato dall’ospedale di Piacenza. Il governatore: “Verifiche su comportamenti collegati”
È stato licenziato Emanuele Michieletti, il primario di Radiologia dell’ospedale Civile di Piacenza, arrestato e messo agli arresti domiciliari per violenza sessuale e stalking. La notizia arriva a poco più di un giorno dalle perquisizioni e dal sequestro dell’ufficio dove il medico, molto stimato professionalmente, assaltava dottoresse e infermiere e aveva rapporti sessuali consenzienti con […] L'articolo Primario arrestato, Emanuele Michieletti licenziato dall’ospedale di Piacenza. Il governatore: “Verifiche su comportamenti collegati” proviene da Il Fatto Quotidiano.

È stato licenziato Emanuele Michieletti, il primario di Radiologia dell’ospedale Civile di Piacenza, arrestato e messo agli arresti domiciliari per violenza sessuale e stalking. La notizia arriva a poco più di un giorno dalle perquisizioni e dal sequestro dell’ufficio dove il medico, molto stimato professionalmente, assaltava dottoresse e infermiere e aveva rapporti sessuali consenzienti con altre donne. Un comportamento che – come si leggeva nella nota della Polizia delegata all’inchiesta – sottraeva anche tempo al lavoro e metteva in uno stato di “prostrazione” le sue vittime. In 45 giorni di monitoraggio, con intercettazioni e anche filmati, sono stati contati 32 episodi.
Il licenziamento è stato annunciato dal governatore dell’Emilia Romagna. “Ringrazio la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza e la Squadra mobile della Questura di Piacenza per l’accurato lavoro di indagine svolto, che, al netto delle valutazioni che competeranno all’autorità giudiziaria, fa emergere un quadro gravissimo all’interno dell’ospedale di Piacenza. Riconosco con la medesima gratitudine il coraggio con il quale la dottoressa – il presidente della Regione, Michele de Pascale – ha deciso di denunciare l’accaduto rivolgendosi alla direzione aziendale dell’Ausl di Piacenza, la quale poi ha cooperato affinché la notizia entrasse immediatamente nella conoscenza della Questura e della Procura della Repubblica. Già nella giornata di ieri l’Ausl ha proceduto al licenziamento del primario coinvolto. Indipendentemente dagli esiti del procedimento penale – osserva – sul piano del diritto del lavoro il quadro emerso è di per sé ampiamente sufficiente a giustificare provvedimenti immediati e inequivocabili. Ho inoltre richiesto di avviare ulteriori verifiche disciplinari su eventuali comportamenti collegati meritevoli di attenzione, per garantire piena chiarezza e trasparenza sull’intera situazione”.
La decisione di prendere immediati e decisi provvedimenti è valutata e presa dalla direttrice generale dell’azienda sanitaria, Paola Bardasi. a dirigente ha preso la decisione in seguito ai pareri del direttore sanitario Andrea Magnacavallo, del direttore amministrativo Marco Chiari, del direttore delle attività socio-sanitarie Eleonora Corsalini. Il medico, considerato “potente” e ” con conoscenze”, era molto stimato professionalmente e il suo arresto ha sorpreso e sconcertato molti.
Un altro particolare è emerso: il silenzio e l’omertà di chi sapeva. Per questo il sindacato dei medici ha diffuso una nota: “Difenderemo sempre colleghe e colleghi in posizione di debolezza nella catena professionale, vittime deboli di arroganza e prepotenza. E consideriamo inaccettabile che l’ospedale, luogo di cura e di risposta al diritto alla salute dei cittadini, venga descritto come ambiente omertoso in cui tutti sapevano, ma nessuno interveniva. Non senza esprimere sconcerto per ‘commenti e suggerimentì nei corridoi che non si sono preoccupati di troncare sul nascere violenze del genere, perpetrate approfittando di un potere gerarchico professionale – dichiara Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale che – in merito all’arresto di un primario dell’ospedale Civile di Piacenza, accusato di abusi e violenze sessuali su dottoresse e infermiere – esprime in una nota “solidarietà alle colleghe coinvolte” e “ferma condanna di ogni forma di sopruso, a sfondo sessuale o meno, specie se esercitato approfittando di una posizione di potere”.
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