Presente a Pasqua, nonostante tutto: la resistenza di Papa Francesco per dare un messaggio al mondo (e ai cardinali)
Poteva essere una Pasqua senza il Papa. E, invece, non è stato così. Francesco, pur assente a tutti i riti della Settimana Santa, ha trovato il modo per esserci, secondo le sue attuali condizioni di salute, e dare così un messaggio al mondo e alla Chiesa, in primis al Collegio cardinalizio. Una resistenza straordinaria per […] L'articolo Presente a Pasqua, nonostante tutto: la resistenza di Papa Francesco per dare un messaggio al mondo (e ai cardinali) proviene da Il Fatto Quotidiano.

Poteva essere una Pasqua senza il Papa. E, invece, non è stato così. Francesco, pur assente a tutti i riti della Settimana Santa, ha trovato il modo per esserci, secondo le sue attuali condizioni di salute, e dare così un messaggio al mondo e alla Chiesa, in primis al Collegio cardinalizio. Una resistenza straordinaria per un uomo di 88 anni, recentemente dimesso dal Policlinico Gemelli dopo trentotto giorni di ricovero per una polmonite bilaterale. L’infezione è ancora presente, i movimenti degli arti superiori sono limitatissimi, non lascia più la sedia a rotelle e la voce è sempre molto sofferta. Un quadro di salute che avrebbe indotto molti a ritirarsi dalla scena. Mentre, invece, Bergoglio ha voluto dare un messaggio forte con la sua presenza nella settimana più importante di tutto l’anno liturgico.
Domenica delle Palme è ritornato sul sagrato di piazza San Pietro, come aveva fatto esattamente una settimana prima, al termine della messa in cui si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la sua crocifissione. Un brevissimo saluto ai fedeli presenti che è stato accolto con una vera e propria ovazione. Mercoledì Santo l’udienza alle settanta persone che lo hanno assistito durante l’ultimo ricovero al Gemelli, il quarto e finora il più lungo, ma anche il più grave, del suo pontificato, dove per due volte è stato in pericolo di vita. Giovedì Santo la visita al carcere di Regina Coeli in sostituzione della messa in coena Domini con il rito della lavanda dei piedi, memoriale di ciò che Gesù fece con i suoi discepoli nell’ultima cena prima di morire: “A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere. Quest’anno non posso farlo, ma posso e voglio essere vicino a voi. Prego per voi e per le vostre famiglie”.
Venerdì Santo le meditazioni delle quattordici stazioni della via crucis al Colosseo sono state scritte proprio dal Papa. Sabato Santo una breve visita a San Pietro per pregare ed essere vicino ai fedeli presenti alla veglia pasquale. Domenica di Pasqua la tradizionale benedizione Urbi et Orbi dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, con una formula ridotta all’essenziale vista la persistente mancanza di voce (“Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus”), e il messaggio papale letto dall’arcivescovo Diego Giovanni Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, responsabile della Cappella Musicale Pontificia Sistina e delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova (“Chiedo al maestro delle celebrazioni di leggere il messaggio”). Messaggio e benedizione introdotti dal Papa con un semplice augurio: “Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!”. E, infine, un lungo giro in papamobile in piazza San Pietro per salutare i 50mila fedeli presenti.
Prima di lasciare la sua residenza, Casa Santa Marta, per la benedizione Urbi et Orbi, Francesco ha avuto un breve incontro privato con il vicepresidente degli Stati Uniti d’America, James David Vance. Pochi minuti per “scambiarsi gli auguri nel giorno di Pasqua”, come precisato dalla Sala Stampa della Santa Sede. Venerdì Santo Vance aveva partecipato alla celebrazione della passione del Signore nella Basilica Vaticana e l’indomani mattina era stato ricevuto in udienza privata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, accompagnato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali. Un incontro durante il quale, come ha dichiarato il Vaticano, “si è auspicata una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, di cui è stato riconosciuto il prezioso servizio alle persone più vulnerabili”.
Francesco ha delegato diversi cardinali della Curia romana per presiedere i numerosi riti della Settimana Santa. La messa della Domenica delle Palme a Leonardo Sandri, vicedecano del Collegio cardinalizio; la messa crismale a Domenico Calcagno, presidente emerito dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; la celebrazione della passione del Signore a Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali; la via crucis al Colosseo a Baldassare Reina, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano; la veglia pasquale a Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio; e, infine, la messa di Pasqua ad Angelo Comastri, arciprete emerito della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, vicario generale emerito del Papa per la Città del Vaticano e presidente emerito della Fabbrica di San Pietro. In tutte queste celebrazioni, però, è stata letta dal cardinale che presiedeva l’omelia di Francesco. Un’ulteriore presenza spirituale che Bergoglio ha voluto testimoniare durante la Settimana Santa del Giubileo della speranza.
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