Povertà lavorativa in aumento per autonomi e full-time

I dati Eurostat mettono in evidenza un aumento della povertà lavorativa che coinvolge anche dipendenti full time e autonomi, soprattutto giovani.

Apr 29, 2025 - 09:32
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Povertà lavorativa in aumento per autonomi e full-time

La povertà lavorativa in Italia coinvolge anche i lavoratori a tempo pieno, che faticano a sbarcare il lunario secondo gli ultimi dati resi noti da Eurostat. Nel 2024, infatti, i lavoratori italiani con un reddito inferiore del 60% rispetto a quello medio nazionale rappresentano il 9% del totale, una percentuale in aumento rispetto ai dati del 2023.

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Si tratta di valori raddoppiati rispetto a quelli rilevati in Germania (3,7%) e vicini a quelli della Spagna (9,6%), lontanissimi invece da quanto accade in Finlandia (2,2%).

Aumento povertà tra autonomi e giovani

Secondo i dati Eurostat, sono soprattutto i lavoratori autonomi a percepire redditi inferiori rispetto alla media nazionale: nel 2024 la percentuale corrisponde al 17,2%, mentre per i dipendenti si sale all’8,4% dall’8,3% del 2023.

Le tabelle mostrano anche una certa influenza del livello di istruzione sulla povertà lavorativa, tanto che rientra tra gli occupati poveri il 18,2% di coloro che ha completato solo la scuola dell’obbligo, mentre la percentuale scende in modo marcato per i lavoratori laureati: solo il 4,5% conta su un reddito inferiore al 60% rispetto al reddito mediano nazionale. La povertà lavorativa, inoltre, è calata tra gli occupati diplomati tra il 2024 e l’anno precedente.

Analizzando i dati dal punto di vista generazionale, infine, sono i giovani tra i 16 e i 29 anni a patire un aumento del tasso di povertà lavorativa, che nel 2024 ha raggiunto quota 11,8%.

Differenze territoriali e d’istruzione

L’Italia presenta divari territoriali significativi nel rischio di povertà. La percentuale di lavoratori poveri nelle regioni del Sud è maggiore rispetto a quelle del Nord, dove la povertà tra i lavoratori indipendenti è più contenuta. L’istruzione gioca un ruolo cruciale: tra i lavoratori che hanno completato solo la scuola dell’obbligo, il 18,2% risulta povero, mentre la povertà tra i laureati è decisamente più bassa, al 4,5%, anche se questo dato ha visto un significativo aumento rispetto al 2023, quando era al 3,6%.

Povertà tra minori e over 65

Nel 2024, il rischio di povertà in Italia è rimasto stabile al 18,9% della popolazione. Tuttavia, l’analisi per fasce di età rivela situazioni diverse: mentre il rischio di povertà tra i minori è diminuito dal 24,7% al 23,2%, per gli over 65 è aumentato, passando dal 16,9% al 17,6%. In totale, circa 11 milioni di persone sono in una situazione di indigenza economica, sebbene il dato complessivo sia migliorato di 29.000 unità rispetto al 2023.

La deprivazione materiale: fenomeno persistente

Il fenomeno della deprivazione materiale in Italia, che si riferisce alla difficoltà di affrontare spese essenziali, è in calo, scendendo dal 9,8% nel 2023 all’8,5% nel 2024, il livello più basso dal 2015. Nonostante ciò, cinque milioni di persone in Italia non riescono a sostenere almeno cinque delle 13 spese essenziali, come il riscaldamento adeguato della casa, una settimana di vacanza, o la connessione internet.

Particolarmente vulnerabili sono i giovani e gli anziani: la deprivazione materiale per i minori è calata dal 13,5% al 11,7%, ma per gli over 65 si è ridotta solo marginalmente, passando dal 8,4% al 7%.

Divario crescente tra ricchi e poveri

Nel 2024, si è osservato un nuovo allargamento del divario di reddito tra i più poveri e i più ricchi, dopo una riduzione nel 2023. Il primo decile (i più poveri) ha una quota di reddito nazionale equivalente pari al 2,5%, in calo rispetto al 2,7% del 2023. In contrasto, l’ultimo decile (i più ricchi) ha visto un incremento della sua quota al 24,8%, in crescita rispetto al 24,1% dell’anno precedente.

Italia tra sfide e opportunità

Il rischio di povertà e la deprivazione materiale rimangono problemi strutturali in Italia, con un particolare impatto su giovani, lavoratori indipendenti e over 65. Sebbene ci siano segnali di miglioramento in alcune aree, come la deprivazione materiale, è necessario un maggiore impegno per ridurre le disuguaglianze economiche e promuovere politiche di inclusione sociale.

La povertà lavorativa, in particolare, resta una sfida che richiede interventi mirati a migliorare le condizioni economiche di coloro che, pur lavorando a tempo pieno, non riescono a raggiungere un livello di reddito sufficiente per una vita dignitosa.