Petrolio, l’OPEC+ programma nuovo aumento produttivo per giugno

Il cartello va avanti con il progressivo aggiustamento dell'output. Aumentano i timori di una guerra dei prezzi sul petrolio

Mag 5, 2025 - 10:51
 0
Petrolio, l’OPEC+ programma nuovo aumento produttivo per giugno

L’Opec+ sta programmando un nuovo aumento della produzione di petrolio a partire dal mese di giugno. Il cartello, secondo quanto annunciato dagli otto Paesi firmatari della “Dichiarazione aggiuntiva”, ha concordato di aggiungere 411mila barili di produzione al giorno per il secondo mese consecutivo e starebbe così tentando di accelerare il processo di aggiustamento dell’offerta, con l’obiettivo di ripristinare 2,2 milioni di barili di tagli effettuati in precedenza entro il mese di novembre.

Secondo Bloomberg, i Paesi leader del cartello, come Arabia Saudita e Russia, starebbero cercando, in questo modo, di punire i membri che continuano a produrre in eccesso, tra cui l’Iraq ed il Kazakistan.

Il cambio di strategia del cartello

Il mese scorso l’Opec+ aveva deciso inaspettatamente di triplicare i tagli  già previsti per maggio. Una mossa attesa, anche se non nell’ammontare,, visto che l’Arabia Saudita aveva già segnalato di essere disposta ad accettare un periodo prolungato di bassi prezzi del petrolio.

La strategia dell’Opec+, rappresenta una netta inversione di tendenza rispetto alla strategia di lunga data che il cartello ha sempre ribadito di voler sostenere per difendere i prezzi del petrolio. Le più recenti decisioni dell’Opec dunque alimentano forti dubbi sul futuro dell’alleanza, aprendo a possibili conseguenze negative, come una guerra dei prezzi fra i maggiori produttori mondiali di greggio.

Nuove previsioni di prezzo

Gli analisti hanno già rivisto le loro previsioni. Morgan Stanley ha ridotto le previsioni di prezzo del petrolio, prevedendo 62,50 dollari al barile per il Brent nel terzo e quarto trimestre del 2025, 5 dollari in meno rispetto a quanto precedentemente previsto. Prezzo tagliato anche dagli analisti di Goldman Sachs.

Frattanto, il petrolio oggi scivola sui mercati internazionali, con il Brent che retrocede del 3,6% a 59,10 dollari al barile, mentre il WTI segna un ribasso del 3,7% a 55,68 dollari. Prezzi ben più bassi di quelli indicati dagli analisti.

Le reazioni di Banche centrali e Trump

Questa potrebbe essere una buona notizia sia per le banche centrali che per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che nei prossimi giorni è atteso in Arabia Saudita.

Un calo dei prezzi dell’energia sostenuto e prolungato potrebbe, infatti, essere accolto in maniera positiva dalle dalle banche centrali, compresa la Federal Reserve. Un prezzo più basso del petrolio e dei prodotti correlati, inclusa la benzina, potrebbero compensare parte dell’impatto inflazionistico previsto dai dazi.

Anche Trump – atteso in Medio Oriente alla fine di maggio – accoglierebbe di buon grado un prezzo del greggio inferiore visto che aveva chiesto lui stesso all’OPEC+ di aumentare la produzione e contribuire a ridurre i prezzi dell’energia.