Pergola, la linea del ministero: “Il direttore artistico del teatro? Meglio una figura manageriale”

Assist del sottosegretario Mazzi: il dg Giorgetti (verso l’uscita) “gode di prestigio internazionale”. La replica di Funaro: “Massini si è messo al servizio con professionalità, dovrebbe ringraziarlo”

Mag 10, 2025 - 02:47
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Pergola, la linea del ministero: “Il direttore artistico del teatro? Meglio una figura manageriale”

Firenze, 10 maggio 2025 – “La Commissione ministeriale dovrebbe essere una sorta di Conclave e, invece, qualcuno dall’interno evidentemente parla...”. Gianmarco Mazzi, sottosegretario del ministero della Cultura, dal palco del Teatro Niccolini di Firenze – dove ieri si è svolta la prima giornata ‘Spazio cultura, valorizzare il passato, immaginare il futuro’, organizzato dai gruppi parlamentari di Fdi nell’ambito del panel moderato dalla capocronista Erika Pontini – non nasconde l’irritazione per le notizie trapelate sul Teatro della Toscana. In particolare la questione del mantenimento dello status di teatro nazionale per la Pergola e le altre sale (Rifredi e Pontedera) che sarebbe stato deciso (rumors) assieme a un abbassamento del punteggio sulla qualità artistica dell’offerta. Ma ancora senza ufficialità.

Ma è sui nomi che il sottosegretario si concentra e fa ben capire il suo pensiero sui manager dei teatri. “Nomi autorevoli nella gestione della Pergola” dichiara Mazzi riferendosi al direttore generale Marco Giorgetti e al direttore artistico Stefano Massini. “Il dg verso il quale l’amministrazione comunale, come ho letto sui giornali, considera finito il suo lavoro, è in realtà un direttore generale che gode di un prestigio nazionale e internazionale molto forte. È stato messo lì dalla stessa amministrazione di adesso, dal sindaco precedente. All’improvviso non è più gradito” dice Mazzi. Parole che sicuramente avranno fatto piacere a Giorgetti – messo alla porta ma ancora sotto contratto – che assiste all’evento dai palchi ma appena vede i cronisti sgattaiola via lasciando il Niccolini da una porta di servizio.

Per quanto riguarda, invece, il ruolo di Massini, Mazzi racconta di aver scoperto del nuovo incarico dai media: “Ho appreso dai giornali che è stato nominato un nuovo direttore artistico, un artista molto importante”. Quindi, ricorda: “Lessi, anche con grande favore, il fatto che lui manifestò una grande felicità di poter lavorare con una persona che addirittura definiva un amico e con cui aveva iniziato la sua carriera. Per cui dopo mi sono dispiaciuto che questo rapporto non sia andato avanti. Non spetta a me capire il perché”. Per Mazzi “anche la direzione artistica deve avere un manager culturale (come la figura del dg, ndr). Nel nostro Paese cosa succede? Gli artisti fanno di fatto una supplenza. Non hanno tutto questo tempo da dedicare ai teatri perché la direzione artistica non è solo programmazione. Un direttore artistico per me deve essere una figura più manageriale”. E spiega: “Il direttori artistici continuano a svolgere la loro attività artistica privata nello stesso ambito in cui sono chiamati a prendere decisioni pubbliche che influenzano tutto il sistema. L’artista deve portare la sua arte dentro teatro ma non giudicare l’arte dei colleghi”. Insomma storce il naso.

Puntuale la replica della sindaca Funaro (che ieri sera ha assistito alla Prima di Bolle al Maggio proprio con Mazzi) e presidente del cda della Fondazione Teatro della Toscana. “Registi come Giorgio Strehler e Luca Ronconi hanno fatto la storia dei teatri lavorando sia all’interno dei teatri che fuori, e questo è un valore aggiunto. Anche il governo attuale ha varato un decreto che lo permette e questo avviene ovunque. E risulta poco chiaro perché il direttore artistico debba essere un manager dato che la norma prevede la figura di un direttore generale o amministrativo con questo scopo - sostiene la Funaro –. Aldilà delle critiche al cda, oltre a riconoscere il grande valore di Massini, artista riconosciuto e apprezzato a livello nazionale e internazionale, con cui siamo orgogliosi di collaborare, mi aspetterei dal sottosegretario Mazzi un augurio di buon lavoro e un ringraziamento a Stefano per essersi messo al servizio del Teatro con professionalità, passione e generosità”. Poi un’altra frecciatina: “Mi sorprende che abbia appreso la nomina dai giornali perché in cda siede un componente nominato dal ministero”.

L’evento di FdI dedicato alla cultura accende lo scontro anche sul Teatro del Maggio. “Carlo Fuortes è un esempio di manager della cultura non di destra, ma che la maggioranza e il governo Meloni hanno voluto valorizzare. È stato messo a fare il sovrintendente del Maggio e lo sta facendo finalmente risollevare dopo degli scempi che erano stati fatti da chi c’era prima” dichiara il deputato meloniano Giovanni Donzelli. “Condividiamo questo giudizio e siamo contenti che Fdi abbia cambiato idea. Ricordiamo bene, infatti, le parole dell’europarlamentare Francesco Torselli: quando l’allora presidente del teatro, Dario Nardella, propose Fuortes, rispose che si trattava di un nome inopportuno” tuona il deputato del Pd, Federico Gianassi ricordando che Gennaro Galdo, rappresentante del governo nel consiglio di indirizzo del Maggio, “fu l’unico a non esprimere quel nome”.