Perché l’Occidente non dovrebbe temere DeepSeek ma Manus
La Cina avrebbe già sguinzagliato il primo agente autonomo, un sistema di Intelligenza artificiale che pensa, pianifica ed esegue compiti in modo indipendente. Cosa promette di fare Manus e chi lo ha sviluppato

La Cina avrebbe già sguinzagliato il primo agente autonomo, un sistema di Intelligenza artificiale che pensa, pianifica ed esegue compiti in modo indipendente. Cosa promette di fare Manus e chi lo ha sviluppato
Se c’è un algoritmo che dovrebbe inquietare l’Occidente non è DeepSeek, la cui portata apparentemente rivoluzionaria è stata anche ridimensionata abbondantemente dai test cui è stato sottoposto, ma Manus. Si tratta dell’ennesima Intelligenza artificiale cinese ma, questa volta, almeno secondo l’annuncio i creatori sarebbero realmente riusciti ad andare oltre.
A MANUS LIBERA
A differenza dei chatbot più noti, come ChatGpt di OpenAi, Alexa Plus di Amanzon, Gemini di Google o Tongyi Qwen QwQ-32B di Alibaba, che necessitano di input umani per funzionare, Manus secondo quanto affermato dai suoi sviluppatori sarebbe “vivo”, ovvero in grado di prendere decisioni in modo proattivo così da completare le attività assegnate in modo indipendente. In sostanza, l’agente non deve necessariamente attendere istruzioni per agire.
Cosa significa questo? Che quando viene interpellato i suoi responsi dovrebbero andare al di là della richiesta formulata dall’utente umano. Per esempio, se gli si chiede “trovami un ristorante”, potrebbe cercare in autonomia un luogo particolarmente indicato per un appuntamento romantico se in chat precedenti gli era stato richiesto di trovare un fioraio per acquistare un mazzo di rose.
COME FUNZIONA MANUS
Manus gestisce più sub-agenti specializzati in singoli flussi di lavoro che vengono coordinati dall’Ai così da diventare complessi e multi-fase. L’agente Ai cinese può inoltre lavorare in modo asincrono, completando attività in background e notificando gli utenti solo quando i risultati sono pronti, senza la necessità di una costante supervisione umana. Si integra con 29 strumenti e software open source per navigare sul Web, interagire con Api, eseguire script e persino sviluppare software in modo indipendente.
Un funzionamento che di fatto emancipa l’Intelligenza artificiale dalle richieste umane e che, oltre a porre immancabili interrogativi etici, etichetta un siffatto algoritmo come potenzialmente pericoloso nel mercato del lavoro dove finora l’apporto delle Ai aveva sì causato diverse migliaia di licenziamenti, soprattutto in Cina, ma era anche limitato ai lavori maggiormente ripetitivi.
MANUS GUIDERA’ I ROBOTAXI?
La capacità di analisi di Manus, unita alla sua velocità di esecuzione e all’abilità nell’operare una sintesi di enormi quantità di dati, rende teoricamente questo nuovo ritrovato tecnologico un pericolo maggiore per l’occupazione. Ma ci sono anche aspetti positivi. Virtualmente Manus sarebbe l’Intelligenza artificiale più adatta perché sieda al posto di guida delle auto autonome come i robotaxi dato che potrebbe prendere in frazioni di secondo decisioni su più livelli. Persino di tipo etico (in caso di incidente, se non ci sono altre opzioni, meglio dirigere la vettura contro una donna incinta in mezzo alla strada o contro una pensilina dell’autobus sotto la quale staziona un signore molto anziano?)
CHI HA CREATO MANUS?
Nessuno immagini di trovare dietro a Manus la solita multinazionale cinese senza scrupoli permeabile ai diktat del Partito comunista che governa il Paese. Dietro a questo Agente Ai c’è infatti Yichao ‘Peak’ Ji, un ragazzo dall’aria paciosa (sul suo profilo X appare come sfondo l’immagine dei primissimi videogame “Pokémon” anche se, aspetto curioso, la foto è rovinata dalla presenza di numerosi glitch) che ha fondato la propria startup assieme ad altri suoi coetanei in un coworking di Shenzhen.
Sono tutti smanettoni, “nerd” secondo il dizionario del Terzo millennio, che avevano capito di avere per le mani qualcosa di grosso solo quando hanno acceso Manus per la prima volta. Ma cosa sia in grado di fare è ancora un mistero, perché almeno a giudicare dagli utenti che stanno interagendo col profilo X di Manus, le sue capacità sembrano davvero infinite e vanno dalla creazione di videogiochi alla stesura di tesi di laurea fino alla realizzazione di siti web.
Ma attenzione: non si tratta né di analisi indipendenti né di test per forza affidabili. Manus è attualmente disponibile per i tester solo su invito e benché alcuni tra i primi utenti abbiano segnalato problemi circa il suo funzionamento, bisognerebbe vede come se la cava l’algoritmo di fronte a un numero infinitamente maggiore di richieste.
I RIVALI DI MANUS
Manus sembra insomma avere una marcia in più ma il suo funzionamento è per la verità simile alle Intelligenze artificiali più sofisticate già rese note, ovvero Claude 3.5 Sonnet di Anthropic e versioni raffinate dei modelli Qwen di Alibaba. Sarà interessante vedere quali risultati collezionerà dei test e dove si collocherà in graduatoria. Solo allora si potrà dire che le tante promesse degli sviluppatori sono state mantenute.
Al momento, però, in un mondo tornato a dividersi a blocchi, il suo arrivo sulla scena rappresenta un ulteriore colpo all’orgoglio e al portafogli americano. Non sono gli sviluppatori Usa ma i programmatori della Cina i primi a riuscire a piazzare le proprie bandierine sempre un po’ più in là, oltre i confini, nelle frontiere inesplorate e vergini dell’alta tecnologia. E questo nonostante Donald Trump sia imponendo alle Big Tech piani di investimento mai visti prima per tirare la volata al settore e trainare l’intera economia americana.