“Imbecille”, “ritardato” e “idiota” come categorie intellettive: l’Argentina fa marcia indietro dopo le proteste

L’Agenzia nazionale per la disabilità (Andis) parla di "un errore" che non voleva essere offensivo, figlio dell'uso di "termini obsoleti". E dopo le proteste la risoluzione del governo sarà modificata L'articolo “Imbecille”, “ritardato” e “idiota” come categorie intellettive: l’Argentina fa marcia indietro dopo le proteste proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 7, 2025 - 18:16
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“Imbecille”, “ritardato” e “idiota” come categorie intellettive: l’Argentina fa marcia indietro dopo le proteste

“E’ stato un errore”. Marcia indietro in Argentina da parte dell’Agenzia nazionale per la disabilità (Andis) sull’utilizzo di definizioni come “ritardato”, “idiota”, “imbecille” in sede di valutazione dell’indennità di invalidità per le persone con disabilità intellettive. Le parole, offensive e non rispettose tra le varie cose anche della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, erano state approvate con un decreto legge e successivamente rese ufficiali con la pubblicazione il 16 gennaio in Gazzetta Ufficiale. Ora arriva il dietrofont. In Italia la notizia è stata rilanciata in primis da Vita.it, la piattaforma online al servizio del Terzo Settore. La scelta dei termini, ritenuti non idonei dalla comunità scientifica, da parte del governo argentino del presidente Javier Milei aveva immediatamente suscitato un’ondata di indignazione e proteste da parte delle organizzazioni locali e non che difendono i diritti delle persone con disabilità.

L’Agenzia nazionale per la disabilità ha spiegato che modificherà le definizioni messe nero su bianco nella risoluzione 187/2025 e nel suo allegato. Saranno modificate seguendo gli attuali standard medici e normativi, al fine di garantire che la terminologia utilizzata sia allineata ai riferimenti internazionali, quali la Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11) e il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). L’Andis ha aggiunto che la pubblicazione di tali termini in questione “non avrebbe avuto nessun intento discriminatorio”, ma piuttosto è stato “un errore” derivato dall’utilizzo di concetti appartenenti a una terminologia obsoleta. Le norme approvate che ora si vogliono eliminare includono definizioni adoperate decenni fa in medicina psichiatrica per descrivere livelli e gradi molto elevati di deficit cognitivo ma che attualmente sono stati soppressi dalla comunità scientifica mondiale.

Quello che sconcerta maggiormente le organizzazioni è che con un tratto di penna si possano cancellare decenni di legislazione. L’iniziale scelta politica di Buenos Aires ha confermato, anche dopo gli attacchi di Donald Trump contro il personale con disabilità addetto ai controlli di volo ritenuto colpevole dell’incidente aereo sui cieli della capitale statunitense, che i diritti acquisiti vadano difesi giorno per giorno.

Contattata da ilfattoquotidiano.it, Ledha-Lega per i diritti delle persone con disabilità commenta la notizia: “Innanzitutto vogliamo esprimere vicinanza e solidarietà alle associazioni argentine per i diritti delle persone con disabilità, costrette a mobilitarsi per ottenere il rispetto di un principio fondamentale sancito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata da Buenos Aires nel 2008”. Il direttore di Ledha Giovanni Merlo aggiunge che “quanto avvenuto in Argentina nelle ultime settimane mette in evidenza come l’impegno quotidiano delle associazioni di persone con disabilità e la loro mobilitazione di fronte a episodi specifici di discriminazione siano strumenti preziosi per la tutela e la promozione dei diritti”.

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