Per “salvare” la famiglia tradizionale Trump vuole bandire il divorzio. Lui si è sposato tre volte.

Molte persone si chiedono perché Trump, sposato tre volte e che ha tradito tutte le sue mogli, sia così popolare tra i cristiani. In realtà tra lui e i fondamentalisti religiosi più che una convergenza ideologica c’è una convergenza di fini. E uno dei temi su cui si trovano d’accordo è l’odio per il divorzio e l’idea che i mariti siano gli unici a rimetterci. Per questo motivo, Trump è il perfetto esecutore del progetto più ambizioso della destra conservatrice: riportare l’unità della famiglia tradizionale, anche a costo di bandire il divorzio, chiudendo gli occhi davanti alla violenza domestica che porta molte coppie a lasciarsi. L'articolo Per “salvare” la famiglia tradizionale Trump vuole bandire il divorzio. Lui si è sposato tre volte. proviene da THE VISION.

Apr 17, 2025 - 14:11
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Per “salvare” la famiglia tradizionale Trump vuole bandire il divorzio. Lui si è sposato tre volte.

Secondo il tabloid Page Six nel 2023 Melania Trump avrebbe rinegoziato il suo accordo prematrimoniale con Donald Trump, pesantemente indebitato per i processi giudiziari affrontati dopo la fine del suo primo mandato. Ora che è di nuovo presidente degli Stati Uniti, Trump sta risolvendo la questione delle spese legali accordandosi direttamente con gli studi legali a cui deve 940 milioni di dollari, ma Melania si è portata avanti: non sarà toccata dai debiti del marito, avrà maggiori garanzie per il figlio Barron e soprattutto non dovrà andare a vivere alla Casa Bianca, luogo che detesta con tutto il suo cuore. Ottenute queste tutele, Melania non chiederà il divorzio da Donald, uomo che sembra detestare ancora più delle mura immacolate del numero 1600 di Pennsylvania Avenue.

Donald Trump,  Melania Trump e il figlio Barron

Donald Trump sperimentò in prima persona quanto fosse deleterio un divorzio pubblico nel 1991, quando si separò da Ivana Zelníčková dopo che quest’ultima scoprì la sua relazione con la reginetta di bellezza Marla Maples. All’epoca Trump, che era un personaggio molto popolare, si rese conto che la maggior parte degli statunitensi era dalla parte di Ivana, madre di tre figli, tradita sotto gli occhi di tutti e umiliata con una prima pagina del New York Post in cui l’amante definiva il sesso con Trump “il migliore mai fatto”. Dopo questo scandalo, Trump iniziò una sua personale crociata contro il divorzio (anche se si separò poi da Maples dopo sei anni) e perfezionò quella che Vanity Fair ha definito “la sua arte draconiana della negoziazione matrimoniale”. Nella concezione mercantilistica della vita del presidente, infatti, il problema numero uno del matrimonio e del conseguente e inevitabile divorzio sono i soldi. Se non si fa qualcosa per evitarlo, la tua ex moglie se ne andrà con metà del tuo patrimonio. 

Donald Trump e Marla Maples

Molte persone si chiedono perché Trump, un uomo che è stato sposato tre volte, che ha tradito tutte le sue mogli, e che è stato persino condannato per aggressione sessuale, non solo sia così popolare fra i cristiani, ma si mostri egli stesso come una persona di fede. Anche se è impossibile districarsi nella mole di opinioni contraddittorie del presidente, in realtà tra Trump e i fondamentalisti religiosi più che una convergenza ideologica c’è una convergenza di fini. E uno dei temi su cui si trovano d’accordo è l’odio per il divorzio e l’idea che i mariti siano gli unici che ci rimettono in caso di separazione. Per questo motivo, Trump è il perfetto esecutore del progetto più ambizioso della destra conservatrice: riportare l’unità della famiglia tradizionale al centro della politica americana, anche a costo di bandire il divorzio.

Il piano è delineato in Project 2025, il manuale di quasi mille pagine scritto dal think tank Heritage Foundation che Trump sta seguendo alla lettera. La prima promessa contenuta nel progetto è infatti quella di “Ristabilire la famiglia al centro della vita americana e proteggere i nostri bambini” per evitare quella che viene definita una “implosione sociale”. Si descrive una situazione di crisi apocalittica della famiglia, dimostrata dal fatto che il 40% dei figli nasce da una madre “non sposata”: “Non c’è alcun programma governativo che può colmare il vuoto nell’anima di un bambino ritagliato dall’assenza di un padre. L’essere senza padre è una delle fonti principali della povertà, dei crimini, delle malattie mentali, dei suicidi adolescenziali, dell’abuso di sostanze, del rifiuto della chiesa e dell’abbandono scolastico in America”, si legge nel documento. 

Donald  e Ivana Trump con i figli Eric e Ivanka

Le soluzioni per porre fine a questa supposta crisi della famiglia americana – ovviamente soltanto quella composta da un padre e una madre sposati e dai loro figli – riguardano soprattutto il mantenimento della coesione del nucleo familiare. Il primo passo è già stato compiuto con il divieto di aborto causato dal ribaltamento della sentenza Roe v. Wade nel 2022, che però l’Heritage Foundation vorrebbe estendere su tutto il territorio degli Stati Uniti. I fondi utilizzati per la contraccezione o la pianificazione familiare dovranno essere dirottati per “promuovere l’importanza del matrimonio”. In particolare, “il diritto di famiglia deve essere riorientato per rinforzare il matrimonio e ridurre gli incentivi per il divorzio”. Il documento fa riferimento al “no fault divorce”, equivalente al divorzio breve italiano, che prevede che non sia necessario dimostrare la colpa di uno dei coniugi per ottenere il divorzio e che è stato introdotto negli Stati Uniti negli anni ‘70.

Anche se Project 2025 non dice esplicitamente che il no fault divorce andrebbe abolito, il vicepresidente J.D. Vance si è più volte pronunciato contro questo istituto giuridico, sostenuto anche dal giudice ultraconservatore della Corte Suprema Clarence Thomas. In alcuni stati a guida repubblicana sono già state proposte leggi per abolirlo. Il divorzio breve, che si basa sul principio di uguaglianza tra i coniugi, è stato un passo fondamentale per l’emancipazione femminile negli Stati Uniti, dove il sistema di protezione sulla violenza domestica è piuttosto arretrato. Oggi, questo sistema è stato praticamente distrutto dai tagli all’amministrazione voluti da Trump e caldeggiati da Project 2025, il cui autore è ora direttore dell’Office of Management and Budget. Tre quarti del programma di prevenzione della violenza di genere del Center for Disease Control è stato eliminato e la sezione dedicata alla violenza sulle donne è scomparsa dal sito. Il problema – secondo gli scienziati del programma, che sono stati licenziati insieme a quasi 10mila dipendenti di altre divisioni – starebbe proprio nella parola “gender”, bandita da uno dei primi ordini esecutivi firmati da Trump. La mossa ricorda quella dell’Ungheria, che in nome della lotta alla presunta “ideologia gender” non ha ratificato la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

Anche sotto il profilo giudiziario si parla di un disastro annunciato: il Dipartimento della giustizia ha infatti bloccato diversi milioni di dollari destinati alle associazioni no profit che gestiscono i centri antiviolenza nel nome dell’ordine esecutivo contro la diversity. Lo scorso anno i fondi allocati ammontavano a 684 milioni di dollari. Proprio J.D. Vance, nel 2021, aveva detto durante una presentazione del suo libro Elegia americana che i matrimoni “forse anche un po’ violenti” sono comunque felici e preferibili al divorzio e che uno dei danni fatti dalla rivoluzione sessuale è quello di aver convinto la gente di poter cambiare coniuge come si cambiano le mutande. Vance portò come esempio la relazione dei suoi nonni descritta nel romanzo, caratterizzata da violenza reciproca. I fondamentalisti religiosi sembrano pensarla come lui: nelle chiese evangeliche, il consiglio che viene dato alle donne che subiscono abusi dal marito è quello di continuare a pregare

J.D. Vance

Nel 2022, Repubblicani e Democratici insieme hanno votato per rinnovare il Violence Against Women Act (Viwa) del 1994, i cui termini di legge erano scaduti nel 2019. Al Congresso ben 172 Repubblicani votarono contro il rinnovo, perché il nuovo testo introduceva restrizioni sull’acquisto di armi da parte di pregiudicati per reati di violenza domestica. Lo stesso era già accaduto nel 2012. Il nuovo Viwa prevede anche la creazione di un nuovo sistema anti-violenza, progetto che però potrebbe non essere mai portato a termine a causa dei tagli al Dipartimento di Giustizia. E se da un lato Trump taglia le risorse concrete per le vittime, dall’altro il Congresso vota una legge come il “Violence Against Women by Illegal Aliens Act”, che dietro lo slogan della tutela delle donne non fa altro che rafforzare le misure anti-immigrazione del governo, eliminando le tutele per le donne migranti vittime di violenza. Secondo un sondaggio del 2014, un quarto dei matrimoni negli Stati Uniti viene sciolto per abusi fisici o psicologici all’interno della coppia e la violenza domestica è più frequente negli stati del Sud (con l’eccezione dell’Alaska), quelli dove il divorzio è più a rischio. 

Tutte queste considerazioni sono assenti in Project 2025, dove non solo la santità del matrimonio va preservata a ogni costo, ma anche la presenza dei padri separati o divorziati nella vita familiare, senza eccezioni. Il documento, infatti, demonizza il ruolo dei servizi sociali e colpevolizza le madri che preferiscono ricevere sussidi anziché riconciliarsi con l’ex partner o che stringono nuove relazioni. I ruoli della coppia sono ben definiti: il bambino ha diritto a ricevere “la cura e l’amore di una madre e il gioco e la protezione di un padre”. E poco importa se ci sono conflitti, dopotutto un matrimonio con “un po’ di violenza” è pur sempre meglio di un divorzio.

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