Per le aziende idriche l’ostacolo agli investimenti è il permitting | L’analisi dell’Istat

Le risorse per nuovi investimenti nel settore idrico ci sono ed è possibile trovare disponibilità anche sul mercato finanziario, particolarmente sensibile alla sostenibilità. Tuttavia, uno degli ostacoli principali che l’industria deve affrontare è il permitting, ovvero le autorizzazioni e la governance. Inoltre, per tutelare la risorsa acqua, è fondamentale puntare sul riuso. È questo il […] L'articolo Per le aziende idriche l’ostacolo agli investimenti è il permitting | L’analisi dell’Istat proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Mar 21, 2025 - 09:55
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Per le aziende idriche l’ostacolo agli investimenti è il permitting | L’analisi dell’Istat

Le risorse per nuovi investimenti nel settore idrico ci sono ed è possibile trovare disponibilità anche sul mercato finanziario, particolarmente sensibile alla sostenibilità. Tuttavia, uno degli ostacoli principali che l’industria deve affrontare è il permitting, ovvero le autorizzazioni e la governance. Inoltre, per tutelare la risorsa acqua, è fondamentale puntare sul riuso.

È questo il messaggio emerso dagli interventi di rappresentanti di aziende italiane operanti nel settore idrico durante la presentazione del Libro bianco 2025 Valore acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti e del Blue Book 2025, realizzato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia.

Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, ha spiegato: “Quello che stiamo facendo è l’upgrading delle nostre strutture, cioè cambiare tubi, ma i problemi che restano sono quelli del permitting legati a nuovi impianti. Serve un piano Marshall sul permitting, procedure semplificate per accelerare gli investimenti. Oggi i soldi li abbiamo, un piano da 6 miliardi all’anno. Tutti i soldi che abbiamo li investiamo, ma il collo di bottiglia sono le procedure”.

Secondo Alessandro Cecchi, direttore degli Affari regolatori di Iren, lo stanziamento di risorse pubbliche è limitato, nonostante l’acqua sia inserita in una missione del Pnrr. I fondi risultano scarsi rispetto ai costi degli eventi estremi provocati dai cambiamenti climatici, come siccità e dissesto idrogeologico.

Negli ultimi vent’anni sono stati necessari 30 miliardi per affrontare la siccità, mentre per dissesto e fenomeni alluvionali, in ottant’anni, si sono spesi 360 miliardi. Sul tema della governance, Cecchi ha sottolineato: “È impressionante il numero di enti attivi sull’acqua, 30.000”, auspicando una maggiore sinergia.

Per Acea, il direttore finanziario Pier Francesco Ragni ha insistito sul problema del permitting: “Il problema non sono le risorse finanziarie, investiamo 80-100 euro per abitante, 5 miliardi e mezzo l’anno”. Ha poi evidenziato il gap tariffario: “Abbiamo le tariffe più basse d’Europa, rispetto a Francia e Germania la nostra è la metà o un terzo. Non possiamo scaricare tutto sulla tariffa, ma questa deve comunque crescere”.

Quanto ai fondi europei, Ragni ha sottolineato la necessità di “una regia unica che pianifichi, altrimenti sono inevitabili ritardi infrastrutturali”, suggerendo di rivedere il quadro regolatorio e favorire aggregazioni industriali e territoriali. Inoltre, ha ribadito l’importanza di risorse aggiuntive “fuori tariffa, massicce, da mettere nel sistema”.

Infine, ha evidenziato la necessità di “sensibilizzare l’opinione pubblica sulla risorsa idrica, altrimenti, se non interveniamo, avremo un peggioramento dello stress idrico”, e auspicato “un’azione integrata fra governo, imprese e comunità locali”. Ha concluso sottolineando che “il riuso è l’unico modo per affrontare l’insufficienza idrica e per tutelare questa risorsa va inserito nei piani di gestione e investimento”.

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