Per chi vuole un futuro di giustizia e pace, i dazi di Trump e il riarmo Ue sono lo stesso nemico

Vi ricordate quando chiudevano una fabbrica spiegando che fosse inevitabile traferire altrove la produzione, là dove il lavoro costava meno? E quando la riduzione del “costo del lavoro” diventava il primo obiettivo di ogni decisione aziendale e delle politiche economiche dei governi? E quando la competitività era perseguita all’estremo ed esaltata come obiettivo supremo? E […] L'articolo Per chi vuole un futuro di giustizia e pace, i dazi di Trump e il riarmo Ue sono lo stesso nemico proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 4, 2025 - 19:59
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Per chi vuole un futuro di giustizia e pace, i dazi di Trump e il riarmo Ue sono lo stesso nemico

Vi ricordate quando chiudevano una fabbrica spiegando che fosse inevitabile traferire altrove la produzione, là dove il lavoro costava meno? E quando la riduzione del “costo del lavoro” diventava il primo obiettivo di ogni decisione aziendale e delle politiche economiche dei governi? E quando la competitività era perseguita all’estremo ed esaltata come obiettivo supremo? E quando la via maestra era aumentare le esportazioni, a cui si sacrificavano salari e diritti?

Era la “globalizzazione”, che era presentata come un fenomeno naturale al quale era impossibile, ed in ogni caso sbagliato, opporsi.

Ora la globalizzazione liberista, che in realtà era già in crisi da tempo, è morta, definitivamente sepolta dalla montagna di dazi varati dal presidente Usa Donald Trump. È paradossale che la decisione di un miliardario reazionario, a capo della prima potenza capitalista del pianeta, abbia affondato il mercato capitalista globale come nessun altro evento da decenni. Quella a cui stiamo assistendo è una crisi simile a quella del 1929, più o meno volutamente provocata; e la portata di questa crisi, annunciata dallo sprofondare delle Borse, è ancora tutta da sperimentare.

Trump rappresenta quel sistema economico e politico degli Usa per il quale il gioco condotto finora non vale più alcuna candela.

Henry Kissinger definì la globalizzazione come “l’estensione a tutto il mondo del sistema americano”. E infatti per lungo tempo, da quando il presidente Richard Nixon nel 1971 abolì la convertibilità del dollaro in oro trasformando il dollaro nell’oro del mondo, gli Stati Uniti dominarono i mercati mondiali. Ma poi, come è successo a tutti i suoi predecessori, l’impero americano è entrato in crisi. Per una sorta di astuzia della storia, la globalizzazione si è rivoltata contro chi l’aveva imposta.

La Cina è diventata la prima manifattura mondiale, altri paesi, dall’India al Brasile al Sudafrica all’Arabia Saudita, sono diventati grandi potenze, mentre altri ancora stanno per diventarlo. La Russia, dopo essere stata cooptata nel gruppo delle potenze occidentali con il G8, ne è stata esclusa e sfidata militarmente con l’allargamento della Nato; sfida a cui la Russia ha risposto con la guerra. I Brics sono la nuova realtà del sistema economico mondiale.

Gli Usa hanno perso, militarmente o almeno politicamente, tutte le guerre intraprese in questi decenni, e alla fine sono diventati il paese con il più grande debito pubblico e il più grande deficit commerciale al mondo, con crisi industriali e sociali dilaganti nonostante la Silicon Valley. Anche il capitalismo europeo, organizzato nei trattati Ue, ha goduto per anni di tutti i benefici della globalizzazione americana, poi con le politiche di austerità, il confronto militare con la Russia e l’avversione alla Cina è entrato in crisi. E alla fine il mondo euroatlantico si è frantumato.

Trump vuole rinazionalizzare l’economia: i dazi servono affinché si produca e si consumi solo made in Usa. Se non possiamo dominare tutto il mondo, dominiamo il nostro mondo, torniamo al modello di vita della famiglia americana bianca e benestante come appariva nella pubblicità di cento anni fa.

La classe dirigente europea a sua volta sta rispondendo alla crisi della globalizzazione con altrettanta regressione e stupidità.

Mentre Trump decideva i dazi, il Parlamento Europeo approvava un documento per il riarmo e la guerra. Una camera che è l’espressione più reazionaria dell’Europa dal 1945, ha votato per la guerra fino alla vittoria in Ucraina, per il riarmo e per la guerra contro il nemico supremo russo, per tante spese militari, il raddoppio per paesi come l’Italia. Questa follia nel nostro paese è stata approvata solo da Forza Italia e Pd, a conferma che queste due forze politiche sono il nucleo del partito unico della guerra e dell’economia di guerra. Ma al di là della miseria italiana, è tutta la Ue che risponde alla crisi della globalizzazione con un ritorno al passato parallelo a quella di Trump.

I vertici Ue e gli europeisti sono diventati i nazionalisti del ventunesimo secolo: declamano i supremi valori europei, ma sempre di più il loro linguaggio sembra quello del colonialismo e del militarismo di inizio novecento. Il socialista Borrell, quando era responsabile della politica estera Ue, aveva affermato che “la Ue è il giardino è fuori c’è la jungla”. Razzismo europeista.

Il suprematismo bianco occidentale reagisce in modo diverso negli Usa e in Europa, ma lo scopo è lo stesso: restaurare un mondo e un domino sul mondo che non ci sono più.
Per chi vuole un futuro di giustizia e pace, i dazi Usa di Trump e il riarmo Ue di Ursula von der Leyen sono lo stesso identico nemico.

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