Pensione di reversibilità anche all’ex coniuge, sentenza della Cassazione

Ecco quando anche l’ex coniuge può ottenere la pensione di reversibilità: la Cassazione apre alla possibilità in caso di indigenza economica e assenza di reddito

Apr 10, 2025 - 11:10
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Pensione di reversibilità anche all’ex coniuge, sentenza della Cassazione

Chi ha diritto alla pensione di reversibilità dopo un divorzio? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8375/2025, torna a pronunciarsi sul tema, stabilendo che anche l’ex coniuge può accedere a una quota della pensione. Ma solo se ci sono precisi requisiti economici. La decisione conferma un principio già consolidato, e allo stesso tempo ne amplia l’applicazione, permettendo l’accesso anche a chi non era più sposato con il defunto al momento del decesso.

Infatti, secondo quanto affermato dai giudici, il diritto alla reversibilità non dipende esclusivamente dall’esistenza di un assegno divorzile. Può essere riconosciuto anche in sua assenza, a condizione che l’ex coniuge si trovi in una situazione di indigenza economica. Un principio che potrebbe incidere su molte situazioni familiari.

Requisito per accedere alla reversibilità

Secondo la Cassazione, il diritto alla pensione di reversibilità non è automaticamente escluso per chi non riceve un assegno divorzile. Al contrario, può essere riconosciuto anche se quell’assegno non c’è, ma solo quando il richiedente si trova in una reale condizione di bisogno. Così, la Corte introduce un criterio che guarda meno alla forma e più alla sostanza: è la fragilità economica dell’ex coniuge a far scattare la possibilità di ricevere una quota della pensione.

L’interpretazione rafforza l’idea che la reversibilità sia una tutela che deve tenere conto anche di chi, pur essendo uscito dal matrimonio, resta senza mezzi di sostentamento. L’assenza dell’assegno quindi non è più un ostacolo, ma solo se si dimostra che non ci sono altri strumenti di sostegno.

Cosa ha deciso la Cassazione

La sentenza nasce dal caso di un ex coniuge che chiedeva di ricevere una parte della pensione di reversibilità dell’ex partner deceduto, pur non percependo un assegno divorzile. La Corte ha ribadito che, in linea generale, l’assegno resta il riferimento principale, ma ha anche precisato che può essere sostituito da una condizione documentata di indigenza.

Il giudice, quindi, dovrà valutare ogni caso singolarmente, tenendo conto:

  • della situazione reddituale del richiedente;
  • dell’assenza di altri sostegni economici;
  • del bilanciamento con i diritti del coniuge superstite.

Così, se l’ex coniuge dimostra di non essere economicamente autosufficiente, la reversibilità può essere suddivisa.

Reversibilità e divorzio: cosa cambia

La novità introdotta dalla Cassazione ha un impatto soprattutto nei casi di matrimoni lunghi o di legami economici che si sono protratti anche dopo la separazione. Infatti, ora l’ex coniuge può accedere alla reversibilità anche in assenza di assegno, superando una regola in vigore.

Non si tratta però di un diritto automatico: il richiedente, come abbiamo detto, dovrà dimostrare la propria condizione economica. La quota spettante verrà poi determinata in base al bisogno, ma anche tenendo conto della posizione del coniuge superstite.