Paragon, Italia sotto esame sui diritti in Parlamento Ue: “Attacchi a Lgbt, media e magistratura”. Piantedosi e Nordio disertano
Era nell’aria ma adesso è ufficiale: il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, non si sono presentati né fisicamente né in collegamento da remoto all’audizione sullo stato di diritto in Italia in corso al gruppo di monitoraggio sulla democrazia e lo stato di diritto del Parlamento europeo, come rivelano fonti […] L'articolo Paragon, Italia sotto esame sui diritti in Parlamento Ue: “Attacchi a Lgbt, media e magistratura”. Piantedosi e Nordio disertano proviene da Il Fatto Quotidiano.

Era nell’aria ma adesso è ufficiale: il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, non si sono presentati né fisicamente né in collegamento da remoto all’audizione sullo stato di diritto in Italia in corso al gruppo di monitoraggio sulla democrazia e lo stato di diritto del Parlamento europeo, come rivelano fonti presenti all’incontro a Ilfattoquotidiano.it. Al loro posto all’incontro, dove sono ospiti, tra gli altri, il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, sono stati inviati due funzionari dei rispettivi dicasteri per affrontare il tema della salvaguardia della democrazia, dello stato di diritto e diritti fondamentali, fino allo spionaggio, con particolare attenzione al caso Paragon, il software-spia fornito al governo italiano dalla società israeliana, che ha coinvolto i due reporter italiani.
All’inizio della seduta è stata data subito la parola a Ranucci e Cancellato che hanno parlato dei loro rispettivi casi. Il direttore di Fanpage dice di essere ancora in attesa di una risposta dal Copasir su chi ha autorizzato l’uso di Paragon sui suoi dispositivi. Mentre Ranucci ha detto che in 35 anni di carriera in Rai non aveva mai percepito un clima così pesante. Ha poi ricordato l’elenco delle querele ricevute da diversi esponenti della maggioranza, tra cui Ignazio La Russa e Adolfo Urso. A rispondergli è stato Procaccini: “Se la Rai la mantiene e se le rinnovano il contratto tutto le sue accuse diventano non vere”. Pronta la risposta: “Veramente sono un dipendente Rai e quindi non mi devono rinnovare il contratto. Al massimo mi possono licenziare”. Il conduttore di Report, a precisa domanda, ha inoltre dichiarato che starebbero circolando voci su possibili tagli al suo programma. A prendere la parola sono stati poi i rappresentanti delle organizzazioni non governative coinvolte dal Parlamento. La prima a prendere la parola è stata Roberta Parigiani, portavoce del Movimento Identità Trans (Mit) che si è lanciata in un attacco al ministro per le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, affermando che il tavolo tecnico di Roccella “lavora nell’ombra” con membri scelti solo perché “vicini al mondo cattolico e contro le persone trans”, riferiscono le fonti. Accuse simili sono state mosse da Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, alla Garante per l’infanzia Marina Terragni che sarebbe stata nominata, dicono, senza meriti se non quelli di essere “vicina al governo e avere posizioni transfobiche”.
La replica è arrivata per bocca dell’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, che nei giorni scorsi ha attaccato la vicepresidente del Parlamento Ue, oltre che presidente del gruppo di monitoraggio sullo stato di diritto, Sophie Wilmès (Renew), accusandola di aver voluto silenziare le voci in difesa dell’operato del governo rifiutando di ospitare personalità indicate dal partito di Giorgia Meloni, tra cui il direttore del Tempo, Tommaso Cerno, Paola Ferazzoli, presidente di Giornaliste Italiane. Nome che invece è stato accettato è quello di Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense. Procaccini, intervenuto durante l’audizione, ha ricordato che Parigiani e Crocini hanno detto che il governo Meloni non ha messo in atto alcun provvedimento contro la comunità LGBTQI+. “Ma come pretendete che lo stesso governo oggi faccia cose (a sostegno di precisi movimenti o comunità, ndr) che sono contrarie alle proprie convinzioni e punti di vista?”. E ha poi aggiunto che, ad esempio, l’esecutivo si è schierato contro la maternità surrogata “perché siamo contro la mercificazione” della natalità.
Gli ha risposto l’eurodeputato del Pd, Alessandro Zan, citando i dati: nel 2024, ha ricordato, ci sono state 3.600 aggressioni motivate dall’omotransfobia e dai “discorsi d’odio” anche di rappresentanti di questo esecutivo. Il governo, ha detto riprendendo le affermazioni di Procaccini, non fa leggi contro i diritti ma lavora per alimentare il clima d’odio e intolleranza. Ad esempio, ha aggiunto, la ciroclare Piantedosi e il ddl varchi criminalizzano i figli delle famiglie arcobaleno: “Le istituzioni sono crudeli – ha concluso – Il governo fa cose crudeli e deplorevoli”. “Non fare leggi non significa non perseguitare”, gli ha fatto eco Crocini. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Gaetano Pedullà, parla di “azioni del governo italiano inconciliabili con lo stato di diritto”. In una nota diffusa nel corso della seduta, il pentastellato ha poi accusato i due ministri di “scappare perché sono a corto di argomenti visto il colpevole accanimento del governo Meloni nei confronti dei giudici, dei giornalisti e delle famiglie arcobaleno. La loro assenza denota mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento europeo e menefreghismo quando si parla di diritti fondamentali dei cittadini. Il giornalista Sigfrido Ranucci ha denunciato la situazione in Rai e la sistematica demonizzazione del lavoro d’inchiesta che conduce nella trasmissione Report, accuse gravi e circostanziate alle quali nessuno ha risposto nel merito. Adesso ci aspettiamo una relazione di condanna dell’Italia per le ripetute violazioni dello stato di diritto così come documentate dall’ultima relazione annuale della Commissione europea”.
Hanno preso poi la parola le funzionarie governativi, Alessandra Giansante per la Giustizia e Isabella Confortini per gli Interni. Quella inviata dal Viminale ha spiegato la posizione dell’esecutivo sul Protocollo Albania, sostenendo che è stato analizzato con molta attenzione dalle istituzioni Ue e che i suoi contenuti fanno riferimento alla Convenzione sui diritti dell’uomo. Il funzionario ha spiegato che chi andrà in Albania sarà sottoposto alla stessa legislazione sui diritti dei migranti e richiedenti asilo in Italia, con il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale che monitorerà quello che accade in Albania. Lo straniero trattenuto, ha aggiunto, potrà presentare istanze e reclami al garante. L’intervento ha provocato le reazioni di alcuni presenti. Pedullà si è detto “indignato” per la decisione dei ministri di disertare l’incontro e “inviare dei funzionari che leggono notizie non condivisibili e in parte non vere”. Zan si dice “costernato dall’assenza dei ministri, rappresentazione plastica di quanto siano interessati allo stato di salute di democrazia e diritti fondamentali in Italia”.
Un duro attacco a via Arenula è arrivato direttamente dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Cesare Parodi, che ha parlato di “attacco alla indipendenza della magistratura” e che la riforma della giustizia non offre sufficienti garanzie ai cittadini, criticando anche la separazione delle carriere. Critiche che arrivano dopo quelle della Procura europea per la decisione di abolire l’abuso d’ufficio.
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