Pace "giusta e duratura"

La prima domenica del Papa Usa. Il richiamo alla sofferenza di Kiev. .

Mag 12, 2025 - 06:49
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Pace "giusta e duratura"

Si era presentato giovedì scorso come il "Papa della pace" e su questo solco ha voluto continuare, segno che era il solco sul quale voleva e vuole depositare il seme dal quale far germogliare l’albero del suo pontificato. Leone XIV nel suo primo appuntamento domenicale con i fedeli avrebbe potuto parlare di tante cose, e invece sulla pace è tornato e alla pace ha dedicato gran parte del suo breve discorso, tracciando una linea di sostanziale continuità con i suoi predecessori e nello stesso tempo tracciando una sua agenda. Tutti i pontefici del Novecento hanno infatti dedicato alla pace grande energie, anzi, è la pace spesso il tema sul quale la maggior parte di loro è ricordato. Da Benedetto XV e il suo "inutile strage", a Giovanni XXIII e l’enciclica "Pacem in terris" oltre all’impegno di Roncalli per evitare la crisi dei missili a Cuba, fino alle drammatiche parole di Montini all’Onu ("Jamais plus la guerre, jamais plus la guerre"), per arrivare al grido disperato di Wojtyla e ai ricorrenti interventi di Francesco, anche in queste ultime crisi. Verrebbe quindi da dire, nessuna notizia. E invece la notizia c’è, non solo per il peso che papa Leone ha voluto dare al tema, e non ci scordiamo che Prevost ha passaporto americano e parla la stessa lingua della maggior potenza militare al mondo, quanto per la chiarezza in cui ha messo in ordine i concetti.

Il Papa ha richiamato la "sofferenza dell’amato popolo ucraino", quando invece Francesco in un’intervista accusò la Nato di "abbaiare continuamente" ai confini della Russia, e il suo connazionale Donald Trump ha bullizzato Zelensky nello Studio Ovale. Parole, quelle di Leone XIV, che non possono non essere messe in correlazione con quanto sostenuto appena tre anni fa dall’allora vescovo Prevost, che parlò senza mezzi termini di "un’invasione imperialista russa". Peraltro chiedendo una "pace giusta e duratura", il Pontefice ha sottolineato con l’aggettivo "giusta" un elemento che è sempre presente nelle dichiarazioni del presidente ucraino. Leone non ha citato Putin ma tutti hanno capito.

Parole chiare anche sulla guerra in Medio Oriente, anche qui riprendendo i ricorrenti appelli di Bergoglio, e chiedendo il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani. Apparentemente un colpo per uno, in realtà quando si parla del dramma dei civili palestinesi i meno contenti sono sempre gli israeliani.

Nei passaggi sulla pace, papa Prevost si è rifatto alle parole di Bergoglio ("la terza guerra mondiale a pezzetti") come ha fatto anche su altri temi, quello dei giovani e delle vocazioni. "Non abbiate paura, accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore", ha detto con una citazione di Giovanni Paolo II e del suo famoso "non abbiate paura di aprire le porte a Cristo". Per poi tornare di nuovo a Francesco e al saluto colloquiale che l’aveva reso celebre ("buonasera, buon pranzo"). "Cari fratelli e sorelle, buona domenica e buona festa della mamma". Una captatio benevolentiae per un uomo schivo e riservato come è descritto Prevost, che da ora in poi dovrà per forza di cose cercare quanto più possibile di rendersi "mediatico" ed "empatico", altrimenti il confronto con due dei giganti della comunicazione che l’hanno preceduto, Wojtyla e Bergoglio, potrebbe rivelarsi per lui alquanto svantaggioso.