Ossa ritrovate in Val di Susa. Test del Dna: sono di Mara: "Aveva fratture multiple"
La 52enne sparita un anno fa potrebbe essere stata uccisa e gettata nel dirupo. A sciogliere ogni dubbio sarà l’autopsia. "Ora dobbiamo dirlo alla figlia".

Alle 6,20 della mattina dell’8 marzo, un anno fa, dal suo telefono parte l’ultimo messaggio: "Sai, ho deciso di lasciare la pizzeria. Mi trattano come una pezza da piedi ma io valgo molto più di più". Il destinatario, un uomo conosciuto qualche tempo prima, concorda: "Trova di meglio, te lo meriti". La cerca per colazione intorno alle 9, i whatsapp non vengono più visualizzati.
Mara Favro, 52 anni, mamma di una bambina di 9, è sparita nel nulla nei boschi attorno a Gravere, in Valsusa. Per molti mesi la sua scomparsa resta un mistero che infiamma la valle. Finchè due settimane fa, vicino al depuratore sulla Dora, vengono trovati un paio di occhiali neri da sole così simili a quelli che portava lei. E un mucchietto di ossa. Si temeva, in fondo si sapeva quello che l’esame del DNA ha appena confermato: Mara è morta. Come, perché ed eventualmente per mano di chi proverà a chiarirlo l’autopsia, malgrado il poco che resta. Le ultime parole affidate al cellulare aiutano fino a un certo punto. Alle 5.30 di quella notte che è già mattina l’uomo con cui sta chattando riceve un selfie inquietante: la donna è avvolta dal buio e ha gli occhi sparati. E prima, alle 22.45, quando sembrava solo una serata storta con la Panda verde in panne e l’umore incrinato: "Mannaggia, mi sono dimenticata che sono senza auto. Mi dovresti passare a prendere a Chiomonte alla pizzeria". Non può, è a Torino. E forse tutto si gioca in quel momento.
L’ultimo ad averla vista è Vincenzo Milione, il titolare della pizzeria dove Mara Favro aveva lavorato con poca soddisfazione per 8 giorni. Era di turno la sera del 7 marzo, poi avrebbe chiesto un passaggio al pizzaiolo Cosimo Esposito e prima delle tre sarebbe tornata indietro in autostop per recuperare le chiavi che aveva dimenticato. E dopo? A piedi verso casa, a una decina di chilometri di distanza, in una sequenza di intoppi e incertezze su cui non c’è chiarezza. Il suo titolare dice che le cose stanno così, il pizzaiolo nega di averla caricata a bordo di una Punto rossa, forse perché è senza patente. Dicono di essere innocenti e completamente estranei alla scomparsa, ma sono entrambi indagati per omicidio e occultamento di cadavere. Il fratello della donna esclude che alla sorella sia venuto in mente di tornare a Susa a piedi: troppo lontano, troppo buio. E’ proprio Fabrizio Favro a sostenere che "tutto il discorso dell’allontanamento volontario non regge". E quel messaggio, mollo la pizzeria? Ha un senso, tutti si sono allontanati da quel locale perché non si trovavano bene. Dopo la scomparsa di Mara prende il suo posto una ragazza che resiste per una settimana e poi denuncia (ma farà marcia indietro) il titolare per aggressione. Vincenzo Milione parla di "pregiudizi" e nel verbale per una querela dopo la lite con due troupe televisive fa scrivere: "Per fortuna la sera che Mara è scomparsa, alle 3.30 circa, come ogni notte i carabinieri sono venuti a controllarmi a casa". Martedì sarà conferito al medico legale l’incarico di esaminare il corpo per scoprire le cause della morte: dai resti ritrovati risultano fratture multiple successive al decesso e se le analisi saranno confermate sarebbe ipotizzabile che Mara Favro sia stata uccisa e poi gettata nel dirupo vicino al fiume. L’avvocato Roberto Saraniti è sconsolato: "Ce lo aspettavamo, ora dobbiamo trovare il modo di dirlo alla figlia".