Oro vola oltre 3.100 dollari l’oncia: un rally senza fine
Il metallo prezioso è ancora favorito dal protezionismo di Trump e dall'impatto negativo sull'economia Usa

Il prezzo dell’oro si è catapultato anche sopra i 3.100 dollari l’oncia, raggiungendo un nuovo record storico. Non è una novità per il prezioso, che da tempo non fa che ritoccare all’insù il massimo di tutti i tempi, ma certamente, il superamento di alcune soglie chiave e la persistenza del rally sorprendono anche i più ottimisti. Un movimento favorito dalla domanda per i beni rifugio e da un contesto di grande incertezza dell’economia mondiale, soprattutto dopo l’inizio del secondo mandato Trump alla casa Bianca, che ha preso il via con un’ondata di dazi.
L’andamento dell’oro
Il prezzo dell’oro ha accelerato questa mattina in Asia, raggiungendo un valore di 3.152,84 dollari per oncia, in rialzo dell’1,24% rispetto alla seduta precedente. I picco è stato raggiunto a 3.157,69 dollari l’oncia. Il prezzo spot dell’oro invece è salito fino a 3.115,96 dollari l’oncia. Il rally del metallo giallo ha contagiato tutti i preziosi, con il platino che guadagna lo 0,73% a 984,80 dollari, mentre il palladio avanza dello 0,65% a 991,50 dollari. Stessa impostazione per l’argento che sale dello 0,70% a 35,07 dollari.
L’attesa per i nuovi dazi di Trump
Il mercato attende ora novità dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che secondo il Wall Street Journal sta valutando l’imposizione di tariffe commerciali più ampie e più grandi questa settimana. Si attende in particolare il 2 aprile, giorno della possibile imposizione dei dazi “reciproci, battezzato dal tycoon “Liberation Day”, per capire se e su quali prodotti scatterà la tagliola dei nuovi dazi e valutare il relativo impatto sull’economia.
Naturalmente, quella di Trump sarà solo la prima mossa, perché anche l’Ue ha promesso una risposta su prodotto selezionati e ben definiti per avere il massimo impatto sulle esportazioni Usa. Analoga impostazione per gli altri partner commerciali, come Giappone, Cina e Sud Corea, che si sono alleati per fare fronte unico contro io protezionismo di Trump.
Giocano a favore i timori di recessione
Anche i crescenti timori di una recessione negli Stati Uniti hanno favorito l’avanzata dell’oro, facendo deprezzare anche il dollaro Usa. Goldman Sachs indica ora una probabilità del 35% di una recessione Usa nell’arco dei prossimi 12 mesi, contro il 20% precedentemente stimato.
La banca d’affari, oltre a stimare un impatto maggiore dei dazi sulla crescita economica, ha rivisto al rialzo le aspettative di inflazione, indicando un indice PCE, la misura dell’inflazione preferita dalla Fed, al 3,5% entro la fine del 2025. Si stima invece che il PIL rallenti all’1% quest’anno. Intanto, questa settimana si guarda ad alcuni dati chiave sul mercato deol lavoro.
Ma attenzione: correzione dietro l’angolo
Nonostante il persistente rally dell’oro, una correzione è dietro l’angolo. Non si possono escludere infatti prese di profitto sul metallo prezioso, a maggior ragione con una volatilità così elevata (l’indice RSI a 14 giorni resta in zona ipercomprato sopra 75), ma lo sfondamento del tetto di 3.150 dollari apre anche uno scenario rialzista, che guida il prezioso in area 3.200 dollari.